Catanzaro e Cosenza, i due volti differenti della Calabria calcistica. Volano le Aquile che battendo il Brescia in trasferta, si consolidano i zona playoff. Crolla, insieme al suo patron Eugenio Guarascio, il Cosenza, battuto in casa dal Cittadella e sempre più ultimo in classifica.
I titoli di coda hanno regalato tre punti pesantissimi al Catanzaro. In un altalenarsi di emozioni i giallorossi hanno ottenuto un successo di platino in chiave play-off in casa del Brescia.
Iemmello e compagni hanno confermato l’ottimo stato di forma ribaltando una partita che si era subito messa male con il gol di Nuamah dopo appena 4 minuti di gioco. Brava la squadra di Caserta a non scomporsi e trovare subito il pareggio con il suo capitano che ha sfiorato appena di testa su assist di Quagliata.
Nella ripresa, dopo il rigore fallito da Iemmello, il vantaggio giallorosso con Bonini (su punizione calciata da Quagliata) è sembrato poter chiudere i giochi in favore delle aquile che si sono complicate, però, da sole il proprio cammino. Pigliacelli è uscito a vuoto spalancando la porta a Bianchi che ha dovuto solo appoggiare in rete. Quando il pareggio numero 15 della stagione sembrava ormai scontato ecco che ancora Bonini (su invito ancora di Quagliata) ha punito Lezzerini per il 3-2 finale al 97’. Una sentenza il gol nel recupero di Bonini contro il Brescia!
Successo voluto, inseguito e meritato per una classifica sempre più bella. Giallorossi sesti a quota 32 punti e posizione play-off consolidata così come consolidate sono le certezze e i meccanismi della squadra di Caserta che, nonostante le pesanti assenze, non ha compromesso il proprio credo calcistico e anche a Brescia ha tenuto in mano le redini del gioco.
Crema: le notizie positive arrivano soprattutto da Quagliata e Bonini. Il primo, alla sua prima gara da titolare, mostra di essere proprio l’elemento che serviva al Catanzaro. Confeziona tre assist al bacio per i tre gol giallorossi. Prima per la testa di Iemmello, poi per quella di Bonini che non se lo fa ripetere due volte e trova due gol dal peso specifico notevolissimo. Dopo aver punito nel recupero il Brescia all’andata (segnò il gol del 2-1 al 98’) Bonini lo castiga nuovamente nel recupero anche al Rigamonti confermandosi bestia nera dei lombardi.
Amarezza: il rigore fallito da Iemmello. Non è la prima conclusione dagli 11 metri che il capitano giallorosso fallisce spendendo il pallone alto. Era già successo in casa del Sudtirol lo scorso 12 gennaio e in quella circostanza l’errore dal dischetto costò due punti ai giallorossi (la gara finì 1-1). Questa volta, invece, il suo errore costa meno e non compromette il risultato. Resta il dato non lusinghiero per il capitano che dopo i centri dagli 11 metri contro SudTirol all’andata e contro la Sampdoria, fallisce le altre due occasioni ancora contro gli altoatesini e questa volta contro il Brescia. I rigori non sono proprio il suo punto di forza. (Stefania Scarfò)
La fuga di Eugenio Guarascio e Rita Rachele Scalise dallo stadio “San Vito-Marulla” prima della conclusione di Cosenza-Cittadella, probabilmente resterà nei ricordi di tanti come l’immagine simbolo di questa stagione disastrosa del calcio cosentino. Una fuga dallo stadio piuttosto triste e stilisticamente differente, giusto per fare un paragone, rispetto a quelle dell’avvocato Gianni Agnelli tra la fine degli anni 80 e inizio 90, quando a circa quindici minuti dalla fine delle partite della sua potente fortissima Juventus, andava via catalizzando tutta l’attenzione e gli applausi su di sé.
No, quella del patron del Cosenza calcio e dell’attuale amministratore unico, è stata una fuga non per la vittoria, che evidenzia una sconfitta totale e definitiva del loro modo di intendere il pallone e la realtà rossoblù che hanno il privilegio di guidare da oltre 13 anni. Una realtà che non hanno mai compreso, mostrando evidenti limiti comunicazionali e avversione, spesso dura e poco saggia, nei confronti di quelli che dovrebbero essere i protagonisti principali del loro progetto imprenditoriale: i tifosi.
La sfida salvezza contro il Cittadella era da ultima spiaggia, bisognava solo vincere e invece si è perso più o meno allo stesso modo di sempre: fallendo buone occasioni da gol, regalando quello partita, e subendo, da ultimi tra gli ultimi, decisioni arbitrali poco chiare (almeno un rigore per i Lupi forse c’era).
Micai e soci hanno lottato, nulla da contestargli, ma mai come stavolta sono apparsi scarichi e provati dal clima di rottura che si respira in città. Chi avrebbe dovuto proteggerli, rinforzare le loro fragilità (con un mercato incisivo e immediato) e avvicinarli al pubblico, anche stavolta è fuggito dalle proprie responsabilità.
Crema: se c’è un merito che si può riconoscere a questa società, è quello di aver ricompattato un ambiente tradizionalmente abituato a dividersi su qualsiasi cosa. Ora nessuno, che siano tifosi, semplici appassionati o giornalisti, ha da spendere pubblicamente parole di elogio o di difesa per Eugenio Guarascio.
Amarezza: la scorsa estate Massimiliano Alvini aveva avvisato tutti: «così come siamo, non ci salviamo». Un messaggio chiaro al club che aveva risposto lasciando tutto com’era. Com’era e com’è oggi, se si escludono Artistico e Gargiulo, due buoni calciatori ma non da farti urlare dalla gioia.
Oggi, 27 gennaio 2025, a una settimana dalla fine del calciomercato invernale e a quindici giornate dalla conclusione del torneo, la cenerentola Cosenza non ha ancora rinforzato una rosa chiaramente debole. Nonostante ciò, l’allenatore toscano è stato messo in discussione e rischia la panchina. È vero, di recente le sue scelte tecniche non sono state un granché, ma in mezzo al caos, chi sarebbe capace di restare lucido? (Francesco Veltri)
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