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Il narcotraffico e il denaro investito all’estero. La «supremazia» della ‘ndrangheta nel mondo, mentre San Luca viene «lasciato morire»

L’identikit dei clan nella relazione della Commissione antimafia. Il denaro trasferito tramite corrieri cinesi e i legami con i cartelli sudamericani

Pubblicato il: 17/03/2025 – 10:54
di Mariateresa Ripolo
Il narcotraffico e il denaro investito all’estero. La «supremazia» della ‘ndrangheta nel mondo, mentre San Luca viene «lasciato morire»

ROMA Una «strutturazione su base familiare» che ha permesso alla ‘ndrangheta di radicarsi ed espandersi oltre i confini d’origine. «Fondata su solidi vincoli di sangue», l’organizzazione criminale, ha visto «ridotto fortemente le possibilità di «tradimento» da parte degli affiliati facendo sì che, quando lo Stato ha preso coscienza della sua pericolosità e ha iniziato a contrastare le cosche attraverso l’azione della magistratura e delle forze dell’ordine, ha potuto avvalersi solo marginalmente del prezioso contributo dei collaboratori di giustizia e ha, perciò, ricostruito solo gli aspetti più eclatanti di un ben più vasto ed insidioso fenomeno criminale». E’ l’identikit tracciato dalla Commissione parlamentare antimafia nella relazione che contiene analisi e conclusioni riguardo al caso del comune aspromontano oggetto di visita il 19 e 20 giugno scorsi. Documento in cui si parla anche di «una iniziale sottovalutazione della pericolosità della ‘ndrangheta e della gravità del suo operare», essendo diffusa una concezione della organizzazione calabrese come «fenomeno tipico dell’arretratezza», come «rozza e arcaica, rinchiusa in Calabria o perfino solo in Aspromonte nella monocultura dei sequestri di persona». Tutti elementi che hanno permesso alla ‘ndrangheta di imporre la propria supremazia «a livello mondiale» in particolar modo nel settore del narcotraffico. Nella relazione si fa riferimento a ingenti proventi reinvestiti in attività in Europa e nel mondo, mentre risulta palese – scrive la commissione – «all’esito della missione, la situazione di povertà in cui versa il comune di San Luca, dove non è alcuna traccia delle imponenti ricchezze movimentate dagli esponenti delle famiglie mafiose che vi risiedono né di iniziative imprenditoriali o del pur minimo investimento commerciale, immobiliare o di altro genere. Ciò sebbene, dalle informazioni fornite dagli auditi e dalle risultanze delle indagini svolte sul territorio, in tempi più recenti come negli anni passati, risulti evidente l’esistenza di un fortissimo condizionamento della vita del paese da parte delle cosche locali e l’interessamento di queste alle pur modeste disponibilità della amministrazione comunale e ad ogni settore di competenza dell’ente territoriale».

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La «supremazia» nel narcotraffico mondiale

Come emerso in numerose operazioni antimafia, una delle più importanti degli ultimi anni quella denominata “Eureka”, le cosche della fascia jonica reggina hanno dimostrato particolari interessi nel narcotraffico internazionale. Clan in grado di «interagire e stringere legami tanto con le omologhe articolazioni mandamentali del centro e della tirrenica, quanto con le altre organizzazioni criminali italiane e straniere, a cominciare dai cartelli sudamericani produttori di cocaina, con i quali le famiglie di San Luca hanno intessuto solidi rapporti perché ritenute interlocutori estremamente affidabili, in termini criminali». Un’operazione che ha fornito un quadro paradigmatico del modus operandi della ‘ndrangheta di San Luca, rendendo – scrive la Commissione antimafia – «palese la supremazia di questa a livello mondiale nell’ambito del traffico illecito di sostanze stupefacenti e rivelando il carattere «glocal» della ‘ndrangheta, fortemente radicata nelle aree tradizionali e, in egual modo presente nel mondo: articolazioni operative delle più influenti ‘ndrine del piccolo paese aspromontano (Strangio, Nirta, Mammoliti, Pelle) sono state rilevate sul territorio nazionale e oltreconfine in Brasile, Australia, Portogallo, Belgio, Germania, Spagna, Francia, Romania e Slovenia».

L’enorme potere economico e gli investimenti all’estero

Le indagini hanno dimostrato come i clan siano stati in grado di riciclare nell’economia legale di Paesi esteri milioni di euro proventi dal narcotraffico. Nella relazione si parla dell’«enorme potere economico delle cosche calabresi, connesso al ruolo egemone che esse rivestono nel traffico internazionale degli stupefacenti». Durante le audizioni il Comandante provinciale della Guardia di Finanza ha evidenziato che «negli ultimi quattro anni sono state sequestrate nel porto di Gioia Tauro 50 tonnellate di cocaina e ha aggiunto che le organizzazioni calabresi acquistano la sostanza stupefacente direttamente dai produttori sudamericani al prezzo di 1000 euro/kg per poi immetterla sul mercato a cifre trenta volte superiori, conseguendo imponenti guadagni». E ancora: «le somme di denaro vengono trasferite dalla Locride verso l’estero per mezzo di corrieri cinesi, in molteplici tranche da 500.000 euro, importi modesti per i livelli d’affari del sodalizio ma così determinati per evitare ingenti perdite in caso di controlli». Il pagamento delle transazioni illecite – ha dimostrato l’inchiesta “Eureka” – avveniva mediante forme occulte di pagamento, realizzate attraverso i contatti di esponenti del sodalizio con cittadini di diverse etnie (cinesi e albanesi) dediti, anche in forma organizzata, al trasferimento di ingenti somme di denaro in modo clandestino e non tracciato (c.d. pick up money). «Elevatissimi proventi», che non sono neanche in minima parte investiti nel comune aspromontano, «lasciato morire dal punto di vista economico» e che vengono, invece, impiegati nei più svariati settori dell’economia nazionale e nell’acquisto di immobili e attività commerciali (gelaterie, ristoranti) in altre parti d’Italia e soprattutto all’estero (in Paesi come la Germania, i Paesi Bassi, il Belgio e la Spagna).

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