ISOLA CAPO RIZZUTO Un giro d’affari di oltre 300 mila euro al mese, il dominio dei Papaniciari e l’insofferenza della cosca. Nell’inchiesta Folgore-Blizzard gli inquirenti ricostruiscono gli interessi dei clan crotonesi nel settore del gaming, una vasta rete illegale di macchinette gestite dalla ‘ndrangheta e che frutterebbe centinaia di migliaia di euro sulla sola Isola Capo Rizzuto. L’operazione, scattata lo scorso 12 marzo, ha portato all’arresto di 17 persone, per lo più legate al clan Arena. Tra gli arrestati spiccano le figure di Antonio Bruno e Luigi Masciari, quest’ultimo ritenuto figura di riferimento per la cosca al Nord, ma che avrebbe avuto anche interesse ad entrare nel giro d’affari intorno alle macchinette di Isola.
In una conversazione di Masciari, con altri due soggetti nel 2022, emerge l’interesse nel settore sul territorio di Isola Capo Rizzuto, sul quale però ne manterrebbe la gestione la cosca Megna. Una vasta rete di macchinette illegali da piazzare in bar e locali, specie quelle utilizzabili con monete, facendo così leva sul gioco d’azzardo per cui molte persone spesso incorrono nella ludopatia. Nei confronti dei Megna, rilevano gli inquirenti, emerge «non poca insofferenza», tanto da lamentarsi del fatto che i «cristiani si arricchivano con i milioni di euro all’Isola». In maniera più esplicita sottolineavano come i soldi delle macchinette fossero un provento di cui beneficiavano «i Papaniciari», quantificando poi i ricavi «in 300-400 mila euro al mese». Lo “sconfinamento” dei Papaniciari, forse avvenuto sulla base di un accordo con gli Arena, non era comunque ben visto dagli interlocutori, che reputavano «non più attuali gli accordi originari per spartire il settore delle macchinette». Con un azzardato paragone alla Sicilia nell’epoca di Cosa Nostra, veniva sottolineato come «Papanice fosse una sorta di nuova Corleone, che stava influenzando Isola Capo Rizzuto alla stregua di quanto accaduto per la città di Palermo».
Passato un certo periodo di tempo, Masciari avrebbe manifestato ulteriormente l’interesse nel gaming, sottolineando che «se avesse reperito la piattaforma avrebbe estromesso tutti dal territorio», illustrando poi quello che poteva essere l’alto guadagno. Le macchinette sarebbero state così installate nei bar riconducibili alla cosca, senza così dare fastidio ad altri gruppi, anche se «ad oggi gli altri stavano facendo abusi». Per Masciari però «non era opportuno toccare i Papaniciari, prima di indirizzare le attenzioni nei confronti del capo», mentre se qualcuno si fosse intromesso negli affari «lo avrebbe affrontato con le armi». (ma.ru.)
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