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IL RENDICONTO

«La parità di genere non si risolve con le quote rosa»

Elisa Spagnolo: «In Italia la differenza tra uomo e donna è di 20 punti percentuali in Calabria questo gap è ancora più marcato»

Pubblicato il: 26/02/2025 – 11:08
«La parità di genere non si risolve con le quote rosa»

Lo strumento è di particolare valore e corrisponde al profilo di un istituto, l’INPS, che è a tutti gli effetti il pilastro del sistema nazionale del welfare, l’architrave su cui poggiano risposte essenziali sotto il profilo previdenziale ed assistenziale.
Il Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’INPS ha presentato il Rendiconto di genere 2024, un documento ricco di dati ma che consente, allo stesso tempo ed in forza dei numeri, di sviluppare ragionamenti e riflessioni sulle condizioni di svantaggio che le donne continuano a subire nel nostro Paese nell’ambito lavorativo, familiare e sociale.
Intanto i macrodati: nel 2023 il tasso di occupazione femminile in Italia si è attestato al 52,5%, rispetto al 70,4% degli uomini, evidenziando un divario di genere significativo pari al 17,9 punti percentuali.
Anche l’instabilità occupazionale coinvolge soprattutto il genere femminile in quanto solo il 18% delle assunzioni di donne sono a tempo indeterminato a fronte del 22,6% degli uomini. Poi il gap retributivo di genere che rimane un aspetto critico, con le donne che percepiscono stipendi inferiori di oltre venti punti percentuali rispetto agli uomini. Donne che risultano più avanti nei livelli di istruzione ma ancora fortemente indietro quanto a presenza nelle posizioni di vertice nel mondo del lavoro.

Le criticità “intense” della Calabria

L’analisi dell’INPS, riferita al tutto il Paese, è ovviamente scomponibile per quanto riguarda le realtà regionali e da questo punto di vista tanto il meridione quanto, nello specifico, la Calabria presentano su questi temi criticità intense.
Il direttore regionale dell’Inps, Giuseppe Greco, affida sul rendiconto di genere ogni considerazione a Elisa Spagnolo «il Rendiconto di genere – spiega al Corriere della Calabria la direttrice provinciale di INPS Reggio Calabria – ha come obiettivo quello di offrire un quadro articolato e aggiornato sulla condizione delle donne in Italia ma anche nella nostra regione. Ciò che emerge dal Rendiconto, in tutta evidenza, è il gap retributivo che è l’aspetto maggiormente critico, se in Italia la differenza tra uomo e donna è di 20 punti percentuali in Calabria questo gap è ancora più marcato». «Guardando a questa circostanza – prosegue Spagnolo – con uno sguardo più complessivo potremmo dire che non essendoci un contratto che sancisce queste differenze retributive è evidente che le cause di questo fenomeno siano tante e diverse.  Mi spiego, il tema non va limitano solo alla differenza in termini economici, è un problema di equità, e quindi di rimozione degli ostacoli che impediscono alle donne di arrivare li dove con più facilità arriva un uomo. È un tema di parità nella competizione che è forse ancor più importante della parità di genere propriamente detta e che non può essere garantita dalle quote rosa come esempio di uguaglianza nei risultati».
Altrettanto critico l’aspetto che riguarda i servizi che consentono alle donne di conciliare lavoro e famiglie, come ad esempio la disponibilità di posti negli asili nido «le politiche di supporto familiare – evidenzia Spagnolo – hanno un ruolo fondamentale nel favorire un equilibrio tra impegno lavorativo e responsabilità familiare. Le disparità sono significative, in Italia il numero degli asili nido copre circa il 30% delle richieste, in Calabria questo numero è del 20%. È un tema che impone interventi molto più incisivi per raggiungere gli standard europei». Poi la differenza sulle possibilità di lavoro «c’è una disparità tra uomo e donna e ciò dipende da numerosi fattori, la maternità è quello forse più decisivo e che produce ricadute permanenti in termini di reddito e percorsi professionali». «I dati del rendiconto – prosegue Spagnolo – mettono in evidenza gli aspetti culturali relativi a modelli di vita, gli stereotipi culturali nella ripartizione del lavoro di cura in ambito familiare. Penso ad un dato che è significativo e cioè l’utilizzo del part-time che è, il più delle volte, involontario e testimonia una dinamica socioculturale che attribuisce quasi esclusivamente alle donne la responsabilità prevalente del lavoro familiare. Un rendiconto, quello dell’INPS, che offre dunque uno spaccato della situazione attuale e che consente anche di rendersi conto di come le differenze tra uomo e donna e poi ancora tra Nord e Sud siano particolarmente marcate. Emblematici sono, ad esempio, i dati che riguardano i cosiddetti NEET e cioè i giovani tra i 15 ei 29 anni che non studiano, non lavorano e non seguono un percorso formativo. Un fenomeno importante nel panorama nazionale con differenze significative per regione e per genere. Anche in questo caso è il genere femminile (al Sud innanzitutto) ad essere il più colpito, le percentuali peggiori si trovano in Sicilia con il 30,4% per le donne e 25,6% per gli uomini, poi Campania con il 28,5% per le donne e 25,4% per gli uomini, e Calabria con il 27,1% per le donne e il 27,3% per gli uomini.

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