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Catanzaro, la storia e la rivincita di Caserta. Cosenza, la resa e il tempo di Guarascio

Il derby di Calabria ha confermato la superiorità tecnica e organizzativa dei giallorossi e la decadenza senza fine della società rossoblù

Pubblicato il: 17/03/2025 – 7:26
di Francesco Veltri
Catanzaro, la storia e la rivincita di Caserta. Cosenza, la resa e il tempo di Guarascio

Un poker secco, che rilancia il Catanzaro verso la riconquista del quarto posto in classifica e condanna, forse definitivamente, il Cosenza alla retrocessione in C.
Il derby di Calabria giocato ieri allo stadio “Ceravolo”, ha raccontato due realtà pallonare lontanissime in questo momento storico, due modi diversi di intendere il calcio: da una parte un club capitanato dal presidente Floriano Noto che in questi anni è riuscito con intelligenza e idee a unire ed entusiasmare un territorio, dall’altra un patron, Eugenio Guarascio, sempre più solo e osteggiato dalla città bruzia.

Catanzaro, la storia e la rivincita di Caserta

Che il Catanzaro non fosse disposto a concedere assolutamente nulla a un Cosenza con l’acqua alla gola lo si era capito bene nel corso della conferenza stampa pre-partita di Fabio Caserta, ex allenatore rossoblù col dente avvelenato che, forse per la prima volta nella sua carriera, aveva messo a nudo i suoi sentimenti più profondi, parlando della pessima esperienza umana in riva al Crati.
Travolgendo i Lupi, il tecnico di Melito Porto Salvo si è preso una rivincita enorme, vincendo un derby che avrebbe dovuto essere combattuto e invece non ha avuto storia per merito dei suoi ragazzi, tornati a macinare gioco, gol e punti dopo l’inatteso pesante ko di Cremona. E, bisogna riconoscerlo, ancora una volta la scena se l’è presa soprattutto Pietro Iemmello, non a caso assente domenica scorsa allo “Zini”. Il capitano giallorosso e catanzarese doc, senza strafare ma dispensando colpi di genio e di categoria superiore in ogni zona del campo, con la sua rete ha messo immediatamente in discesa la partita dei suoi, poi bravi a travolgere un Cosenza col morale e i piedi sotto terra. Probabilmente un derby così perfetto non se lo sarebbero aspettati neanche i tantissimi tifosi presenti al “Ceravolo”, ieri sera più che mai tornati a sognare in grande. Oltre agli autori dei gol Iemmello, Pompetti, Bonini e Coulibaly, l’intera macchina ha girato alla perfezione. Certo, giudicare lo stato di salute di una squadra che affonda un avversario tanto fragile mentalmente e debole tecnicamente non è facile, ma la sensazione è che il Catanzaro quest’anno abbia la forza e i numeri per presentarsi ai playoff in condizioni migliori rispetto a un anno fa.

Crema: lo abbiamo detto sopra e lo ribadiamo (e non ce ne vogliano Fabio Caserta e il popolo giallorosso): Pietro Iemmello è il simbolo indiscusso del calcio catanzarese. Un attaccante fortissimo, sprecato per la B, che quando incontra il Cosenza sa esaltarsi come pochi, trascinando, oltre ai compagni di squadra, tutta la città. Rimarrà nella storia del Catanzaro per aver dato il via al poker di ieri e anche per come in questi anni è stato capace di vivere i derby contro il Cosenza: da capitano e tifoso. 
Amarezza: difficile trovare una nota negativa dopo un derby stravinto. Facendo un grosso sforzo, il pensiero corre al passato recente, allo scontro diretto di Cremona perso con lo stesso risultato con cui si è battuto il Cosenza. Una debacle che ha fatto perdere momentaneamente alla squadra giallorossa la quarta posizione in classifica. Ma il campionato è ancora lungo e tutto può succedere.

Cosenza, la resa e il tempo di Guarascio

Forse è giusto così. Perdere la partita più attesa dell’anno in un modo tanto umiliante, se da una parte fa soffrire il popolo cosentino, dall’altra può servire. Perché a questo punto del racconto horror, immaginare qualcosa di più spaventoso non è più possibile.
Il risultato del “Ceravolo” è la naturale conseguenza di sette anni di cadetteria vissuti dal Cosenza calcio da imbucato alla festa, senza prospettive e idee, in cui dignità e passione di una intera città sportiva, sono state letteralmente calpestate dalla società guidata da Eugenio Guarascio.
Il 4-0 del “Ceravolo” è solo la mazzata finale di questa ennesima stagione balorda del pallone a tinte rossoblù, in cui i disastri societari sono stati accompagnati da costanti decisioni scellerate, da una sciocca presunzione e patetici silenzi.
La prepotenza della proprietà alla fine ha portato a questa conseguenza scontata. E – qui torniamo all’inizio –, non è una consolazione, ma, forse, perdere il derby di Calabria in quel modo avvilente, può rivelarsi meno faticoso pensando al futuro. A quando, magari, qualcuno, come già avvenuto con altre società del passato, di fronte all’ennesimo periodo buio, avrà la tentazione di rimpiangere Guarascio e i suoi anni terribili di serie B.
Guarascio che a Catanzaro ha visto il suo impero (già crollato da tempo) crollargli nuovamente addosso. Guarascio che nel confronto con Floriano Noto, ancora una volta ne è uscito con le ossa rotte. Guarascio che ha mortificato una provincia non solo calcisticamente. Guarascio che di fronte all’evidenza, continua a far finta di niente o a non avere la percezione della realtà cupa e ostile che lo circonda.
Dopo la partita contro le Aquile, il sindaco Franz Caruso ha chiesto pubblicamente all’imprenditore lametino di farsi da parte. La sensazione è che quando quest’ultimo riconoscerà, soprattutto con sé stesso, che il suo tempo nel Cosenza calcio è finito da anni, sarà sempre troppo tardi.

Crema: l’immagine migliore del derby visto da Cosenza, non è di ieri ma del giorno precedente. La presenza di 1.500 tifosi sugli spalti del “San Vito-Marulla” prima della rifinitura della squadra del duo Belmonte-Tortelli, è stata la risposta migliore alla decadenza di chi dal 2011 ad oggi ha gestito come peggio non si poteva il calcio cittadino.
Amarezza: la partita contro il Catanzaro doveva essere quella della svolta per il Cosenza, anche perché non c’erano alternative alla vittoria. Ne è uscita fuori una tortura, in cui la differenza tecnica tra le due squadre è emersa in tutta la sua maestosità. Un 4-0 che equivale ad una resa definitiva, a un addio alla serie B che si avvicina inesorabile. Se non ancora matematicamente, da un punto di vista psicologico la terza serie è già realtà. (f.veltri@corrierecal.it)

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