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L’INCHIESTA

‘Ndrangheta, il legame tra Torino e Platì nelle cene a Milano. E le scarpe in regalo per Agresta e Assisi

La Dda ha ricostruito due summit nel capoluogo lombardo. E l’esaltazione dei vecchi boss Rocco Barbaro e Antonio Agresta

Pubblicato il: 06/03/2025 – 6:43
di Giorgio Curcio
‘Ndrangheta, il legame tra Torino e Platì nelle cene a Milano. E le scarpe in regalo per Agresta e Assisi

TORINO Una partenza alla volta di Milano, una cena e la consapevolezza, quella degli inquirenti, di aver documentato in real time la presunta correlazione tra due fazioni di ‘ndrangheta ritenute estremamente importanti nel narcotraffico internazionale: il gruppo torinese e Francesco Barbaro, ritenuto esponente di spicco della ‘ndrina di Platì. È uno degli episodi, questo, emerso nella recente inchiesta della Distrettuale antimafia di Torino, da poco guidata dall’ex capo della Dda di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri.

Il primo incontro

Procedendo con ordine, dunque, la prima data significativa è quella del 13 febbraio 2018 cioè quando la pg – delegata dalla Distrettuale antimafia di Torino – documenta i movimenti di Michelangelo Versaci, classe 1986, considerato un elemento fondamentale per il «mantenimento dei contatti tra gli esponenti della ‘ndrangheta calabrese e quelli piemontesi con quelli in Brasile» secondo l’accusa.
È lui che, dopo aver accompagnato a casa Christian Sambati, altro soggetto «funzionale alle attività di custodia e trasporto della sostanza stupefacente», ospite a casa sua, recupera Vito Luigi Basile (cl. ‘89) altro «partecipe del gruppo criminale», e parte alla volta di Milano. I loro spostamenti sono documentati fino all’uscita autostradale di Milano-Certosa.
Persi di vista, saranno comunque le celle telefoniche agganciate dalle loro utenze a rivelarne lo spostamento fino alla zona di Piazza Cinque Giornate e C.so XXII Marzo, prima che gli smartphone venissero spenti. La pg non perde le speranze e, attorno alle 20.30, notano la Porsche Macan di Versaci in via Morosini a Milano. Di qui in poi saranno molteplici gli eventi documentati: alle 21 circa, nei pressi del ristorante “El Carnicero”, notano Michele Agresta (cl. ’92) di Locri come Francesco Barbaro (cl. ’89) insieme a Michelangelo Versaci. E, mentre Agresta si trovava nel ristorante, «Versaci e Barbaro si sarebbero intrattenuti per qualche minuto all’esterno del ristorante», annotano gli inquirenti. Alle 22.20, invece, notano all’uscita del ristorante anche un altro soggetto, non indagato. Quest’ultimo avrebbe poi prelevato una busta di plastica da una Citroen C3 per poi «consegnarla a Versaci».

La cena di aprile

Un altro importante tassello, considerato utile dalla Dda di Torino per ricostruire l’esistenza e l’operatività di un sodalizio dedicato al narcotraffico, è legato ad un altro incontro avvenuto ancora a Milano. È il 20 aprile 2018 quando già di mattina Versaci comunicava a Basile di «dover andare in serata vicino a Milano», chiedendogli anche di accompagnarlo. Un incontro evidentemente “importante” tanto che la compagna di quest’ultimo gli chiede di «chiamarla prima della partenza», sapendo che nel corso della trasferta milanese avrebbe sicuramente chiuso il telefono. Tutto avviene peraltro in un giorno cruciale per il gruppo: quello stesso pomeriggio, infatti, nel Palazzo di Giustizia di Torino veniva emessa la sentenza nei confronti di Domenico Agresta detto “Nicù”, condannato peraltro a 5 anni, alla quale prendeva parte lo stesso Versaci.

Le scarpe in regalo per i detenuti

La cronologia degli eventi ricostruita dagli inquirenti è scandita da una serie di episodi significativi: l’incontro in un ristorante alle porte di Milano e il colloquio “privato” tra Versaci e Francesco Barbaro (cl. ’89), notati poi più tardi uscire dallo stesso locale insieme ad un soggetto non identificato e tale Giuseppe Monteleone, pregiudicato di Mileto – non indagato in questa inchiesta – già coinvolto nell’operazione “Missing” della Dda di Milano. Ma è attorno alle 23.40 che gli inquirenti, grazie alle intercettazioni, hanno acquisito elementi chiave per l’inchiesta. A Versaci, infatti, verranno consegnate delle scarpe destinate al detenuto Antonio Agresta (cl. ’60), zio proprio di Francesco Barbaro. Lo stesso Versaci avrebbe poi ricevuto un altro paio di scarpe destinate a Pasquale Michael Assisi, con la raccomandazione da parte di “Ciccio” Barbaro di salutare proprio Assisi. Versaci, dal canto suo, si sarebbe raccomandava con Barbaro di recapitare i suoi saluti al padre Rocco, detenuto dopo un lungo periodo di latitanza.  

L’esaltazione dei vecchi boss

Durante il viaggio di ritorno verso Torino, a bordo della propria Mercedes, Versaci e Basile discutono e analizzano quanto avvenuto durante la serata, focalizzandosi in particolare su alcuni dei presenti e non solo. A partire dallo stesso Monteleone, la cui presenza era stata accertata dalla pg all’uscita del ristorante, verso cui Versaci, in particolare, spendeva parole al miele, parlando di «un ragazzo, un signore che aveva un negozio» e che aveva acconsentito all’assunzione di Rocco Barbaro, papà di Francesco, nella sua attività di gommista a Buccinasco, in regime di affidamento in prova ai servizi sociali. Durante la conversazione, inoltre, i due «sottolineano l’educazione di Francesco Barbaro (cl. ’89)», con Versaci che continua esaltando la figura del papà Rocco, «paragonandolo in tutto e per tutto al rispettivo cognato, Antonio Agresta (cl. ’60)», come ricostruito dagli inquirenti e dalle intercettazioni della pg.  E, commentando ed elogiando i due cognati pluripregiudicati, riconosciuti universalmente ai vertici della ‘ndrangheta, non manca un accenno anche a “Pinuccio”, equiparato agli altri due anche se «un po’ più giovane». Secondo gli inquirenti, in questo caso il riferimento sarebbe a Giuseppe Grillo detto “Pino il cinghiale”, classe 1974, più giovane cognato, a sua volta, di entrambi. Grillo peraltro è considerato al vertice del locale di ‘ndrangheta di Platì, vantando uno strettissimo legame con il cognato Rocco Barbaro e con il nipote Francesco Barbaro (cl. ’89), tutti e tre coindagati proprio nell’operazione “Missing”. (g.curcio@corrierecal.it)

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