ACRI Tre casi segnalati alle autorità competenti: scatti di minorenni vestite poi trasformate con l’utilizzo di programmi di editing in foto di nudo, in grado di ingannare l’occhio poco attento degli utenti e di destabilizzare i soggetti ritratti in un file fake. E’ accaduto ad Acri, centro della provincia di Cosenza, dove i carabinieri del Comando provinciale bruzio insieme ai colleghi della locale stazione – su delega della procura di Cosenza – hanno dato seguito ad una serie di perquisizioni, anche di apparecchi informatici, per ricostruire la rete della diffusione delle immagini date in pasto al web.
Non si tratta di casi di revenge porn, ovvero di scatti fake ai quali seguono solitamente richieste di denaro, minacce o richieste di carattere sessuale ma di un reato che i miliari hanno individuato nella diffamazione a mezzo internet. In buona sostanza, il responsabile dell’accaduto – al momento oggetto di indagine da parte degli investigatori – avrebbe generato scatti osé senza preoccuparsi delle possibili conseguenze: il reato commesso e il danno morale, psicologico cagionato nei confronti delle giovani non ancora diciottenni. La rete diventa spesso una trappola, per chi è vittima dell’azione colpevole e punibile di soggetti decisi a lucrare o semplicemente a minare sulle vittime individuate e colpite. Le indagini dei carabinieri sono ancora in corso, la pratica del deepfake – tecnica fondata sull’intelligenza artificiale e utile a combinare o sovrapporre immagini e video esistenti con prodotti non artigianali, è sempre più diffusa e costringe gli investigatori a rintracciare le chiavi necessarie ad accedere ad un mondo virtuale pieno di stanze vuote e nascondigli segreti. (f.b.)
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