CATANZARO «La separazione delle carriere è una riforma che concretizza fortemente il rischio di assoggettamento della magistratura al potere esecutivo». «Non c’è alcun pericolo che la magistratura finisca sotto il potere dell’esecutivo». All’Università di Catanzaro si concretizza plasticamente la diversa concezione della magistratura e dell’avvocatura sulla riforma della giustizia e in particolare sul tema della separazione delle carriere. Tesi contrapposte a confronto nel corso del dibattito dal titolo “La separazione delle carriere, analisi e prospettive sul Ddl costituzionale numero 1917, dibattito che ha coinvolto esponenti della magistratura, del mondo forense e del mondo accademico.
Critiche alla riforma della giustizia e alla separazione delle carriere arrivano dal presidente della sezione Anm di Catanzaro, Giovanni Strangis: « E’ bene chiarire che da parte nostra non si tratta di difendere diritti di categoria, non è in discussione il nostro stipendio, le nostre ferie o le nostre condizioni di lavoro. Quello che diciamo da diverso tempo, con tante iniziative, non ultima lo sciopero del 27 febbraio, è che con la riforma si tende a scindere la figura del pubblico ministero introducendo culturalmente una forma di controllo sul pubblico ministero da parte dell’esecutivo e anche del potere legislativo. La separazione delle carriere è una riforma che concretizza fortemente questo rischio di assoggettamento e di una minore indipendenza del pubblico ministero che equivale ad una minore indipendenza del giudice. Il confronto con il governo dopo lo sciopero non ha prodotto mutamenti nella rotta perseguita e l’Anm mantiene ferma la propria posizione. Certamente – aggiunge Strangis – l’incontro con il governo è stata un’occasione da valorizzare perché dove c’è dialogo dove c’è incontro certamente è un fatto positivo, quello che riteniamo necessario però è che con una riforma costituzionale come quella sulla separazione delle carriere il confronto non sia soltanto da ricercare sporadicamente ma sia un metodo che porti poi a maturare un testo di legge il più condiviso possibile».
Di diverso avviso invece Valerio Murgano, componente della Giunta nazionale dell’Unione delle Camere penali italiane: «Se il processo è quel luogo che serve per accertare se un reato è stato commesso o meno necessariamente il giudice deve essere un soggetto terzo rispetto all’accusatore e quest’ultimo posto in condizioni di assoluta parità con il difensore. Per questo motivo noi riteniamo che la riforma della separazione delle carriere è in grado di riequilibrare l’assetto costituzionale del giusto processo. In generale per quanto riguarda la riforma – spiega Murgano – noi riteniamo che sia la migliore possibile: ad esempio anche quella del sorteggio al Csm è una riforma necessaria visto che purtroppo il sistema correntizio ha creato tutte quelle problematiche che ben conosciamo. Anche un sorteggio temperato cioè una preselezione di coloro che dovrebbero essere poi sorteggiati per andare a comporre il Csm non garantirebbe la fine delle torsioni che purtroppo si sono verificata. Si tenga conto che per esempio Giovanni Falcone Quando si è candidato per andare alla guida della procura di Palermo perse 14 a 4 proprio perché di quelle correnti non ne faceva parte». (a. c.)
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