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il nuovo disco

Nel nuovo album di Brunori Sas c’è anche Cosenza e il suo dialetto

“L’albero delle noci” è un concentrato di umanità, ironia e sensibilità di padre, in pieno contrasto con i tempi attuali, anche musicali

Pubblicato il: 14/02/2025 – 12:23
di Francesco Veltri
Nel nuovo album di Brunori Sas c’è anche Cosenza e il suo dialetto

COSENZA Una canzone in dialetto cosentino e un’altra con chiari riferimenti alla città di Cosenza e alla cosentinità. L’ultimo album (uscito ufficilamente la notte scorsa) del cantautore calabrese Dario Brunori, in arte Brunori Sas, impegnato in questi giorni al Festival di Sanremo, è un vero e proprio omaggio alla terra di origine e ai ricordi della sua adolescenza. Un concentrato di umanità, ironia e sensibilità di padre, quasi femminile, dimostrata ampiamente sul palco dell’Ariston con la canzone “L’albero delle noci”, in pieno contrasto con i tempi, anche musicali, imperniati di machismo e virilità esasperata di cui è avvolta una buona fetta del Paese.
In “Fin’ara Luna“, Brunori canta in dialetto il dolore struggente di un uomo anziano rimasto solo dopo la morte della moglie: «Maria, Maria du core mio. ‘Ntra stu liettu cussí granne, a notti mo’ mi spagnu, m’abbrazzu aru cuscinu tua. E ogni notte prego ‘u Patre ‘terno. Ci dico: “Patre etè, pigliati puru a mia. Picch’io senza Maria un ci vuagliu sta’».
Ma la cosentinità di Dario Brunori emerge tutta in “Pomeriggi catastrofici”, in cui tanti suoi conterranei si sono già identificati dopo l’uscita dell’album che ha lo stesso titolo della sua canzone sanremese. «Da Forgione – canta Brunori – compravamo le Stratos, calzature innovative, senza lacci e con lo strap. Una sosta alla pizzeria romana, e magari poi, per cena, Sorrentino e Sas. Il miraggio di un’edicola, una gioia oggi ridicola, Topolino, figurine e Dylan Dog. E la sera giocavamo ai soldatini, i tedeschi eran cattivi e gli americani no».
Oltre a questi due brani, il nuovo disco di Brunori Sas contiene altre otto canzoni: L’albero delle noci, Per non perdere noi, La ghigliottina, La vita com’è, Il morso di Tyson, Più acqua che fuoco, Luna nera e Guardia giurata.

«L’albero delle noci frutto di due anni di sottrazioni»

«”L’albero delle noci” – scrive Brunori sui social presentando il suo nuovo lavoro – è frutto di due anni di sottrazioni. Tutto ciò che appariva superfluo, o già detto, è stato messo da parte, per dare spazio e peso agli episodi più sentiti, più ispirati, in qualche misura più urgenti e necessari. È stato concepito e partorito assieme a Riccardo Sinigallia, che ne ha curato la produzione artistica come fosse un disco suo, tanto che parlare solo di produzione, sinceramente mi pare riduttivo. Ad ogni modo, dal canto mio, per la prima volta mi sono aperto a una collaborazione tanto profonda, quanto intima, cercando di mettermi in discussione davvero, senza utopistici intenti rivoluzionari, ma con il desiderio genuino di una rigenerazione. Anche perché al sesto disco o fai così o vai col pilota automatico. Per questo non ho pianificato nulla, né una tematica di partenza, né un’intenzione musicale precisa. Ho lasciato che le cose venissero fuori spontaneamente dal flusso di chiacchiere, silenzi, risate, riflessioni, ascolti, incontri e scontri più o meno feroci, avvenuti in questi due anni con Riccardo. L’unico intento che ci siamo dati, è stato quello di dipingere stati d’animo più che concetti e di farlo nel modo più autentico possibile, evitando trucchi e parrucchi del mestiere. Lo abbiamo fatto con i testi, cesellati fino allo sfinimento, lo abbiamo fatto con le strutture musicali pensate per funzionare anche solo con uno strumento e la voce, lo abbiamo fatto con gli arrangiamenti che hanno tirato fuori le peculiarità e i talenti di tutti musicisti coinvolti, lo abbiamo fatto col suono, cercando di sfuggire alle tentazioni produttive e alle seduzioni tecnologiche, o meglio facendone un uso strumentale alle canzoni. Delle tante canzoni venute fuori – spiega ancora il cantautore – ne abbiamo scelte dieci, quelle che ci sembravano più solide ed emozionanti e che messe insieme formano un racconto coerente. Tre di queste, sono registrazioni fatte da me col cellulare a pochi minuti dalla composizione, con tutti gli errori, gli inciampi, le esitazioni, i sorrisi, i sussulti e lo stupore del caso. Perché di questo volevo parlare, perché di questo volevo cantare. Buon ascolto». (f.veltri@corrierecal.it)

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