VIBO VALENTIA Una zona «sotto il controllo» di Salvatore Ascone, che tramite soprusi, danneggiamenti e un modus operandi consolidato avrebbe gestito occupando e acquisendo con metodi illeciti i terreni altrui. Si tratta di località Montalto a Limbadi, nel Vibonese, scena anche del rapimento e presumibilmente anche dell’omicidio di Maria Chindamo, caso per cui lo stesso Ascone è sotto processo alla Corte d’assise di Catanzaro. Ne ha delineato il profilo il maresciallo dei Carabinieri Francesco Osso, nel corso della sua deposizione avvenuta ieri – e ancora in corso oggi – nell’aula bunker del nuovo tribunale di Vibo Valentia per il processo Maestrale, in cui Salvatore Ascone è imputato con l’accusa di associazione mafiosa e vari episodi di estorsioni legati alle presunte mire che avrebbe avuto sui terreni di Limbadi.
In quella zona, secondo gli inquirenti, avrebbe operato per conto di Diego Mancuso, ritenuto esponente dell’omonimo clan di Limbadi. Il maresciallo Osso, su domande della pm Annamaria Frustaci, ripercorre alcune vicende estorsive contestate a Salvatore Ascone, che dimostrerebbero la sua volontà di «controllare» la zona. Il modus operandi sarebbe sempre le stesso: l’invasione dei terreni tramite il pascolo abusivo di ovini, la successiva creazione di un recinto, eventualmente con danneggiamenti, per poi obbligare a cedere le proprietà a prezzo basso. «Ad aprile del 2021 vengono denunciati tre episodi di pascolo abusivo, esattamente il 3, il 6 e il 17 aprile, tutti in terreni distanti meno di un chilometro dalla proprietà di Ascone» racconta il maresciallo. Singolare è poi l’episodio di una fototrappola rinvenuta dai carabinieri su un terreno e che «è stata reclamata da Ascone, ma quel terreno non era il suo». Anche nella vicina San Calogero, da un rilievo dei Carabinieri, sarebbe stata riscontrata la presenza del figlio di Ascone e del «factotum» Gheorge Laurentiu Nicolae. Un modus operandi che si sarebbe avvantaggiato anche del «timore che Ascone esercitava sulle persone di Limbadi».
Come dimostrerebbe l’episodio di una tentata estorsione contesta ad Ascone e ai danni di alcuni proprietari terrieri di Limbadi, che avevano presentato denuncia per aver trovato il proprio terreno recintato poco tempo dopo l’acquisto. Una denuncia che sarebbe stata ritirata nel momento in cui è emerso il ruolo di Ascone. «Emblematica – racconta il maresciallo – è una conversazione tra uno dei proprietari e la moglie dopo essere stati convocati dai Carabinieri. In un passaggio fanno riferimento alle minacce subite, in un altro la moglie dice che Ascone si è nuovamente recintato il terreno. A quel punto il proprietario risponde che non ne sapeva nulla, come se fosse ormai rassegnato». A parlare delle mire sui terreni di Ascone è stato anche il collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso. Proprio dalle sue dichiarazioni sarebbero partite le indagini, come racconta il maresciallo Osso, riguardo un’altra presunta vicenda estorsiva. «Un soggetto, proprietario di fabbricati e terreni a Limbadi, avrebbe acquisito un terreno in località Falconeri. L’estorsione avrebbe avuto come oggetto proprio l’acquisto del terreno, nel senso che avrebbe dovuto tenere conto di Ascone, o cedendogli parte del terreno o direttamente il denaro. Parliamo di una somma di 20 mila euro, ma viene chiusa a circa la metà». (ma.ru.)
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