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Questione docenti, Piro: «Ormai la scuola si fonda sul precariato. Una guerra tra poveri» – VIDEO

A “Supplemento d’indagine” gli interventi del segretario della Flc Cgil Cosenza, del legale del sindacato e di una docente precaria

Pubblicato il: 30/01/2025 – 14:25
Questione docenti, Piro: «Ormai la scuola si fonda sul precariato. Una guerra tra poveri» – VIDEO

LAMEZIA TERME «Ormai la scuola da anni si basa sul precariato, i numeri sono quelli che ha lasciato il Pnrr 1, il primo concorso che è stato bandito. Tantissimi docenti plurispecializzati, con tanti titoli e anni di servizi alle loro spalle, sono rimasti fuori, pur avendo superato questo concorso. Io ricordo che la nostra Costituzione dice che per accedere ai ruoli della pubblica amministrazione bisogna superare un concorso, ecco, il problema della scuola italiana oggi è proprio questo: questi docenti, che non mi va di chiamare precari, hanno superato più di un concorso e si trovano a essere fuori». Ha esordito così Francesco Piro, segretario provinciale Flc Cgil per la provincia di Cosenza nell’ultima puntata di “Supplemento d’indagine” in onda ogni settimana su L’altro Corriere tv (canale 75), condotta da Danilo Monteleone.
In sintesi, ad oggi, numerosi vincitori di concorso non lavorano semplicemente perché non sono stati programmati i posti che prevedeva quello stesso concorso. Una vicenda tipicamente italiana, come sottolineato dallo stesso Piro: «Nella scuola italiana un docente su quattro è precario, quindi dire che non ci siano i posti è una cosa assurda, tant’è che i nostri istituti si reggono su questa mole di docenti precari. Qual è il costo? È la didattica. I soldi sono arrivati ​​dalla comunità europea proprio per la grande sacca di precariato esistente. Sono oltre 70 mila i precari in Italia che tutti i giorni si alzano e fanno andare avanti le nostre scuole al costo di non avere una stabilità. E da qui deriva la propria precarietà. Sono docenti – ha aggiunto Piro – che in molti casi lavorano tutti gli anni ma non hanno una certezza. Il famoso algoritmo che abbiamo contrastato in tutte le forme. Abbiamo capito che quella era la volontà. Quindi basta sbagliare, basta non essere congeniali all’algoritmo per restare fuori un anno. Stiamo parlando di docenti che un anno lavorano da una parte, l’anno successivo in un’altra scuola e un anno possono rischiare di restare a casa a discapito poi della didattica».

Il segretario della Flc Cgil Cosenza Francesco Piro

Cosa bisogna fare per cambiare la scuola italiana?

Ma cosa bisogna fare per cambiare la scuola italiana? «Bisognerebbe strutturarla – ha affermato Piro –. Penso al dimensionamento scolastico che è caduto tra capo e collo, con un taglio lineare di quelli che dovevano essere comunque i numeri per mantenere le autonomie scolastiche, senza tener conto assolutamente di quelle che erano le particolarità delle zone interne, con ovvie conseguenze sul diritto allo studio di tutti. In questo caso si vanno a tagliare dei diritti. Penso all’autonomia differenziata che porterebbe alla morte della scuola, così come la conosciamo oggi. Il tutto va verso un fine unico, che è quello di destrutturarla, perché avere classi sopraffollate significa non dare una giusta didattica e quindi mirare alla base quella che è la crescita e la formazione di tutti gli individui garantita dalla Costituzione. Tutto questo per le scuole private che stiamo sovvenzionando. Che poi anche questo è un tema molto spinoso. Insegnare in una scuola privata non è semplice, spesso si fa a proprie spese».
«Il Pnrr – ha affermato ancora il segretario Flc Cgil Francesco Piro –prevedeva due bandi di concorso, il primo si sta concludendo, il secondo dovrebbe partire a breve. Il discorso è semplice, il governo si nasconde dietro al fatto che la comunità europea ha chiesto di procedere in questo modo, ma non è assolutamente vero. La comunità europea ha detto chiaramente di aver messo a disposizione dei soldi in Italia per superare il precariato. Dopodiché è stata l’Italia a decidere i modi e le forme di questo tipo di concorso. Da qui ci siamo ridotti a fare una guerra tra poveri. Quelli che hanno superato il Pnrr1, e gli altri, quelli del Pnrr 2. Come facciamo a decidere su chi ha la precedenza? Stiamo parlando di un metodo sbagliato perché mette gli uni contro gli altri». Piro ha evidenziato come quest’anno ci sia stata una corsa ad acquisire titoli in tutti i modi e in tutte le forme, per avere un vantaggio competitivo. «Tutto ciò – ha dichiarato – contrasta con la qualità della didattica. Noi abbiamo bisogno di concretezza e non di dichiarazioni. Vogliamo capire cosa vuole fare il governo della scuola pubblica italiana».

