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La lista “civetta” e le nomine imposte dall’uomo al servizio dei Gallace: il Comune di Badolato sotto scacco del clan

Dalla composizione delle liste alle nomine: chiave la figura di Antonio Paparo, in «stretto rapporto» con il sindaco Parretta

Pubblicato il: 30/01/2025 – 6:21
di Mariateresa Ripolo
La lista “civetta” e le nomine imposte dall’uomo al servizio dei Gallace: il Comune di Badolato sotto scacco del clan

CATANZARO Due liste in corsa per sfidarsi e conquistare la guida di Badolato, ma una di queste era una lista “civetta” formata attraverso la strategia e il controllo della cosca Gallace, radicata sul basso Jonio Catanzarese ma con proiezioni in Lazio, Lombardia e Piemonte. Un controllo asfissiante del territorio, della vita politica ed economica, secondo quanto emerso dall’inchiesta “Ostro” della Dda di Catanzaro che ha portato all’emissione di 44 ordinanze di custodia cautelare, 15 in carcere e 29 ai domiciliari. Tra i destinatari il sindaco di Badolato, Giuseppe Nicola Parretta, il vicesindaco Ernesto Maria Menniti, il presidente del consiglio comunale Maicol Paparo e gli assessori Antonella Giannini e Andrea Bressi. Figura chiave è quella di Antonio Paparo, finito in carcere, secondo l’accusa membro del sodalizio mafioso Gallace «curava gli interessi imprenditoriali della cosca». Paparo avrebbe influenzato le elezioni comunali del 2021 attraverso la raccolta del consenso che si fondava sulla capacità di intimidazione e su una vera e propria strategia di controllo capillare del territorio: «Il tutto – è l’accusa – allo scopo di controllare il comune, anche attraverso riunioni ed incontri con gli amministratori del comune, pur non avendone titolo, assumendo iniziative e condizionandone le decisioni».

La competizione elettorale e la lista “civetta”

Come ricostruito nell’inchiesta, in occasione delle elezioni amministrative del Comune di Badolato indette per il 3 e 4 ottobre 2021 risultavano candidati a sindaco Giuseppe Nicola Parretta, con la lista “Vivi Badolato” e Ernesto Maria Menniti con la lista “Uniti per Badolato”, quest’ultima però era una lista “civetta” formata al fine di evitare il rischio del mancato superamento del quorum in caso di presentazione di un’unica lista. A trionfare, come da programma, sarà Parretta. Con un passato da amministratore, era stato eletto per la prima volta sindaco del Comune di Badolato nel 1977, rimanendo in carica sino al 1980. A distanza di circa 30 anni, il primo cittadino era stato eletto per la seconda volta nel 2008 e riconfermato nel 2013, ma il secondo mandato era stato interrotto nel 2014. Nel 2013 infatti era stato destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare emessa nell’ambito dell’inchiesta “Free Boat Itaca” a seguito della quale il Comune di Badolato era stato sciolto per infiltrazioni mafiose. Per gli investigatori quello tra Parretta e Antonio Paparo è «uno stretto rapporto» che «risale nel tempo». In tal senso vengono registrati incontri e conversazioni dai quali «traspariva chiaramente il rapporto molto confidenziale» tra i due.

Il controllo del clan Gallace

Parretta e Menniti, sindaco e vicesindaco, secondo la Dda avrebbero fornito «un contributo concreto, specifico, e volontario per la conservazione o il rafforzamento delle capacità operative dell’associazione», «con la consapevolezza circa i metodi e i fini dell’associazione stessa, ponendosi a disposizione di Paparo Antonio, membro del sodalizio mafioso Gallace, per garantire vantaggi connessi allo svolgimento delle attività imprenditoriali e amministrative dell’ente comunale, in tal modo consentendo il conseguimento di profitti illeciti all’associazione ovvero rafforzando la percezione della capacità di intimidazione e condizionamento del sodalizio». Gli amministratori infatti avrebbero accettato le imposizioni di Paparo in relazione ad alcune scelte politiche e amministrative per la gestione del Comune. Dalle conversazioni captate tra Parretta e Paparo, in particolare, emerge come i due discutessero delle opportunità rappresentate dall’essere alla guida dell’ente comunale e si «dicevano d’accordo sul fatto che i prossimi dieci anni sarebbero stati determinanti in quanto sarebbero arrivati una “pioggia” di finanziamenti», riferendosi ai fondi del “Recovery Fund”. E per la composizione della lista “civetta” Paparo si vantava di come lui stesso fosse riuscito a trovare in extremis una candidata. L’uomo legato ai Gallace aveva voce in capitolo anche quando il sindaco doveva affidare incarichi e, anzi, esternava la sua contrarietà a nomine cui non era d’accordo affermando che il sindaco stesso non avrebbe dovuto prendere decisioni da solo.

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