MILANO La contestazione che ha fatto la Procura di Milano sull’omicidio di Antonio Bellocco (cl. ’88) e componente del direttivo della curva Nord interista «è del tutto inadeguata e noi ci opporremo alla possibilità per Beretta di chiedere l’abbreviato, perché a nostro giudizio gli vanno contestate le aggravanti della premeditazione, dei motivi abietti e della crudeltà, che sono da ergastolo e con processo in Assise». Lo ha detto Antonio Ingroia, l’ex pm antimafia e ora legale della vedova di Antonio Bellocco, il rampollo dell’omonimo clan di ‘ndrangheta ucciso lo scorso settembre a Cernusco sul Naviglio, nel Milanese, per mano dell’ex capo ultrà dell’Inter – ora collaboratore di giustizia – Andrea Beretta. Si tratta di uno dei filoni della maxi-udienza nata dall’inchiesta “Doppia Curva”, davanti al gup del Tribunale di Milano Rossana Mongiardo. Oggi il procedimento è stato stralciato e rinviato al 15 aprile per una mancata notifica alla madre di Bellocco, detenuta al 41bis e anche lei parte civile.
Intanto Ingroia ha già annunciato che si opporrà anche alla riunione, il 15 aprile, del procedimento per l’omicidio con tutti gli altri filoni, su cui va avanti l’udienza di oggi davanti alla gup Mongiardo. «Sull’omicidio c’è una confessione e va trattato a sé stante, è slegato dal resto», ha detto il legale. Omicidio che Beretta ha commesso, stando al suo racconto, perché temeva di essere fatto fuori da Bellocco, il quale, a suo dire, aveva allargato le pretese sugli affari della Curva Nord.
E a chi gli ha chiesto come possa un “paladino antimafia” rappresentare i familiari di uno ‘ndranghetista, Ingroia ha risposto: «Io sono ancora un simbolo dell’antimafia e questa costituzione di parte civile è molto simbolica, perché c’è una giovane donna a cui è stato ucciso brutalmente il marito, padre di famiglia, e le vicende giudiziarie che riguardavano lui non possono riguardare moglie e figli». E ancora: «Mai come in un processo del genere, in cui sono in ballo cittadini di una terra dimenticata come la Calabria, è importante dare dei segnali di ritorno di fiducia nella giustizia». La Procura milanese, invece, «ha usato la mano leggera nei confronti di Beretta – ha aggiunto l’ex pm – non è un modo di fare avvicinare alla giustizia i cittadini». Beretta ha scelto di collaborare dopo l’arresto per l’omicidio e quello per associazione per delinquere. «I collaboratori – ha detto Ingroia – hanno diritto alla attenuante specifica, ma non hanno diritto allo sconto sulle aggravanti, non si può patteggiare il capo di imputazione, ritengo che la Procura non abbia inteso farlo, ma il risultato è che la contestazione è inadeguata ed è un tema che affronteremo nella prossima udienza». (redazione@corrierecal.it)
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