«Risulta difficile non dire qualcosa su Giovanni Scambia e sulla sua prematura morte nella giornata in cui gli sono stati dati i tributi meritati della sua vita. Voglio solo soffermarmi brevemente non sulla sua capacità professionale né sulle doti umane di Giovanni celebrate da tutti ma, piuttosto richiamare alla memoria di tanti, la sua adolescenza ed in particolare quella vissuta come giovane di indiscusse qualità in parrocchia. Sì, in una piccola parrocchia di Catanzaro, S. Teresa dell’Osservanza che, grazie alla capacità ed ai buoni propositi di un parroco, Don Dante Sabinis, si era riusciti ad aggregare gruppi di giovani impegnati in attività variegate che vivevano la propria adolescenza con impegno e dedizione sfoderando le passioni giovanili nell’impegno quotidiano del cattolicesimo sociale degli anni che vanno dal 1970 al 1976». Lo scrive, ricordando il chirurgo scomparso di recente, Vincenzo Caserta, già dirigente della Regione Calabria.
«Giovanni era con noi a raccogliere in silente attenzione tutte le esperienze e le riflessioni che si facevano cogliendo dalle stesse gli spunti più positivi e propositivi alla sua formazione di base cattolica ed umana che avrebbe poi con la raffinatezza in lui presente, fatta esplodere nel suo prossimo percorso di vita. Nessuno di noi avrebbe immaginato che sarebbe arrivato così in alto nella vita come è riuscito ad arrivare però i segni li avvertivamo tutti anche a quella età. Riflessivo, mai improvvisato negli interventi che Don Dante ci proponeva i giovedì pomeriggio, incline a partecipare ai giochi di società (tornei o calcio), elegante la domenica, giacca e cravatta a Messa sopratutto. Mai presenti tratti di superbia o di superficialità nel relazionarsi ma, vero e spontaneo nei comportamenti e nei rapporti. Queste doti credo che Giovanni, le abbia acquisite in quel periodo, in quella città nella comunità parrocchiale ed anche in quel gruppo che silentemente ha contribuito alla sua formazione umana.
«Il gruppo parrocchiale della Chiesa dell’Osservanza può essere fiero di averlo avuto come componente e di aver raccolto da lui qualità umane e sociali che ancora oggi nessuno di noi può dimenticare. Sono sicuro che la città di Catanzaro per lui è stata una palestra nella quale ha costruito le sue basi caratteriali di un uomo e di professionista che ha sicuramente dato lustro a tutti. Credo, che in Cielo sia stato accolto con la stessa tenerezza con la quale si rapportava alle sue pazienti che oggi lo hanno ricordato per la vita di impegno professionale spesa anche a favore del prossimo. Sono contento di averlo conosciuto e di aver vissuto insieme a lui un percorso della vita condividendo i valori fondamentali della vita cristiana e della fede».
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