Calabresi pensieri dedicati ai comuni sciolti per ‘ndrangheta e all’azione penale in Calabria diventata un fantasma fracassone su garantismo a convenienza e giustizialismo preconcetto senza lasciare spazio ad una terza via del senso comune della Giustizia.
Salutiamo con favore il disegno di legge presentato dalla parlamentare leghista calabrese Tilde Minasi, la quale ha messo le mani nel piatto proponendo clausole di salvaguardia con un provvedimento che prevede una fase di preavviso nella quale c’è la possibilità di far presentare a sindaci e amministratori sospettati osservazioni e prove contrarie, permettendo di salvaguardare il loro operato per mezzo di un contraddittorio, che quantomeno garantisce il sacrosanto diritto alla difesa.
Non hanno avuto tale possibilità a Badolato dove si è già insediato il commissario prefettizio all’indomani dell’operazione che ha arrestato 44 persone con eccellenze che contemplano il sindaco Giuseppe Nicola Perretta, il vicesindaco Ernesto Maria Menniti e il presidente del consiglio comunale Maicol Paparo, finiti ai domiciliari. Perretta da giovane è stato militante della Fgci al tempo che il Pci contrastava le cosche senza se e senza ni, diventando il primo sindaco comunista di Badolato negli anni Settanta.
Sarà sindaco di lungo corso, ed ha già vissuto l’ebbrezza di essere indagato come colluso di mafia e conseguente scioglimento del Comune. Assolto da ogni accusa anche in Appello. È tornato ad occuparsi di Badolato mettendoci la faccia. Per lottare contro il quorum avrebbe promosso la lista avversaria che ottiene solo 81 voti ma consente al presunto rivale Menniti di avere la poltrona di vicesindaco. Su tutto avrebbe avuto una pesante influenza Antonio Paparo, presunto uomo di panza dei Gallace, il quale avrebbe amministrato i voti per tutti compreso l’elezione del figliolo Maicol diventato presidente del Consiglio. Per dipanare la matassa ci vorranno anni.
Finisce in zona d’ombra Badolato, sorella meno nota ma più anziana di Riace come luogo d’accoglienza calabrese di migranti. Celebrata dal Manifesto a tutta pagina, ribattezzata Curdolato, location progressista del cortometraggio “Il Volo” di Wim Wenders, immagine della migliore Calabria, oggi nella prosa giudiziaria leggiamo invece che un peschereccio di migranti arenato sulla spiaggia con 122 migranti e affidato al Comune sarebbe stato opzionato da Paparo padre per gestire la rimozione. Badolato per cui abbiamo tifato come “Borgo più bello d’Italia”, buen ritiro di Piero Pelù e cinematografari, apprezzato anche da Roberta Metsola presidente del Parlamento europeo nello scorso agosto entra nel cono d’ombra del malaffare. Vicenda che fa il paio con San Luca dove l’ultimo sindaco Bruno Bartolo e il suo assessore Francesco Cosmo sono stati arrestati per vicende legate a delle autorizzazioni per lo stadio di calcio e per le bancarelle della Festa della Madonna di Polsi. Bartolo che aveva ignorato gli appelli a ricandidarsi a sindaco “perché abbandonato dallo Stato” e ora lo Stato si è interessato mandando l’infermiere agli arresti, la commissione d’accesso prepara le carte per il terzo scioglimento del Comune che impedirebbe anche allo svizzero Klaus Davi di candidarsi a sindaco come annuncia da tempo. Calabria contraddittoria e sbattuta nell’emergenza.
E siccome la Giustizia è uguale per tutti ma non tutti gli uomini e donne sono uguali, mi sento in dovere di raccontare anche che l’Operazione “Aesontium” a Catanzaro che aveva indicato i rom padroni del capoluogo si è conclusa in tribunale con le condanne consistenti di tre caporioni e con l’assoluzione di 23 persone. Se ci fu pesca a strascico negli arresti non potranno dirlo gli operatori ittici del Lido. Chissà che ne pensano inquirenti e politica.
