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Il mondo torna a parlare di aviaria

Il virologo Maggi: «Preoccupa la circolazione negli animali»

Pubblicato il: 25/03/2025 – 16:21
Il mondo torna a parlare di aviaria

ROMA Mentre l’amministrazione del presidente Donald Trump cerca di abbassare i prezzi alle stelle causati dall’influenza aviaria, anche in Italia si torna a parlare del virus. «Stiamo osservando un fenomeno di forte diffusione a livello internazionale del virus H5N1 in tante specie animali, soprattutto mammiferi. E’ un dato interessante dal punto di vista scientifico, ma anche un campanello d’allarme perché questa circolazione produce delle mutazioni che devono destare attenzione e sorveglianza, che va intensificata»: a fare il punto per l’Adnkronos Salute è il virologo Fabrizio Maggi, direttore del Dipartimento di Epidemiologia clinica, diagnostica e ricerca preclinica dell’Inmi Spallanzani di Roma

«Diagnosi tempestiva e rapida»

«In realtà quelli che stanno circolando sono ceppi diversi di H5N1 rispetto alle segnalazioni registrate in tanti Paesi, non sono tutti collegabili. Oggi, rispetto ai sintomi del virus e della sua evoluzione, soprattutto dove porterà non lo sa nessuno e ci vorrebbe la palla di vetro. Sappiamo che più circola nei mammiferi e più aumenta il rischio rispetto alle mutazioni. Allo Spallanzani – spiega Maggi – ci stiamo occupando della parte umana dell’H5N1, abbiamo sviluppato sistemi di diagnosi tempestiva e rapida per rilevare la presenza del virus in campioni umani. E poi lavoriamo come laboratorio di riferimento del Lazio sul sequenziamento dei campioni, da poco abbiamo partecipato ad una simulazione di epidemia. Oggi i test di diagnosi sull’H5N1 ci sono, non sono tantissimi a livello commerciale e noi cerchiamo di alimentare ‘in house’ lo sviluppo di test aggiornati con nuove sequenze».

Il caso nel Regno Unito

L’ultimo caso riguardo all’aviaria è il latte infetto di una pecora risultata positiva nel Regno Unito. Il pericolo che spaventa il mondo è che ci sia la diffusione interumana? «Non è detto che si verifichi una trasmissione interumana – risponde Maggi – ma è chiaro che vorremmo evitare di correre questo rischio». Oggi quali armi avremmo contro l’H5N1? «Ci sono, ma un po’ spuntate – osserva il virologo – Abbiamo i vaccini e gli antivirali. Probabilmente per i primi si dovrà andare nella direzione di vaccini sulla piattaforma a mRna autoreplicanti, ancora più immunogenetici e con una protezione migliore. Sull’altro fronte, gli antivirali, già esistono, ma sono molto costosi e c’è un filone di nuovi trattamenti in fase di sviluppo che agiscono su varie porzioni di virus”.

In Italia il peggio è passato

Anche l’influenza aviaria ha una sua stagionalità e in Italia sono ormai «quasi due mesi che non si registrano più focolai» in allevamento. Il Veneto è stata la regione italiana più colpita, ma il peggio è passato: «Anche quest’anno le strategie di eradicazione hanno funzionato e attualmente la malattia non è più presente nel nostro territorio» dice a La Zampa Calogero Terregino, direttore del Laboratorio di referenza nazionale ed europeo per l’influenza aviaria dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, in riferimento alle galline ovaiole colpite dall’aviaria. «Si calcola che sono state circa 4 milioni le galline ovaiole coinvolte nei casi di influenza aviaria questo inverno, ma i numeri precisi li ha il Ministero della Salute che sta procedendo con conteggi per i rimborsi agli allevatori colpiti».
Gli aumenti dei prezzi ci sono stati anche in Italia e in Europa, dove non si sta verificando la stessa crisi americana: i prezzi medi delle uova – dati Ismea – sono aumentati fra il 10 e il 12% rispetto allo scorso anno, mentre per le galline intere si è superato il 30%. Aumenti dovuti non solo all’aviaria, ma anche ad altri fattori come mangimi, costi di energia e gestione.

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