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l’intervista del Corriere della calabria

La “rete” che collega Trieste a Villa San Giovanni, la rivoluzione gentile «di oltre 800 amministratori cattolici»

Una costituente di amministratori di ispirazione cristiana, ma non «chiamateci partito». Russo: «La nostra ambizione è più grande»

Pubblicato il: 16/03/2025 – 18:02
di Fabio Benincasa
La “rete” che collega Trieste a Villa San Giovanni, la rivoluzione gentile «di oltre 800 amministratori cattolici»

COSENZA Era luglio 2024 quando circa 80 amministratori cattolici si incontrarono, a margine della Settimana Sociale. Sul tavolo, entusiasmo e passione poi tramutati in progetti concreti. A distanza di mesi da quell’incontro, un vero e proprio appuntamento nazionale: “La rete di Trieste. Perfino più di un partito”, tenuto il 14 e 15 febbraio 2025 a Roma. Il titolo della manifestazione contiene mission e vision del progetto, che non intende porre le basi per la costituzione di un partito o di un movimento politico ma aprire al confronto ed alla partecipazione attiva e proattiva attraverso idee e programmazione.
A sintetizzare, sensazioni e proposte degli amministratori è Francesco Russo, ex parlamentare e attuale vicepresidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, intervistato dal Corriere della Calabria.

Come nasce la Rete di Trieste?

«La rete di Trieste nasce per un’autoconvocazione di alcune decine di amministratori a margine della settimana sociale che si è tenuta a Trieste lo scorso luglio in risposta all’invito di Papa Francesco a tutti i cattolici a ricominciare a prendersi a cuore la politica la buona politica, dimostrando che ne vale la pena. Per portare avanti delle buone idee, non per rivendicare privilegi o come dice ancora Papa Francesco “per aprire processi e non per occupare spazi”. Quei pochi amministratori sono diventati molti in pochi mesi, 800 persone che animano una chat e che si sono ritrovati (più di 400) a Roma nello scorso mese di febbraio per la loro prima assemblea nazionale. La rete nasce per rispondere a un bisogno semplice: essere meno soli. In questi mesi abbiamo riscoperto il piacere di parlare, di confrontarci e di trovare sintesi fra di noi anche se apparteniamo a schieramenti a partiti diversi. La settimana sociale ha detto con chiarezza che è necessario un impegno per superare la crisi della democrazia e della partecipazione. Il paradigma dei partiti del novecento, verticistica e piramidale è superato. In occasione delle consultazioni elettorali si reca al voto meno del 50% degli eventi diritto, e soltanto un italiano su 10 nell’ultimo anno ha preso parte a un’iniziativa di tipo politico. Dobbiamo prendere atto che le forme della politica novecentesca sono finite.
E crediamo che il contributo dei cattolici, ma non solo, che animano tante esperienze di volontariato e di buona socialità sui territori, oggi possano costituire una ricchezza capace di dare vita a un modo diverso di fare politica, strumenti come la rete, originali, innovativi e perfino “rivoluzionari”».

Nel claim si legge “Più di un partito”

«In tanti ci chiedono se vogliamo dar vita a un nuovo partito di centro, se finiremo per diventare la corrente di uno o dell’altro degli schieramenti, se saremo “la lobby dei vescovi“. In effetti, la nostra ambizione è più grande. Vorremmo dare vita a un luogo che faccia di nuovo amare, agli italiani, la politica come servizio al bene comune, che renda protagonisti i giovani a cui abbiamo deciso di dare un reale protagonismo perché solo loro possono spiegarci alcuni aspetti del presente e del futuro. La rete piace anche perché le persone trovano un clima e un approccio diverso da quello dei grandi partiti. Piace, ad esempio la scelta della trasversalità e dell’inclusione fra persone che militano in partiti e schieramenti diversi ma che confrontandosi su progetti concreti, scoprono di avere molte più cose in comune rispetto a quelle che li dividono. Vogliamo superare quella che il cardinale Zuppi ha definito una polarizzazione “guerreggiata“, una contrapposizione che ci impedisce di riconoscere le cose positive solo perché vengono proposte dei nostri avversari, e che allontana le persone che non accettano più la politica dei talk show gridati e delle tifoserie da curva sud. L’ambizione è quella di essere “perfino più che un partito”, anche perché non crediamo che la risposta di nuovi partiti o di nuove leadership sia più in grado di accendere gli entusiasmi degli elettori».

Quanti amministratori hanno aderito? E in Calabria?

«Come dicevo, a livello italiano sono già più di 800 e amministratori coinvolti. Sono diverse decine anche in Calabria, dove ho incontrato, ad esempio, l’esperienza di sindache coraggiose e intraprendenti che si spendono con generosità per il loro territorio non sempre facile. La rete è una bella testimonianza di una politica diversa, anche perché vede la partecipazione di molti piccoli piccolissimi amministratori per i quali la politica è davvero un servizio generoso, quasi gratuito e spesso invisibile. Proprio nella nostra assemblea nazionale ho portato l’esempio del sindaco di Camini. Non solo il suo successo nell’aver ripopolato un borgo quasi abbandonato, ma la generosità di un amministratore che non fa neppure un giorno di ferie all’anno e che raramente esce dal suo paese per non lasciare soli i cittadini del suo territorio. Questa è la politica che ci piace raccontare, e sono convinto che ripartendo da una classe dirigente che si dimostra capace di risolvere i problemi concreti dei cittadini si possa recuperare credibilità e autorevolezza. Per questo motivo nelle prossime settimane presenteremo contemporaneamente in tutti i consigli regionali e in centinaia di consigli comunali la nostra piattaforma programmatica che abbiamo elaborato insieme e siamo certi che riusciremo a rendere più visibile il lavoro di migliaia di amministratori generosi e sapremo raccontare una politica bella che magari non finisce sulle prime pagine dei giornali o in Tv ma “tiene in piedi” la parte migliore del Paese».

I calabresi a Trieste

Come conferma Russo, anche la Calabria è tra le protagoniste della rivoluzione gentile della “Rete”. Nella lista dei circa 400 amministratori radunati a Roma, alcuni hanno raggiunto la Capitale dalla nostra regione. Tra gli altri si segnala la presenza del consigliere della città metropolita di Reggio Calabria, Giuseppe Marino, della sindaca di Villa San Giovanni Giusy Caminiti, del sindaco di Camini Pino Alfarone, della sindaca di Roseto Capo Spulico Rosanna Mazzia, di Maurizio Misasi (figlio del leader Dc e ministro) presidente della Fondazione Misasi Ereditare la Terra, di Bianca Rende consigliera comunale di Cosenza e del rappresentante delle Acli, Pino Campisi. (f.benincasa@corrierecal.it)

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