CATANZARO Medici “de-qualificati” o (falsamente) inidonei e medici “imboscati”. Tra le criticità più gravi emerse dalla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei Conti spicca il fenomeno dell’assegnazione del personale sanitario e parasanitario a mansioni diverse da quelle per cui sono stati assunti, fenomeno che «ha avuto una eco mediatica di rilievo nazionale», scrive il procuratore contabile Romeo Ermenegildo Palma che nella sua relazione cita una puntata di “Presa Diretta” con le dichiarazioni del presidente della Regione Roberto Occhiuto, commissario della sanità calabrese, e del consigliere regionale M5S Davide Tavernise.
«Nell’inchiesta giornalistica citata – si legge nella relazione di Palma – è stato messo in rilievo il fenomeno dello straordinario numero di certificati di inidoneità rilasciati al personale medico e paramedico – con un valore percentuale almeno doppio rispetto a quello delle altre regioni italiane – comportanti prescrizioni limitative e/o adibizione dello stesso personale a mansioni e compiti diversi, rispetto a quelli esigibili in ragione dell’inquadramento professionale e per i quali erano stati assunti. Lo stesso presidente della Regione, commissario per la sanità ha dichiarato – prosegue il documento – che in taluni casi il personale medico non tocca un bisturi da 15 anni, in quanto considerato per tutto questo lasso di tempo inidoneo alle mansioni; in altri casi, al fine di effettuare l’erogazione di taluni controlli su specifiche apparecchiature tecnologiche (peacemakers) e più in generale, per garantire il funzionamento dei servizi come quelli di pronto soccorso, di emergenza-urgenza o interventi come quelli chirurgici, si è reso necessario assumere personale medico di altre nazioni, per carenza di personale qualificato». Per la Procura regionale della Corte dei Conti infine «il fenomeno dell’adibizione del personale medico e paramedico a mansioni diverse, rispetto a quelle esigibili in ragione dell’inquadramento e del profilo professionale effettivamente posseduto, interseca un ulteriore profilo di illecito – mediaticamente sintetizzato nella locuzione “sanitari imboscati” – e causa di notevoli criticità nella garanzia dei servizi sanitari pubblici ai pazienti calabresi, con la conseguente compromissione della esigenza di garantire la qualità ed i livelli quantitativi di erogazione delle prestazioni e dell’esigenza di dare attuazione al principio costituzionale del “buon andamento” dell’attività amministrativa». (c. a.)
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