La Procura di Milano ha rinviato a giudizio con citazione diretta Chiara Ferragni per la vicenda della presunta truffa dei pandoro “Pink Christmas” e per le uova di cioccolato.
Lo rende noto la difesa dell’influencer, che commenta: «non ha commesso alcun reato».
«Credevo sinceramente che non fosse necessario celebrare un processo per dimostrare di non aver mai truffato nessuno. Dovrò purtroppo convivere ancora del tempo con questa accusa, che ritengo profondamente ingiusta, ma sono pronta a lottare con ancora maggiore determinazione per far emergere la mia assoluta innocenza». Chiara Ferragni commenta così, in una nota, la decisione della Procura di Milano di rinviarla a giudizio, con citazione diretta, per il caso dei pandori e delle uova di cioccolato.
Ci sono anche 8 consumatori che avrebbero acquistato i prodotti sponsorizzati da Chiara Ferragni e due rappresentanti di associazioni, l’Associazione utenti servizi radiotelevisivi e Consumatori italiani, indicati dai pm come «persone informate sui fatti» e dunque come testimoni nel procedimento a carico della influencer e dei tre co-imputati per i casi del pandoro e delle uova di cioccolato sulla presunta pubblicità ingannevole mascherata da operazioni di beneficienza. Lo si legge nel decreto di citazione diretta a giudizio che non indica, invece, «persone offese» anche perché il Codacons ha raggiunto un accordo con Ferragni. In totale, l’aggiunto Eugenio Fusco e il pm Cristian Barilli nel decreto di citazione diretta a giudizio, che porta Ferragni e gli altri all’udienza predibattimentale il 23 settembre davanti al giudice della terza sezione penale di Milano, hanno indicato 27 testimoni. In particolare, sei investigatori del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano, che hanno condotto le indagini, e quattro della Gdf di Bari in relazione al capitolo sulle uova di Pasqua della Cerealitalia. Poi, altri sette testi, tra cui persone dello staff di Ferragni e già sentite nelle indagini, e che dovranno riferire sulla «genesi e lo sviluppo – si legge – della campagna promozionale dei prodotti», sui «rapporti tra le società coinvolte», sulle «richieste pervenute ai consumatori» e sui «centri decisionali delle rispettive aziende». Dieci testimoni, invece, tra cui gli otto acquirenti, dovranno parlare degli acquisti effettuati e dell’impatto «della comunicazione relativa all’attività benefica sulla decisione di acquisto». Sarà il giudice, dopo l’udienza predibattimentale, una sorta di vaglio prima del processo, a dover decidere se si aprirà o meno il dibattimento a carico degli imputati, tra cui anche l’ex collaboratore di Ferragni, Fabio Damato, Alessandra Balocco, amministratore delegato dell’azienda piemontese e Francesco Cannillo, presidente di Cerealitalia-ID. Le imputazioni contestate nel decreto sono quelle di truffa aggravata già contenute nella chiusura indagini dello scorso ottobre. Poi, a fine dicembre c’era stato l’accordo tra Ferragni e il Codacons che aveva presentato l’esposto che aveva fatto scattare l’inchiesta. L’influencer ha deciso non solo di risarcire i consumatori che si erano rivolti all’associazione con 150 euro l’uno, ma anche di donare in beneficenza 200mila euro ad un ente che si dedica al supporto e alla tutela delle donne vittime di violenza. Il Codacons ha così revocato la denuncia e non è più parte offesa.
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