COSENZA Il 17 luglio del 2024, le porte della casa circondariale di Civitavecchia si aprivano per accogliere Francesco Faillace, 41enne già detenuto dopo l’operazione “Athena”, in ordine ai delitti di omicidio premeditato in concorso e di detenzione e porto illegale di arma comune da sparo, con l’aggravante mafiosa. I carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza avevano eseguito una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip presso il Tribunale di Catanzaro a seguito degli sviluppi investigativi sul duplice omicidio di Maurizio Scorza e della compagna Hanene Hedhli, consumato il 4 aprile 2022 a Castrovillari.
Nell’ambito di un altro procedimento, in corso a carico di Maurizio Scorza, venne intercettata – il giorno stesso dell’omicidio – una conversazione fra la vittima e Francesco Adduci, nel corso della quale quest’ultimo invitava l’altro a raggiungerlo in campagna per omaggiarlo di un agnello. Scorza si presentò con la compagna, ed entrambi trovarono la morte. I cadaveri furono poi ritrovati in una strada di campagna in contrada Gammellone del Comune di Castrovillari. I corpi risultarono attinti da colpi di arma da fuoco, quello della donna era adagiato sul sedile anteriore, lato passeggero, mentre quello di Scorza era stato posizionato all’interno del bagagliaio, accanto a un agnello sgozzato. Una telecamera di videosorveglianza, però, immortalò la vettura di Scorza che – successivamente al fatto – presentava un vetro infranto e usciva dalla masseria di Adduci, seguendo un fuoristrada Suzuki Gran Vitara. Quest’ultima autovettura, secondo quanto appurato nel corso delle indagini, risultò appartenere al carrozziere Paolo Cantore: iscritto nel registro degli indagati. Proprio la posizione di quest’ultimo, divenuto testimone, è oggetto del ricorso presentato dai legali di Faillace.
Cantore rese – secondo i legali – «dichiarazioni tra loro discordanti, circa la disponibilità dell’autovettura Suzuki in concomitanza con la commissione dell’omicidio di Scorza». Sempre secondo gli avvocati Fonte e Belvedere, il testimone nell’immediatezza «conduce alla responsabilità» di un altro soggetto «anziché di Francesco Faillace».
Il Tribunale del riesame di Catanzaro aveva confermato la misura restrittiva della libertà personale della custodia cautelare in carcere, nei confronti di Faillace. La Corte di Cassazione, invece, ha rinviato per un nuovo esame accogliendo la tesi degli avvocati dell’indagato. (f.b.)
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