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«’Ndrangheta spot terribile per la Calabria. Noi la combattiamo non a parole ma creando condizioni di sviluppo»

Occhiuto alla conferenza nazionale sui beni confiscati: «Calabria capofila in sinergia col governo. Sì a una società “veicolo” per le aziende»

Pubblicato il: 10/03/2025 – 11:20
«’Ndrangheta spot terribile per la Calabria. Noi la combattiamo non a parole ma creando condizioni di sviluppo»

CATANZARO «A me piacerebbe che la Calabria potesse essere una regione capofila nella gestione e nell’utilizzo dei beni e delle aziende confiscati, grazie al contributo sinergico del governo, l’Agenzia per i beni confiscati, il sistema delle Prefetture e le forze dell’ordine, così dimostreremmo che lo Stato è più forte, e che solo lo Stato può garantire i diritti di tutti, a cominciare dai bambini». Lo ha detto il presidente della Regione Roberto Occhiuto, intervenendo alla seconda Conferenza nazionale sui beni confiscati in corso alla Cittadella: alla conferenza partecipano tra gli altri il sottosegretario all’Interno, Wanda Ferro, il vicepresidente della Regione con delega ai beni confiscati, Filippo Pietropaolo, e la direttrice dell’Agenzia nazionale, Maria Rosaria Laganà.

Il “danno reputazionale” causato dalla ‘ndrangheta

Occhiuto ha sottolineato come la Regione, nel proprio piano, abbia in programma investimenti per circa 45 milioni per l’utilizzo e recupero dei beni confiscati alle mafie attraverso il contributo dei Comuni. «Abbiamo previsto anche delle procedure che rendono più semplice questo utilizzo perché spesso molte di queste attività sono state frenate da un eccesso di burocrazia: forme di semplificazione che stanno dando buoni risultati». Occhiuto si è detto poi «molto riconoscente nei confronti del governo perché non ha smesso di guardare alla Calabria con grande interesse nella scelta dei livelli apicali delle forze dell’ordine. Quando si crea un rapporto sinergico tra il ministero, il governo nazionale e anche le forze di polizia, si può dimostrare che in Calabria è lo Stato più forte della ‘ndrangheta». «Io sono quotidianamente impegnato in una attività di attrazione di investimenti da parte di imprese nazionali e multinazionali. Posso dire che c’è un profondo pregiudizio in ordine alla possibilità di investire in Calabria, invece gli investimenti qui oggi sono quelli più sicuri». «La ‘ndrangheta – ha poi aggiunto Occhiuto – ha prodotto per la nostra regione un danno gravissimo, è stata uno spot terribile, in molti si sono convinti che in Calabria non sia possibile investire e, a volte, questo è diventato anche un alibi anche per chi ha governato questa regione, dimenticando forse che chi governa può lottare concretamente, operando e costruendo condizioni di sviluppo». «Oggi – ha sottolineato ancora Occhiuto – paghiamo un danno reputazionale, ma c’è un controllo molto stringente da parte delle forze di polizia e della magistratura». Secondo il governatore, poi, il danno maggiore che la ‘ndrangheta continua a fare in molte realtà «è antropologico perché spesso si continua a pensare che lo Stato sia meno forte dei poteri criminali. In questi tre anni ho fatto delle esperienze straordinarie insieme al sottosegretario Wanda Ferro, è stato molto bello quando abbiamo fatto implodere un manufatto costruito anche da 40 anni fa a Torre Melissa». «Ma – ha rimarcato Occhiuto – abbiamo fatto anche delle esperienze anche molto negative, quando per esempio abbiamo inaugurato una caserma dei carabinieri in un paesino della provincia di Reggio, in un bene confiscato alla ‘ndrangheta, con le finestre delle case vicine chiuse: in quell’occasione i bambini che hanno partecipato all’iniziativa provenivano da altri comuni. È un danno antropologico ed è per questo che è importante lanciare il messaggio: quello che la ‘ndrangheta ha costruito lo Stato lo toglie via e lo mette a disposizione dei calabresi».

Il “nodo” delle aziende confiscate

Secondo Occhiuto però c’è un altro ambito nel quale «invece lo Stato ha fallito e continua a fallire» ed è quello che riguarda le aziende confiscate alla mafia. «Non può accadere – ha detto – in una regione dove lo Stato vuole essere più forte dei poteri criminali, che ci sia un’azienda confiscata alla ‘ndrangheta che lo Stato fa fallire perché alimenta il danno antropologico. Come Regione ci stiamo muovendo, con il vicepresidente Pietropaolo abbiamo fatto una delibera per dare assistenza tecnica agli amministratori giudiziari, ma non basta. Quando si sequestra e si confisca una azienda, le banche chiudono i rubinetti del credito e quell’azienda fallisce ma forse sarebbe molto meglio se si creasse una struttura capace di fare una “due diligence” di questa azienda».
«Stiamo immaginando, ed è importante che ci sia il contributo anche da parte del governo nazionale, di investire anche risorse pubbliche. Abbiamo una finanziaria regionale, vorremmo costruire una società “veicolo” magari con una white list di imprese regionali e nazionali che possono gestire i centri turistici che altrimenti rischierebbero di diventare cattedrali nel deserto». Secondo il governatore, infine, «dobbiamo continuare a lavorare in questa direzione, tentando di risolvere anche i problemi che le istituzioni finora non hanno saputo risolvere».  (a. cant.)

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