CATANZARO Una «storica compagine di ‘ndrangheta» capace di rigenerarsi dopo le operazioni dei primi anni ‘2000, “riconquistando” l’egemonia sul territorio catanzarese. Viene inquadrato così dagli inquirenti della Dda di Catanzaro il clan dei Gaglianesi, finito nel mirino dell’operazione condotta stamattina dai Carabinieri e che ha portato all’arresto di 22 persone. Agli indagati viene contestata l’associazione di tipo ‘ndranghetistico, oltre a reati plurimi contro la persona e il patrimonio aggravati dalle modalità mafiose. Gli inquirenti ricostruiscono la genesi del nuovo ciclo dei Gaglianesi, cosca già disarticolata da diverse inchieste, ma che sarebbe riemersa per «fronteggiare una sorta di invasione» attuata da un gruppo facente capo al clan dei Grande Aracri. I Gaglianesi, che non gradivano la disinvoltura del gruppo emergente, avrebbero fatto valere così la «maggiore anzianità» del clan, costringendoli a un compromesso per la spartizione del territorio e ristabilendo la propria egemonia sul Catanzarese.
Dalle indagini emerge una forte influenza della ‘ndrangheta cutrese sul territorio di Catanzaro. Lo si nota dalla “caduta degli Arena”, vicenda che influirà anche sugli assetti del capoluogo di regione. In particolare, i Grande Aracri avrebbero individuato come nuovo referente sul territorio catanzarese un soggetto diverso da Lorenzo Iritano (arrestato nell’operazione di oggi e ritenuto referente degli Arena), «un gesto che nessuno era riuscito a spiegare e che era stato ritenuto contrario alle ‘buone maniere’». Secondo le “regole”, il clan avrebbe dovuto rispettare la rilevanza criminale sul territorio di Iritano. Cosa che, di fatto, non accadde, ma sarebbe stato nominato come referente Gennaro Mellea, condannato in primo e secondo grado nel processo Kyterion e legato a sua volta a Roberto Corapi, «segretario» di Mellea e arrestato nell’operazione odierna. Quest’ultimo, in seguito alla nomina di Mellea come referente, si sarebbe recato dallo stesso Iritano per «scusarsi personalmente con lui al fine che non si pensasse che loro lo avevano scalzato volutamente in malo modo». Proprio le tensioni fra il nuovo gruppo e i Gaglianesi avrebbero favorito la “riemersione” della storica cosca catanzarese.
La nuova presenza di Mellea sul territorio catanzarese sarebbe stata malvista dai Gaglianesi, considerando che «era voce comune che quando c’era Mellea in giro insorgevano sempre dei problemi». A ciò si aggiungeva il timore che «Mellea avesse in programma di creare loro qualche ‘sorpresa’ e quindi qualche ‘danno’». In tal caso, il clan si sarebbe fatto trovare pronto «ad avviare una rappresaglia qualora fosse davvero accaduto qualcosa, così che Mellea avrebbe pagato le conseguenze». Nel commentare lo “scontro” tra i due gruppi, un soggetto, passato tra le fila prima di Mellea poi dei Gaglianesi, sottolineava come «le intese espansionistiche di Mellea fossero infondate poiché contro un tale gruppo così forte e numeroso, non avrebbe mai potuto imporsi». Propositi comunque bloccati nel 2015, quando Mellea viene coinvolto e arrestato nell’operazione Kyterion. Nel commentare l’arresto, riportano gli inquirenti, gli stessi Gaglianesi avevano criticato Mellea «perché si era sempre comportato male». Dall’operazione in poi, cambiano nuovamente gli equilibri a Catanzaro, consolidando la forza della cosca dei Gaglianesi intorno alla figura dello “zio” Lorenzo Iritano, secondo gli inquirenti al vertice del nuovo ciclo. (ma.ru.)
Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato
Senza le barriere digitali che impediscono la fruizione libera di notizie, inchieste e approfondimenti. Se approvi il giornalismo senza padroni, abituato a dire la verità, la tua donazione è un aiuto concreto per sostenere le nostre battaglie e quelle dei calabresi.
La tua è una donazione che farà notizia. Grazie
x
x