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«Se non fosse per i colori giallorossi del Catanzaro, che però hanno la funzione di oppio sociale, la città sarebbe esclusa dalle cronache dei media, tranne per le scorribande della criminalità nella periferia sud». Se queste parole non fossero state firmate da Marcello Furriolo nel taglio basso dei commenti del Quotidiano forse le avremmo scambiate per contumelie di parte. Invece abbiamo letto un “j’accuse” in piena regola da parte di un ex sindaco e intellettuale di enorme rigore e valore. A voler sintetizzare, Furriolo lamenta modesta qualità della classe dirigente, presenta Catanzaro come la città meno appetibile di Calabria dal punto di vista turistico, imprenditoriale e commerciale; denuncia che ventimila abitanti sono andati via dalla città negli ultimi 30 anni e la perdita di ruolo di riferimento regionale della sanità con annessa università e qui mi fermo per esigenze di spazio. A Furriolo non sfugge che la questione della marginalità non è solo catanzarese ma “coinvolge l’intera realtà urbana calabrese”. A chi si trastulla con Catanzaro capitale forse sono fischiate le orecchie. Caro sindaco Fiorita come disse quel celebre astronauta: “Houston abbiamo un problema!”
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Si chiamava Ludymilla Stoyonova, origini bulgare, 51 anni, alle prime ore di mattina di mercoledì andava a lavorare come donna delle pulizie nelle attività commerciali di Corigliano in contrada Torricella dove è morta investita sulla 106 da una Panda. È la quarta vittima della strada maledetta a gennaio, ben tre erano pedoni. Aspettiamo Alta Velocità, Ponte e ammodernamento della 106 ma nel 2025 si muore camminando per strada su una strada di Calabria.
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In tanto parlare di neonati diamo spazio anche alle cicogne. A Lattarico in provincia di Cosenza, i simpatici volatili hanno un nuovo nido grazie alla collaborazione tra Enel e la Lipu. I tecnici della società elettrica hanno rimosso un vecchio nido da un palo della linea e ne hanno installato uno nuovo con piattaforma specifica adatta ai volatili che evitano contatti con la rete elettriche. La messa in sicurezza ha consentito anche a due tecnici appena assunti di partecipare ad una sorta di cantiere didattico. Formazione ed ecologia in connessione. Viva le buone notizie.
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“Tombau” calabresi poco generosi nei confronti di Simonetta Avalle, seconda allenatrice a guidare una squadra femminile nel Volley tricolore. Ha fatto eccezione il ricordo social del cronista Saverio Albanese, nel lodare tecnicamente e umanamente chi guidò il progetto di volley femminile a Reggio Calabria nella prima stagione di serie A con la mitica Medinex e poi ancora anni dopo con Capo Sud conquistando non solo la salvezza ma arrivando anche ai play off persi con la Foppa Pedretti. Simonetta Avalle aveva 74 anni e una vita non per niente banale. A 22 anni in pieno Boom economico nel campo parrocchiale di Tor Sapienza a Roma inizia ad allenare le ragazze del suo quartiere a quello sport che non conoscono e vincono due titoli nazionali Allievi. Nasce una favola sportiva. Simonetta con il fratello finanzia la squadra, e promozione dopo promozione Tor Sapienza arriva in A2. L’ambiente sportivo che conta scopre questa professoressa di lettere che insegna al liceo e ha metodo vincente. Tor Sapienza lascia il campo della parrocchia e si trasferisce prima a Talenti e poi sbarca al Palazzetto dello sport. Inevitabile arriva la chiamata da una società prestigiosa, la Fincres Roma, che con lei in panchina ottiene la promozione in A1 e vince la coppa Cev importante trofeo europeo. La sua è stata una carriera sportiva esaltante in uno sport femminile che chiama poco le donne ad allenare. Campionessa dei rapporti umani e scopritrice di grandi talenti nazionali. Terminato il professionismo era tornata nella sua Tor Sapienza ad allenare una società giovanile. Una donna strepitosa. A Reggio Calabria città di sport nazionale il compito di omaggiarla per come merita. Dimenticarla sarebbe un sacrilegio. (redazione@corrierecal.it)
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