La testimonianza di Tania Forte, docente precaria

A raccontare la sua storia in studio anche Tonia Forte, docente precaria idonea al concorso Pnrr 1. «Quando inizi ad insegnare – ha spiegato Forte – entri in quel grande calderone che sono le graduatorie provinciali. Riesci ad avere una supplenza, un incarico annuale e già per questo ti senti sollevato perché lavori. Il punto è che poi, cambiando ogni anno da una scuola all’altra, pian piano aspiri a stabilizzarti. Quando inizi a insegnare in una scuola, devi conoscere i tuoi alunni, capire cosa serve a ciascuno di loro e quindi qual è la scelta didattica migliore per far emergere tutte le potenzialità. È un lavoro che non si fa in una settimana. Arrivi alla fine dell’anno che sai come approcciarti ad ogni singolo alunno per iniziare l’anno successivo al meglio, ma non accade. Molti alunni si affezionano a te come insegnante, magari grazie al tuo approccio riescono ad ottenere dei risultati che l’anno dopo, nella maggior parte dei casi, sfumano. Mi è capitato ogni anno. Poi, ovviamente, non sai mai dove capiti, se vicino casa o lontanissimo, sei su due plessi distanti tra di loro con il problema dell’orario con cui fare i conti. Ma al di là di ciò, qui il problema è proprio come viene dato poi l’incarico, quindi ritorniamo sull’algoritmo che, per quanto possa essere giusto, riscontra tante pecche. Molti insegnanti rifiutano l’incarico perché, comunque, dietro ognuno di noi c’è un vissuto, una famiglia, delle problematiche. Di questi aspetti l’algoritmo non tiene conto».  

La docente Tania Forte

«È stato creato un mercato di titoli che non tutti possono pagare»

«Nel momento in cui tu aspetti un concorso – ha proseguito la docente Tania Forte – speri di mantenere quel posto di lavoro, anche perché più andiamo avanti, più è difficile avere anche un incarico da una graduatoria provinciale. Adesso, purtroppo, è stato creato un mercato di titoli che non è facile pagare visto il loro costo elevato. E poi non tutti possono accedere a quel tipo di titoli. Faccio l’esempio dei 30 Cfu usciti ultimamente: possono prenderli i docenti che già hanno un’abilitazione, chi, invece, pur avendo tanti anni di servizio ma non ha potuto acquisire un’abilitazione, rischia di non prendere un incarico annuale, avrà una supplenza breve o non avrà nulla». Insomma, un meccanismo infernale, in cui la via logica per uscirne sani e salvi sarebbe partecipare a un concorso e vincere il posto. «Sì, si partecipa ad un concorso – ha affermato ancora Forte – che è già un sacrificio poterlo fare anche perché durante l’anno si lavora e bisogna trovare il tempo per prepararsi, lo si supera ma poi si rischia di non risultare tra i vincitori perché non si hanno tutti i titoli che sono richiesti. Vengono considerati altri tipi di punteggio e, come dicevo prima, vieni superato da chi ha meno anni di te».
Ma quale sarebbe, dunque, la soluzione migliore per risolvere questa delicata situazione? «Noi – ha chiarito Forte – chiediamo che venga fatta una graduatoria degli idonei di merito a scorrimento in modo da poterci inserire definitamente nella scuola».

«L’avvocato Ricca: Al governo conviene di più prendere le sanzioni della comunità europea piuttosto che trovare​ delle soluzioni definitive»

Francesco Piro, Danilo Monteleone e Valentina Ricca

Insieme a Francesco Piro e Tania Forte, ha preso parte alla punta di Supplemento d’indagine anche il legale cosentino di Flc Cgil Valentina Ricca. «Da oltre 15 anni – ha ricordato quest’ultima –  lavoro quasi esclusivamente con i docenti precari, che fanno parte integrale della mia vita e del mio lavoro. In questa particolare vicenda, abbiamo individuato una strategia chiara: non esponiamo mai i lavoratori a ricorsi che si palesano dall’inizio infondati. Le prime graduatorie pubblicate, erano quelle dei vincitori, ma non indicavano le riserve e le precedenze, quindi giustamente tutti i lavoratori, sebbene consapevoli del bando, non riuscivano a capire come mai persone con un punteggio inferiore effettivamente risultassero fra i vincitori. Quindi abbiamo fatto un primo intervento in pieno agosto per chiedere la pubblicazione in chiaro delle graduatorie dei vincitori, ed effettivamente su questo siamo riusciti a spuntarla. Contestualmente – ha proseguito l’avvocato Ricca – abbiamo fatto inviare anche le richieste di accesso agli atti. In questo modo siamo riusciti ad ottenere la pubblicazione in chiaro delle graduatorie dei vincitori. Successivamente ci siamo posti un altro problema: abbiamo individuato che gli idonei non conoscevano neanche la loro posizione, nel senso che se un vincitore aveva partecipato a più di una classe di concorso e rinunciava a una di queste, quel posto a cui rinunciava era dato ad un idoneo. Ma abbiamo capito che anche gli idonei avrebbero avuto il diritto a sapere se l’idonea Tonia, ad esempio, veniva prima o dopo dell’idoneo Francesco. Quindi abbiamo iniziato a fare una serie di richieste in questo senso. Ma è stato un lavoro duro di continue richieste e così sarà anche in futuro.

L’avvocato Valentina Ricca

Noi siamo sempre stati vicini ai lavoratori precari, spesso trascurati. Io – ha proseguito Ricca – li seguo in una serie di vertenze che sono fondamentalmente dirette ad abolire le discriminazioni fra docenti di ruolo e docenti precari. Adesso ci stiamo occupando anche del risarcimento dei danni per l’abuso dei contratti a termine. Ogni anno l’Italia viene sanzionata per questo abuso di precariato nel sistema scolastico. Ormai abbiamo capito che in realtà, paradossalmente, al governo conviene di più prendere le sanzioni della comunità europea piuttosto che trovare​ delle soluzioni definitive. Magari, c’è Tonia che decide di fare causa, ma ce ne sono altri nove che decidono di non fare causa perché non ci credono, perché subentra in loro lo sconforto. E’ un costo messo in conto». (redazione@corrierecal.it)

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