CATANZARO Stamattina, all’esito di indagini coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro e dal personale del Centro Operativo Dia di Catanzaro, è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Catanzaro su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, nei confronti di 5 indagati, sulla base della ritenuta sussistenza di gravi indizi in ordine al concorso nell’omicidio di Massimo Speranza, alias “il Brasiliano”, commesso nel settembre del 2001. Le misure cautelari sono intervenute a seguito degli approfondimenti investigativi delegati al personale del Centro Operativo Dia di Catanzaro, imperniati sulle analisi e riscontri di dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia che hanno consentito di ricostruire le diverse fasi dell’omicidio di Massimo Speranza, e delineare, a livello indiziario e cautelare (il procedimento pende nella fase delle indagini preliminari e necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa) i ruoli rivestiti dai presunti responsabili, ritenuti, a livello indiziario, mandanti ed esecutori dell’omicidio, commesso con le modalità della “lupara bianca”, nonché la dinamica e la causale dell’omicidio.
Tra i soggetti indagati figurano Armando Abbruzzese (cl. ’78), Giovanni Abbruzzese (cl. ’59), detenuto a Rebibbia, Fioravante Abbruzzese “Banana” (cl. ’54) e Luigi Bevilacqua (cl. ’67).
In particolare, con riguardo all’omicidio di Speranza, classe 1980, scomparso l’11 settembre del 2001, senza lasciare alcuna traccia, è stato ricostruito il movente, maturato nel contesto mafioso riconducibile alla cosca degli Zingari di Cosenza con l’avallo dell’articolazione ‘ndranghetistica degli zingari di Cassano, in quanto la vittima, pur abitando in via Popilia a Cosenza, zona caratterizzata da una forte presenza Rom, era ritenuto molto vicino al clan contrapposto degli “italiani” e sospettato di aver divulgato informazioni riservate riguardanti il gruppo Rom. Si tratta di vicenda maturata nel periodo in cui, nella città dei bruzi, vi era una forte contrapposizione tra il clan dei Rom e quello degli italiani, della quale costituiva episodio emblematico strage di via Popilia, avvenuta l’11 novembre 2000.
In tale fase di forte fibrillazione, il giovanissimo Massimo Speranza, sospettato di delazioni, sarebbe stato attratto in una trappola, ordinata ai suoi danni, dai presunti responsabili dell’omicidio che lo hanno condotto da Cosenza nella zona di Cassano allo Ionio, con il pretesto di fargli “testare” una partita di stupefacente di particolare qualità. In particolare, partiti da Cosenza, dopo una breve sosta a Lauropoli, Speranza è stato condotto ad Apollinara e, da qui, a San Demetrio Corone, dove è stato attinto da colpi di arma da fuoco con il successivo occultamento del cadavere.
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