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Welfare, presentato il Rapporto sulla sussidiarietà: «Difficoltà dei Comuni a utilizzare le risorse in modo efficace»

Gli interventi di Antonio Saladino: «Oggi ci sono due Itale, divario strutturale e si ripercuote in ogni ambito»

Pubblicato il: 28/02/2025 – 16:31
Welfare, presentato il Rapporto sulla sussidiarietà: «Difficoltà dei Comuni a utilizzare le risorse in modo efficace»

Il welfare italiano è davvero universale e di qualità? Quali sono le sue criticità e quali le soluzioni possibili? A queste domande cerca di rispondere il diciottesimo Rapporto sulla sussidiarietà, dedicato al welfare territoriale e presentato il 20 febbraio a Roma nella sede della Banca d’Italia. Sono intervenuti: Fabio Panetta, Governatore della Banca d’Italia; Lilia Cavallari, Presidente Ufficio Parlamentare di Bilancio; Francesco Maria Chelli, Presidente Istat; Pierciro Galeone, Direttore IFEL; Daria Perrotta, Ragioniere Generale dello Stato; Lorenza Violini, Professoressa di Diritto Costituzionale, Università degli Studi di Milano, Andrea Brandolini, Vice Capo Dipartimento di Economia e Statistica Banca d’Italia, oltre al Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà Giorgio Vittadini. Ad intervenire su diversi argomenti è Antonio Saladino, socio fondatore della Fondazione per la Sussidiarietà.

Il welfare universale come una conquista civile

«Il Rapporto – spiega Saladino – documenta la difficoltà a utilizzare le risorse dei Comuni in modo efficace. I fondi pubblici non solo scarseggiano ma sono anche male utilizzati e faticano a raggiungere le persone davvero in difficoltà. Esistono rivoli di spesa (fondi diversi gestiti da livelli amministrativi differenti, oppure bonus di vario tipo) difficili da mappare, per cui non si sa davvero quanto viene stanziato per tipo di bisogno o per zona. E arrivano per lo più come trasferimenti monetari, non in forma di servizio: anche questo limita il soddisfacimento di un bisogno perché un servizio normalmente è più efficace ed è offerto tramite una relazione, riducendo i fattori più deflagranti del bisogno: solitudine e isolamento».

Autonomia differenziata e amministrazione condivisa

Sull’autonomia differenziata, spiega, «è un falso problema perché che ci siano due Italie è evidentissimo, basta guardare la spesa procapite sociale nei comuni di Bolzano (592€), della Lombarda (158€) e della Calabria (37€): il divario è strutturale e si ripercuote su tutti gli ambiti, non solo quello dell’assistenza o della sanità citato sempre a riguardo della Calabria». Sull'”amministrazione condivisa”, pensata come chiave per un welfare più inclusivo ed efficace: «L’istituto dell’amministrazione condivisa è stato introdotto con l’art. 55 del Codice del Terzo settore e, in sostanza, stabilisce un piano paritario e fuori dalle logiche di mercato tra pubblica amministrazione ed enti del terzo settore nel co-progettare e co-programmare servizi di pubblica utilità. I presupposti per cui funzioni, oltre alla presenza di realtà di privato sociale con esperienza e know how da “mettere a sistema”, ci sono anche: l’esistenza di un sistema di valutazione della qualità dei servizi e una pubblica amministrazione in grado di definire obiettivi di qualità e monitorare il risultato. Per i comuni calabresi non è più solo auspicabile, ma oramai necessaria vista la situazione economica in cui versano le amministrazioni comunali». Per riformare il sistema «il Rapporto propone una riforma su diversi livelli: la presa in carico della persona, che vada oltre la gestione parcellizzata dei singoli bisogni; un aumento degli investimenti in capitale umano, con più risorse per istruzione e formazione; una collaborazione più efficace tra pubblico e privato sociale, fuori dalle logiche di mercato; un utilizzo più razionale delle risorse, superando il criterio della spesa storica».

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