LAMEZIA TERME «C’è un mio cugino di mezzo che ha messo i cavoli suoi dentro e mi ha detto “oh hanno questo problema, pensi che possiamo risolverlo?” “provo” questo è tutto il discorso, sennò non partivo da Reggio Calabria a rompermi i co**ioni dietro la Fenice». Non usa troppi giri di parole Annunziatino Romeo per tutti “Marco”, classe 1964 di Platì, arrestato per violenza privata e indagato per tentata estorsione con l’aggravante del metodo mafioso su richiesta della Dda di Milano che ha condotto una nuova indagine. All’altro capo del telefono c’è l’imprenditore Luca Motterlini, amministratore della “G&G Costruzioni”. Romeo, infatti, era stato chiamato in causa da Carmine Gallo, l’ex superpoliziotto deceduto nelle scorse settimane, per una “mediazione” commissionata dall’imprenditore romano classe ’67, Lorenzo Sbraccia, per il quale il gip ha respinto la richiesta di arresto. Quest’ultimo, infatti, subentrato alla guida della Fenice, aveva deciso di «interrompere i pagamenti dello stato di avanzamento dei lavori, compresi quelli già emessi» e intenzionato a concedere al massimo 8 milioni di euro a fronte dei 35 previsti.
Nella prima conversazione, dunque, Romeo non rivolge alcuna minaccia né intimidazioni dirette. Gli inquirenti acquisiscono però altri dialoghi successivi tra Romeo e Gallo, tenendosi costantemente aggiornati su una “mediazione” comunque resa difficile per la probabile intromissione, dall’altra parte, di un altro soggetto sospettato di appartenere anche lui a qualche famiglia di ‘ndrangheta, «Di Grillo, Grillo, Mancuso, sta gente qua… Mazzeo», comunque delle zone di Pizzo. A Romeo, quindi, viene in mente di “intervenire” sulle presunte coperture, chiamando in causa Giuseppe Trimboli. Nonostante l’iniziale ottimismo, la trattativa non si sblocca per una sostanziale “chiusura” del creditore. Siamo a maggio 2023 e, nei successivi mesi di giugno e luglio mentre proseguono le intercettazioni sul filone di indagine legato alle attività di dossieraggio della “Equalize”, non vengono più captate conversazioni sul tema della trattativa, tanto da avere indotto la pg inquirente a ritenere che la vicenda si fosse chiusa con il fallimento della mediazione. Ad agosto, però, il tema torna d’attualità con una telefonata tra Gallo e l’imprenditore Sbraccia.
A questo punto sarebbe entrato in scena un altro indagato, Buccarelli che, secondo l’inchiesta «avrebbe avuto un ruolo di raccordo con i Barbaro», chiamati in causa anche loro dopo un incontro che sarebbe avvenuto in Calabria. Informato da Gallo, Sbraccia non nasconde a questo punto una certa preoccupazione «evidentemente riconoscendo la fama delinquenziale dei nomi citati», secondo l’accusa, temendo anche la situazione potesse sfuggirgli di mano. «(…) non vorrei essere mandante di una cosa brutta, cioè stiamo a parlare del boss di Platì!». Timori fondati vista l’evoluzione della vicenda. Romeo, dopo l’arrivo sulla scena dei Barbaro, risponde ad un altro “centro decisionale” dal quale acquisire «l’autorizzazione un approccio più incisivo ed esplicitamente minatorio nei confronti delle vittime», al di là della volontà dell’imprenditore romano. Un filo conduttore che porta direttamente in Calabria, nonostante le rassicurazioni di Gallo. (g.curcio@corrierecal.it)
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