RENDE Ne ha per tutti ma non fa nomi, solo riferimenti che però i rendesi – almeno quelli che masticano di politica – sicuramente capiranno. Nel giorno in cui i socialisti-riformisti prima (ore 16 hotel San Francesco) e i comitati poi (18 hotel President) si riuniscono, il candidato sindaco di Rende Luciano Bonanno affida a una lunga nota la riflessione sullo stato delle cose oltre Campagnano in vista del voto di fine maggio.
«C’era una volta tanti anni fa – esordisce Bonanno – un assessore all’urbanistica a Rende che ha cambiato 3.000 partiti politici dal PCI, ai DS, a Rosa nel Pugno, ad Italia dei Valori, al partito di De Magistris, in ultimo il Movimento Cinque Stelle e sicuramente me ne sarà sfuggito qualcuno, che nel 2006 dopo il suo mandato di assessore negli anni precedenti, si candidò a sindaco facendo una pessima figura e tradendo, non solo il figlio dei riformisti rendesi che lo fece “cristiano politico” con l’assessorato all’urbanistica stessa, ma anche la fiducia del grande Cecchino (il più grande politico che rende abbia mai avuto)».
«Sempre lo stesso assessore – scrive Bonanno – nel 2014 sostenne e fece eleggere al ballottaggio il sindaco uscente di questi ultimi anni, risultando decisivo, per poi oggi leggere sui giornali le critiche del suo operato degne del più grande “voltagabbana di sempre”, che nel 2019 candidato nuovamente a sindaco è stato sostenuto nelle sue liste dal centro destra di alcuni fratelli Gentile di Cosenza, per poi saltare al ballottaggio sul figlio dei riformisti rendesi e collezionando insieme a quest’ultimo l’ennesima sconfitta di due acerrimi nemici, che all’occorrenza diventano compagni di merenda. Un esperto insomma, sempre questo grande assessore di tanti anni fa, delle più grandi “confetture di marmellata” che rende abbia mai avuto, l’asso raccogli tutto della politica. A me sembra quel famoso giocatore delle tre carte napoletane, che con la sua pacatezza riesce ad incassare da tutte le parti, in ultimo “l’incarico politico per diverse migliaia di euro mensili conferito dal Movimento Cinque Stelle in Europa”…facendo finta che nessuno sappia niente, perché tutto ciò sarebbe veramente assurdo per i principi di quello stesso Movimento Cinque Stelle, che addirittura oggi a Rende si fa tirare le fila e dettare la linea politica da questo signore».
«Ma la più grande comica degna dei migliori commediografi di tutti i tempi, stile Pio e Amedeo, è quella che questo signore assessore ha fatto salire sul suo carro un’associazione politica a lui molto vicina da sempre, con sede all’Università degli Studi della Calabria, identificata con un filo di colore rosso acceso, che portò esplicitamente il Sì all’ultimo referendum per la costituzione sulla città unica, facilmente deducibile dalle interviste sui Tg locali del presidente di questa associazione», aggiunge il candidato sindaco.
«Capisco che questo ex assessore sia un amante della marmellata ai frutti di bosco, ma pur di occupare qualsiasi poltrona politica, è capace di confezionare marmellate miste. L’unica cosa che ha saputo fare questo assessore di tanti anni fa è un quartierotto, quello di via Maiorana, che non ha né testa né coda, che sembra un misto tra le favelas di di Rio de Janeiro e i quartieri spagnoli di Napoli con strade sinusoidali a vicolo cieco, senza un minimo di urbanistica, senza un minimo di verde, con i lampioni in mezzo alla strada, un agglomerato di palazzi che non rispetta l’idea iniziale di chi ha fatto Rende».
Infine l’appello ai rendesi: «Perdonatemi cittadini, ma non riesco a capacitarmi come sia possibile che tutta questa gente acculturata, con minimo due lauree a testa, vada ancora dietro questi personaggi come un gregge di pecore e proprio i loro figli devono andare fuori regione per trovare lavoro. Concludo dicendo che bisogna stare attenti, e tenere gli occhi aperti, perché in giro i mercenari della politica sono tanti, che anziché portare avanti progetti per Rende, portano avanti progetti per le proprie tasche, ed aggiungo offendendo la vostra intelligenza. Sempre più convinto di aver fatto la scelta giusta tenendomi lontano da tutti questi signori», conclude Luciano Bonanno.
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