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Accesso agli atti negato al Comune di Vibo, Scuglia: «La privacy non è sacrificabile per battaglie politiche»

Il segretario generale risponde alle accuse di poca trasparenza mosse da Indipendenza sul bando finito nella bufera

Pubblicato il: 21/02/2025 – 13:38
Accesso agli atti negato al Comune di Vibo, Scuglia: «La privacy non è sacrificabile per battaglie politiche»

VIBO VALENTIA «In merito alla vicenda relativa all’“Avviso di selezione pubblica per il reclutamento di esperti di particolare e comprovata specializzazione incaricati di espletare funzioni e attività strettamente necessarie a realizzare progetti finanziati dal PNRR e dalle politiche di coesione con contratti di lavoro autonomo”, anche alla luce delle recenti dichiarazioni rilasciate a mezzo stampa dal movimento politico Indipendenza, a tutela della correttezza dell’operato degli uffici e del buon nome dell’ente, avverto l’esigenza di chiarire pubblicamente ciò che già è stato chiarito nelle dovute sedi». Lo scrive il segretario generale del Comune di Vibo Valentia Domenico Libero Scuglia, in merito alle proteste di Indipendenza sulle richieste negate di accesso agli atti per il bando da 26 mila euro per 60 giorni.

La risposta di Scuglia

«Preliminarmente – scrive – intendo manifestare non poca sorpresa per le motivazioni addotte dal suddetto movimento nella propria richiesta di accesso agli atti attraverso cui si intendeva entrare in possesso della documentazione dei partecipanti all’Avviso in oggetto; la base “giuridica” su cui poggiava la richiesta era infatti una asserita “analogia” tra i candidati ad una carica politica in una competizione elettorale con i candidati ad un Avviso pubblico per un incarico in un ente. Motivazione di per sé quantomeno singolare. Parimenti singolare appare, inoltre, la tempistica relativa alla richiesta di riesame rivolta al difensore civico della Regione Calabria: richiesta inviata dal movimento politico in data 6 febbraio 2025 alle ore 18.25; dopo nemmeno 48 ore il difensore civico chiede al Comune, “avendo valutato la legittimità della richiesta dell’istante”, di dare seguito alla richiesta di accesso, limitandosi ad una stringata e vacua comunicazione senza entrare nel merito della questione, senza analizzare ed, in caso, confutare le motivazioni addotte dall’ente».

Le motivazioni del rifiuto

«In particolare – scrive – l’ufficio aveva ritenuto applicabile il consolidato orientamento del Garante per la Protezione dei Dati Personali che ha negato l’applicazione del differente istituto dell’accesso civico disciplinato dall’art. 5 e ss. del D.Lgs. n. 33/2013 (c.d. Decreto Trasparenza) agli elaborati scritti, ai curricula vitae e agli atti dei concorsi pubblici (cfr. pareri n. 200 del 7 novembre 2019, doc. web n. 9196072; n. 162 del 30 marzo 2017, doc. web. n. 6393422; n. 246 del 24 maggio 2017, doc. web. n. 6495600; n. 366 del 7 settembre 2017, doc. web n. 7155171; n. 433 del 26 ottobre 2017, doc. web n. 7156158). Si sottolinea che il discostarsi dagli orientamenti del Garante della privacy espone l’ente ad una sanzione amministrativa pesantissima».

«Privacy non sacrificabile per battaglie politiche»

«Questo ufficio ha opposto un diniego alla richiesta avanzata dal movimento politico tenendo conto, quindi, degli orientamenti del Garante per la Protezione dei dati personali in materia di accesso civico agli atti di un concorso pubblico. Il Garante, con numerosi pareri già citati, ha infatti osservato come i contenuti generalmente inseriti nei curriculum vitae sono molteplici e la relativa ostensione può consentire l’accesso, a seconda di come è redatto il cv, a numerosi dati e informazioni di carattere personale che per motivi individuali non sempre si desidera portare a conoscenza di soggetti estranei. Pertanto, considerando la natura dei dati personali coinvolti e il particolare regime di pubblicità dei dati e documenti oggetto di accesso civico, l’ostensione dei documenti richiesti potrebbe causare quel pregiudizio concreto alla protezione degli interessi di cui all’art. 5-bis, comma 2, lett. A) d.lgs. n.33/2013. La tutela dei diritti alla riservatezza garantita dalla legge, a giudizio dello scrivente, non può essere sacrificata in nome di “battaglie politiche” che esulano dai doveri d’ufficio della sfera gestionale di un ente pubblico. In ogni caso tutta la documentazione è stata trasmessa al Garante per la privacy, alla Commissione sul diritto di accesso ai documenti amministrativi istituita presso la presidenza del consiglio dei ministri e all’Anac al fine di verificare la correttezza dell’operato degli uffici comunali».

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