So per certo di avere un tot di sangue albanese nelle vene. Perché ci si dovrebbe offendere del paragone Calabria-Albania? Pure se minoritaria, la comunità arbereshe, è parte importante del popolo calabrese. Andando da destra a sinistra, l’orgoglio stride con chi sta in forze politiche nate sulla differenziazione fra nord e sud, fra loro e noi. Stride l’orgoglio con chi, da destra e da sinistra, faceva le barricate perché i nostri ragazzi in fuga dal covid non potessero valicare i confini del Pollino e rientrare a casa; con chi chiudeva Reggio ai siciliani in transito sullo Stretto. Prodi, ovviamente, non voleva offendere, ha pensato ai risvolti economici positivi di un miliardo e rotti da spendere meglio in Calabria che in Albania. L’offesa è inconsapevole da parte sua, e noi nemmeno lo ricordiamo più perché dovremmo, invece, e sul serio, offenderci. Ci dovremmo offendere perché non ci stanno nella nostra cultura i centri di detenzione per chi cerchi tregua. Ci dovremmo offendere, contro noi stessi, perché non ce lo ricordiamo più cosa sia stata la nostra terra, che il suo nome vero era Rifugio, che ognuna delle nostre storie è una storia probabilmente nata in una qualunque delle sponde del Mediterraneo, una storia che è continuata, che è divenuta contemporanea perché i calabresi di un tempo non schedavano e non rinchiudevano nessuno. Avevano l’orgoglio di mantenere un mondo aperto, fratello, umano. Prodi non mi offende perché mi avvicina ad un albanese, col quale c’è più coincidenza che vicinanza. L’offesa ce la facciamo da soli facendoci assimilare a un modello occidentale che ragiona solo per utilità, opportunità, cinismo. L’orgoglio nostro è una lama che si spezza contro il petto duro di ciò che siamo diventati.
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