REGGIO CALABRIA La legge dei numeri. La forza dei numeri. L’ultima seduta del Consiglio regionale registra la granitica compattezza della maggioranza di centrodestra, che dopo una fase di appannamento e di sfilacciamenti assortiti fornisce una prova di forza e di unità e rilancia la sua azione proiettandosi già alle prossime elezioni regionali. Era ampiamente previsto alla vigilia, il fatto che stavolta, dopo i due rinvii di novembre e di pochi giorni fa, la maggioranza si sarebbe presentata nel suo organico completo per raggiungere il quorum dei 2/3 necessari per approvare le leggi sulle nuove società in house. Era previsto ma forse non scontato. Ieri c’erano tutti, ad approvare queste ultime riforme del “sottogoverno” nei campi del digitale e dell’energia: alla fine sarebbe risultato ininfluente anche l’”aiutino” arrivato da qualche banco della minoranza, aiutino comunque sempre bene accetto evidentemente. Intanto, con l’ok alla ReDigit la maggioranza di centrodestra ha chiuso anche una casella interna, visto che la legge istitutiva della società regionale del digitale era molto sollecitata da Fratelli d’Italia, e in più ha dato un segnale anche ad Azione, che a sua volta “griffava” di fatto la legge sull’Agenzia per l’energia.
Ma la lettura politica di una seduta connotata dalla performance muscolare della coalizione di governo non si ferma solo al “sottogoverno”, perché il centrodestra ieri ha lanciato un “ponte” – e uno sguardo – sulle prossime elezioni anche sul tema delle autoriforme, con l’introduzione della figura del consigliere regionale “supplente”: sul punto forse non ha torto il centrosinistra nel sostenere che il centrodestra aveva la necessità di sistemare i propri equilibri interni, ma questo non cambia la sostanza delle cose perché comunque il centrodestra adesso raggiunge l’obiettivo di motivare ancora di più i propri futuri candidati. E secondo i “bene informati” la partita delle autoriforme potrebbe essere finita qui, e anche per questo si può appunto parlare di un Consiglio regionale “elettorale”. La maggioranza ha deciso di ritirare la proposta di modifica statutaria per introdurre un limite al numero degli assessori esterni, un ritiro – si dice da fonti accreditate della coalizione – dettato dalle perplessità del presidente della Regione Roberto Occhiuto e anche però di qualche segretario/coordinatore regionale di partito. Ma il ritiro – si fa intendere dalle stesse fonti – avrebbe una motivazione politica ma anche “tecnica”, nel senso che mettere un “tetto” al numero degli assessori esterni avrebbe configurato di fatto una compressione delle prerogative del governatore e tra l’altro si sarebbe potuto giustificare solo con una modifica della forma di governo regionale. Anche per questo dunque resta tutto come prima, così come la strada per ulteriori autoriforme – con riferimento essenzialmente alla legge elettorale – in realtà sembra ormai sbarrata. L’opposizione di centrosinistra, soprattutto il Pd, ha lanciato un appello a confrontarsi in futuro e qualche esponente della maggioranza si è detto pronto a raccogliere l’appello, ma per i più avveduti osservatori politici questa mano tesa è stata giusto un “contentino” che non avrà effetti conseguenti. Da tempo nella segreteria del Consiglio regionale giacciono proposte di matrice democrat sul disgiunto e sull’abbassamento della soglia di sbarramento, ma sono due temi che il centrodestra notoriamente non ama e su cui difficilmente accorderà al centrosinistra qualcosa in più di qualche “gruppo di lavoro” che potrebbe portare a qualche modifica dello Statuto ma nulla in più. Con buona pace di un centrosinistra che con tutta la buona volontà appare sempre più confinato in un angolino di Palazzo Campanella. (a. cant.)
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