MILANO «Questo è quello che è venuto al centro sportivo, il vecchio, quello che voleva “parcheggiare Vittorio”». Scorrendo le foto sottoposte dai pm di Milano, Andrea Beretta, ex capo ultrà dell’Inter e finito in carcere nell’inchiesta “Doppia Curva” e per l’omicidio di Antonio Bellocco, riconosce così Domenico Morabito, soggetto classe ’55 di Bova Marina, ritenuto dagli inquirenti «un elemento di spicco della ‘ndrangheta calabrese attiva nelle zone joniche reggine».
L’episodio richiamato da Beretta è quello che aveva già illustrato nel primo verbale in cui aveva già fatto riferimento alla visita di 3 soggetti nel suo centro sportivo di Cambiago nell’hinterland di Milano, dicendo che «uno era Arduino, uno che frequenta gli Irriducibili, un calabrese che frequenta gli Irriducibili, un altro era un uomo che avevo visto a Milan, il cognato di Carlo Testa, e poi c’era un vecchio che loro mi dicono essere appartenente a una famiglia calabrese».
Vittorio Boiocchi noto come “lo zio” fu ucciso da due sicari in motocicletta sotto casa in via Fratelli Zanzottera la sera del 29 ottobre 2022. I due uomini misteriosi avevano i volti coperti da caschi integrali e indossavano abiti scuri e giubbotti con strisce blu sulle braccia. Secondo il racconto di un testimone, Boiocchi sarebbe andato loro all’incontro “Non farlo, non farlo”. Qualche mese prima rispetto al suo omicidio, Boiocchi fu arrestato per una tentata rapina, per come raccontato dal collaboratore di giustizia. E nell’ultimo verbale del 18 febbraio 2025, rispetto all’episodio, il pm Storari della Dda di Milano chiede a Beretta se fosse stato minacciato in qualche modo. «La presenza già, il modo in cui sono arrivati, i modi con cui si sono presentati, il linguaggio che usano», spiega Beretta che chiarisce ancora meglio: «Hanno un modo di parlare che con la parlata sembra che ti vogliono intimidire, capito? Hanno questo modo di fare, questo modo intimidatorio, anche come si posizionano sulla sedia». E ancora: «Io poi sono entrato sul discorso, ho detto “guarda che anche per Vittorio sto usando i soldi personali perché non è dentro per reati”, lui è uscito con “noi a Vittorio lo parcheggiamo”, in questo dialetto qua così». E quando il pm gli chiede cosa volessero da lui, Beretta replica: «Secondo me era una forma d’intimidazione per farmi spostare dal mio ruolo o trovare un accordo con me e tagliar fuori Vittorio. Invece…».
«Questi si spalleggiavano (…) insieme ad Arduino con gli Irriducibili», spiega ancora l’ex capo ultrà dell’Inter, e chiama in ballo anche Antonio Bellocco. «Lui è venuto un’altra volta a fare un appuntamento, a Pioltello, con Antonio Bellocco nel bar di fianco alla farmacia, e aveva parlato con Antonio però, perché dopo io in quel momento lì ho scaricato tutte queste robe qua, di questa gente qui…». E lo stesso Bellocco avrebbe poi confermato a Beretta: «(…) li abbiamo tipo “mandati a fare in c*lo”, in pratica volevano mettere becco nello stadio, non avevano mollato il discorso». Episodio che, secondo la ricostruzione di Andrea Beretta, sarebbe riconducibile a circa 7 o 8 mesi dopo l’arrivo di Antonio Bellocco a Milano, «verso l’inizio dell’estate del 2023, ricordo che eravamo in maglietta a maniche corte».
Beretta spiega ancora ai pm di aver incontrato l’uomo in un’altra occasione, all’uscita di un bar, mentre l’ex capo ultrà era «in compagnia dei ragazzi», «poi dopo quando è finito l’incontro, loro sono usciti dal bar, io sono arrivato da dietro “ah, ci sei pure?”, e m’ha salutato…». E ancora: «Ricordo che avevano due mezzi, avevano un X6, due mezzi neri, comunque due SUV loro, ma ricordo soprattutto l’X6 con targa tedesca». (g.curcio@corrierecal.it)
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