CATANZARO La riunione, cosiddetta di pubblico accertamento, era stata convocata dal Ministero nella sala verde della cittadella regionale con l’obiettivo di consumare l’ultimo passaggio prima del riconoscimento ufficiale dell’Indicazione Geografica Protetta per il «Bergamotto di Reggio Calabria»
Da prassi la riunione è funzionale alla lettura del Disciplinare di produzione da parte dei funzionari ministeriali e l’eventuale accoglimento dal pubblico di integrazioni o modifiche.
Sin qui la forma ed il programma, la sostanza invece ha trasformato la riunione in uno scontro a viso aperto tra le due “fazioni” che da tempo dibattono proprio sui destini del marchio di qualità per l’agrume principe della Calabria, se riconoscere cioè l’Igp o procedere invece con la Denominazione di Origine Protetta.
Non si tratta solo di una distinzione formale, contenutisticamente l’Igp è – diciamo cosi – più a maglie larghe, con la Dop invece il controllo è più stringente non solo per quanto riguarda l’origine del prodotto ma anche la sua trasformazione.
Con la Dop, ad esempio, non sarebbe possibile etichettare come Bergamotto di Reggio Calabria un bergamotto prodotto fuori ma trasformato sul territorio. Cosa che sarebbe possibile con l’Igp anche se i fautori di questa certificazione di qualità affermano che il disciplinare predisposto sarebbe sufficientemente stringente.
Altra questione, chiesta con forza dalle organizzazioni agricole, l’estensione della Dop degli olii essenziali al frutto fresco.
Nell’incontro in cittadella regionale gli animi si sono scaldati e Confagricoltura, Coldiretti e Cia, hanno abbandonato la riunione, ponendo una pregiudiziale sulla validità della stessa, protestando per il mancato coinvolgimento proprio di chi – come le organizzazioni agricole, rappresenta i produttori.
Posizione condivisa dai rappresentanti del Consorzio del Bergamotto, che rappresenta 527 produttori per una superficie pari a 1.168 ettari, di fatto il 75% della superficie totale investita a bergamotto, e che ha depositato un ricorso al Tar lamentando , tra le altre cose, la mancata pubblicazione della copia ufficiale del Disciplinare dell’IGP da parte del Ministero.
Nello scontro verbale consumatosi a Catanzaro c’è stato chi ha chiamato in causa “manine” politiche per spingere la soluzione verso l’Igp.
Singolare, da questo punto di vista, l’iniziativa assunta nei giorni scorsi dal presidente del Comitato promotore del riconoscimento IGP per il Bergamotto di Reggio Calabria, l’agronomo Rosario Previtera, che in con un post su Facebook a commento della convocazione della riunione di oggi ha usato espressioni non proprio eleganti all’indirizzo di rappresentanti istituzionali e delle organizzazioni di rappresentanza degli agricoltori.
Non certo un buon viatico per la riunione di oggi che, infatti, si è trasformata in una quasi rissa, con un seguito di carte bollate.
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