ROMA Il piano di riarmo europeo scompagina, mescola le carte, confonde i piani. In Europa si sono di nuovo spaccati sia il centrosinistra – in due – sia il centrodestra, con tre diverse posizioni. Non è una novità. Ma il susseguirsi dei voti rafforza la sensazione di fratture ormai cristallizzate, che né il tempo né le trattative riescono a ricomporre. Anche il Pd, pur dando l’impressione di ricucire piano piano le divergenze interne, alla fine mostra le crepe. Un’istantanea dello stato delle cose è data dai tabulati del Parlamento europeo sulla risoluzione annuale sull’attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune: hanno detto sì Forza Italia e Pd, hanno detto no Lega, M5s e Avs, mentre FdI ha optato per l’astensione. Nella delegazione Pd si sono distinti due indipendenti, Cecilia Strada e Marco Tarquinio, che hanno espresso voto contrario. Il presidente del Pd, l’eurodeputato Stefano Bonaccini, ha comunque esultato: “Il Pd ha votato compatto qui a Strasburgo a favore della relazione sulla difesa mentre le forze di governo, che sono tre, hanno votato in tre modi diversi”. Anche il capodelegazione del Pd in Europa, Nicola Zingaretti, ha messo nel mirino le divisioni del centrodestra: “Sulla politica estera e di difesa comune, i tre partiti di governo hanno tre posizioni diverse”. Il vicepremier e segretario di Fi, Antonio Tajani, ha però smorzato: “È la scoperta dell’acqua calda. Oggi abbiamo votato diversamente. Ma siamo parte di famiglie europee diverse. Non è che siamo spaccati, a sinistra invece si spaccano i partiti sulla politica estera”. Il tema del riarmo tornerà in scena sabato, con la manifestazione a Roma dal M5s, organizzata proprio per dire di “no” al piano di Ursula von der Leyen. Il Pd non ha ancora ufficializzato se parteciperà. Nel pomeriggio, in Transatlantico i parlamentari dem scommettevano sul fatto che alla fine una delegazione ci sarà. Al momento non è dato sapere se con o senza la segretaria Elly Schlein. Di sicuro c’è che, nelle ultime ore, l’atteggiamento del M5s si è fatto conciliante col Pd: Conte “confida” che il partito di Schlein sia in piazza. E dal campo dem qualche segnale è arrivato. Anche da un esponente mai indulgente col M5s, come il governatore campano Vincenzo De Luca: “Sono assolutamente d’accordo sull’iniziativa”. Il nodo che Schlein è chiamata a sciogliere è interno ed è legato alle tensioni che il tema riarmo provoca nel Pd. Anche i voti al Parlamento europeo le ha riportate a galla. Non tanto quello finale, con il “sì” praticamente compatto (a parte i soli “no” degli indipendenti Tarquinio e Strada) al documento complessivo, quanto quello sull’emendamento del Ppe che esprimeva pieno sostegno al piano di riarmo europeo. L’indicazione del capodelegazione Zingaretti era di votare “no”. E in linea di massima è stata rispettata. Ma almeno due dem, Pina Picierno e Giorgio Gori, hanno votato “sì”. Non solo, visto che l’emendamento è stato approvato, è confluito nel testo finale votato poi da tutto il Pd. Un garbuglio che nel Pd ha dato spazio a letture di parte e conseguenti scontri. “Nel testo finale votato dalla delegazione del Pd e da tutto il gruppo dei socialisti e democratici – ha scritto Picierno – c’è anche ReArm Europe, ed è motivo di grande soddisfazione per la responsabilità dimostrata da parte di tutti”. Pronta la replica del responsabile Esteri del Pd, Peppe Provenzano: “Sulla linea di contrarietà ai riarmi nazionali proposti da von der Leyen abbiamo raggiunto l’unanimità in direzione e nel Parlamento italiano. Le singole distinzioni sul no al RearmEu, e le dichiarazioni successive che le rivendicano, non cambiano e non appannano una linea che è stata riaffermata anche dalla stragrande maggioranza della delegazione”. Il M5s ha potuto invece rivendicare compattezza. Criticando indirettamente il Pd. “Una follia dietro l’altra – ha scritto Giuseppe Conte sui social – Oggi il Parlamento europeo ha detto sì a un rapporto in cui hanno infilato un emendamento che dà letteralmente un bel Welcome al Piano ReArm. Per noi il Riarmo non è affatto benvenuto: abbiamo votato contro”. (ANSA).
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