ROMA «Non se questa è la vostra Europa ma certamente non è la mia». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni alla Camera, che in conclusione della sua replica dopo la discussione sulle sue comunicazioni in vista del Consiglio Ue, ha citato alcuni passaggi del Manifesto di Ventotene, rivolgendosi alle opposizioni, in una fase in cui c’è stata bagarre in Aula. «Non mi è chiarissima neanche la vostra idea di Europa, perché nella manifestazione di sabato a piazza del Popolo e anche in quest’aula è stato richiamato da moltissimi partecipanti il Manifesto di Ventotene: spero non l’abbiano mai letto, perché l’alternativa sarebbe spaventosa», ha esordito in questa risposta Meloni, “contenta” di “citare testualmente” alcuni passaggi del testo scritto nel 1941 da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi. Dopo queste dichiarazione della premier, caos e grida dai banche del Pd.
«Qui è accaduto un atto grave – ha detto il Dem Federico Fornaro rivolgendosi a Fontana – il Manifesto di Ventotene è l’inno dell’Europa federale contro i nazionalisti che hanno prodotto due guerre e usare in questa maniera il Manifesto è inaccettabile. Noi siamo qui grazie ad Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni e siamo qui in questo Parlamento grazie a questi uomini che non possono essere insultati, derisi. Non si può fare la caricatura, è inaccettabile». A protestare anche Marco Grimaldi di Avs e Alfonso Colucci di M5s che ha sottolineato: «Vergogna, non c’è più spazio per il fascismo». Parole che hanno fatto alzare ancora la tensione. L’acme si è però raggiunto quando Matteo Richetti ha nuovamente citato la parola fascismo e a quel punto Galeazzo Bignami dai banchi di FdI ha gridato: «Ma basta!!». La seduta è stata sospesa con i parlamentari di entrambi gli schieramenti in piedi e che urlavano verso i banchi opposti.
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