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‘Ndrangheta, il boss Sarino Battaglia e i Piscopisani: la “guerra” per rimpiazzare i Mancuso

Con la sentenza della Cassazione diventa definitiva la sua condanna a 28 anni di carcere. Le parole di Moscato e la “guerra” ai Mancuso

Pubblicato il: 19/03/2025 – 19:05
‘Ndrangheta, il boss Sarino Battaglia e i Piscopisani: la “guerra” per rimpiazzare i Mancuso

VIBO VALENTIA «Battaglia è Battaglia». Raffaele Moscato, pentito appartenente al gruppo dei Piscopisani, aveva sintetizzato così l’elevata caratura criminale di Rosario Battaglia, imputato nel processo Rimpiazzo contro il clan di Piscopio. Una caratura criminale riconosciuta ufficialmente anche dai giudici della Corte d’appello che lo avevano condannato a 28 anni, sentenza ieri confermata e diventata definitiva con la sentenza della Cassazione. Insieme alla sua, altre 13 condanne sono state confermate, mentre 5 sono stati gli annullamenti. Pena immutata per Rosario Battaglia, ritenuto al vertice e copromotore della ‘ndrina che dalla frazione di Vibo ha provato ad espandersi su tutto il territorio provinciale, fronteggiando con la volontà di “rimpiazzarlo” il potente clan Mancuso.

La guerra con i Mancuso e i rapporti con i Tripodi

Propositi che si sono scontrati con la forza militare del clan di Limbadi, dopo una violenta guerra che aveva visto coinvolti anche i Tripodi di Portosalvo, alleati con i Piscopisani, e i Patania di Stefanaconi, legati ai Mancuso. Tra i protagonisti proprio Rosario Battaglia alias “Sarino”, che «si è cresciuto con il cugino Salvatore Tripodi dalla parte della moglie», come riferito dal collaboratore di giustizia Raffaele Moscato, al vertice del locale di Piscopio prima di pentirsi. Sulla posizione di Battaglia fondamentali proprio le dichiarazioni di Moscato: «Battaglia è Battaglia, non ha ruoli» aveva risposto ai magistrati. In particolare, inquadrandone il ruolo nello spaccio di droga: «Ricevevo la sostanza da spacciare da Battaglia Rosario, da Michele Fiorillo, da Rosario Fiorillo, sempre, da Sacha Fortuna sempre, da Davide Fortuna sempre (…) è successo un migliaio di volte, è sempre successo, quindi o andavo io a Piscopio e me la prendevo».

La caratura criminale di Rosario Battaglia

Appartenente alla “società maggiore” e “mastro di giornata”, Rosario Battaglia avrebbe anche avuto importati rapporti con le cosche reggine di ‘ndrangheta, in particolare con i Commisso di Siderno. «Se io dovevo fare dalla A alla Z lo facevo tranquillamente per Battaglia Rosario» ha riferito Raffaele Moscato in altri verbali, inserendolo nella “triade” alla guida del clan insieme a Michele e Rosario Fiorillo. «Avevano proprio le posizioni… diciamo militarmente erano loro ed anche nel senso di estorsione, tutto era loro». Anche Andrea Mantella e Bartolomeo Arena hanno riferito sulla gestione della droga e sul ruolo di Rosario Battaglia, con il quale Arena aveva un rapporto particolare «proprio in virtù del fatto che era il nipote di Fortunato Mantino e diciamo è stato l’unico dei Piscopisani con cui ho mantenuto sempre ottimi rapporti nonostante quei dissidi che li hanno visti contrapposti con i miei cugini». Dopo la condanna, diventata definitiva con la sentenza di ieri, Rosario Battaglia dovrà ora affrontare il processo scaturito dall’operazione dello scorso maggio, in cui fu destinatario di un’ulteriore ordinanza di arresto. A “sarino” viene contestato un ruolo negli omicidi di Mario Longo, Michele Palumbo e Massimo Stanganello, oltre al tentato omicidio di Rocco Bellissimo, Nicola Bellissimo, Cosmo Pistininzi e Pietro Pasquale Cannatelli. (ma.ru.)

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