CATANZARO Sono stati assolti «per non aver commesso il fatto» i tre imputati nel processo per l’omicidio dell’avvocato Torquato Ciriaco, ucciso in un agguato a Maida l’1 marzo del 2002. Si tratta di Vincenzino Fruci, Giuseppe Fruci e Francesco Michienzi, i primi due condannati a trent’anni di reclusione con la prima sentenza. La Corte d’Assise di Appello di Catanzaro si è nuovamente espressa assolvendo tutti gli imputati. Il procuratore generale aveva chiesto la conferma della pena, con la condanna annullata con rinvio in Cassazione. Gli imputati sono stati difesi dagli avvocati Giuseppe Spinelli ed Anselmo Torchia per Vincenzino Fruci, dagli avvocati Sergio Rotundo, Luca Cianferoni ed Alice Massara per Giuseppe Fruci e l’avvocato Conidi per Francesco Michienzi.
Era il 1 aprile del 2002 quando all’altezza del bivio “Due Mari” di Maida un commando affiancò il fuoristrada a bordo del quale viaggiava l’avvocato lametino Torquato Ciriaco, crivellato a colpi di fucile caricato a pallettoni. Secondo le indagini condotte dalla Dda di Catanzaro, Torquato Ciriaco era stato condannato a morte dal cartello ‘ndranghetista costituito dal clan Anello di Filadelfia e i fratelli Fruci di Acconia di Curinga. In particolare, Tommaso Anello, fratello dello storico boss Rocco Anello di Filadelfia avrebbe ordinato l’omicidio dell’avvocato Torquato Ciriaco il quale avrebbe curato per conto di un suo cliente (un grosso imprenditore edile di Lamezia Terme) l’acquisto di una cava nel territorio di competenza mafiosa del clan Anello che la cosca voleva invece finisse ad un imprenditore già soggiogato. A svelarne i retroscena era stato il pentito Francesco Michienzi, soggetto legato ai fratelli Fruci e facente parte del clan Anello-Fruci, in un interrogatorio reso il 17 gennaio del 2007 al pm della Dda Gerardo Dominijanni.
Dure le critiche dei familiari di Ciriaco nei confronti della decisione della Corte d’Appello: «Adesso – scrivono le sei figlie di Ciriaco, Teresa, Francesca, Laura, Eugenia, Maria Chiara e Giuli – diteci chi è stato se non sono stati loro. Questi ‘signori’ sono riusciti a farla franca e ancora una volta dopo un’accusa per fatti di sangue rimangono impuniti. Non ci sono mai abbastanza prove. Un altro caso di giustizia negata! Nostro padre non è stato strappato alla vita da un uomo invisibile ma da menti criminali che sapevano quello che facevano. Nostro padre non è stato ammazzato da un pazzo qualunque ma dalla cosca Anello-Fruci che ha voluto levare di mezzo un avvocato integerrimo e pertanto scomodo. Basta. Basta con le prese in giro. Basta con le favole di giustizia. Basta». «Tu Stato – concludono le figlie dell’avvocato Ciriaco – non parlare più di giustizia perché non sai cosa vuol dire visto che l’hai sepolta da tempo. Sempre indignate».
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