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IL CASO

‘Ndrangheta in Toscana, processo a rischio

Attesa per il pronunciamento della Corte costituzionale dopo la riforma Nordio che ha abrogato il reato di abuso d’uffici

Pubblicato il: 30/01/2025 – 21:41
‘Ndrangheta in Toscana, processo a rischio

Il processo su ditte della ‘ndrangheta in Toscana e smaltimento illecito degli scarti conciari keu, sostanze tossiche, è ancora in fase di udienza preliminare al tribunale di Firenze e rischia un lungo stop in attesa del pronunciamento della Corte costituzionale dopo la riforma Nordio che ha abrogato il reato di abuso d’ufficio. La procura fiorentina ha chiesto al gup di sollevare la questione di legittimità costituzionale e, in attesa, di sospendere il giudizio per tutti gli imputati tra i quali figurano anche il consigliere regionale del Pd Andrea Pieroni e l’ex sindaca Pd di Santa Croce sull’Arno (Pisa) Giulia Deidda, insieme ad altri 28 imputati, non solo persone fisiche ma anche società di inerti, movimento terra e settore conciario. L’abuso d’ufficio è uno dei reati contestati nell’inchiesta della Dda di Firenze a molti degli indagati dato che era ancora vigente sia nella fase delle indagini, sia quando la procura ha formulato le richieste di rinvio a giudizio. Ora viene chiesto di chiarire il punto prima di andare avanti col procedimento. L’udienza preliminare a Firenze è aperta da mesi e se nel prosieguo dell’udienza verrà decisa la remissione alla Corte costituzionale della questione di legittimità si rischia uno stop di mesi all’intero procedimento.

L’inchiesta

Contestati, a vario titolo, capi d’accusa che vanno dall’associazione per delinquere finalizzata alle attività organizzate di traffico illecito di rifiuti e inquinamento ambientale, fino alla corruzione elettorale e anche all’abuso d’ufficio. Si apre un fronte anche per il rischio prescrizioni. L’indagine è divenuta di dominio pubblico nell’aprile 2021 quando con arresti e sequestri emerse la questione del presunto smaltimento illecito dei fanghi conciari, utilizzati per riempimenti e sottofondi stradali nonostante non ne fosse consentita tale modalità per via del rilascio nel suolo e nelle acque di falda di significative concentrazioni di metalli pesanti inquinanti. Comitati di abitanti vicini ai siti dove le ditte indagate smaltivano gli scarti conciari chiedono alle autorità di accelerare le bonifiche dei terreni e seguono da vicino la vicenda giudiziaria.

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