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Reggio Calabria, confisca di beni da 215 milioni di euro revocata per un imprenditore

La decisione è stata presa a seguito dell’assoluzione di Alfonso Annunziata dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa

Pubblicato il: 03/04/2025 – 18:33
Reggio Calabria, confisca di beni da 215 milioni di euro revocata per un imprenditore

GIOIA TAURO La sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria ha disposto la revoca della confisca dei beni per un valore di 215 milioni di euro che era stata disposta nel 2016 a carico dell’imprenditore Alfonso Annunziata, ordinandone la restituzione. La decisione è stata presa a seguito dell’assoluzione di Annunziata nel processo che lo ha visto imputato davanti alla Corte d’appello di concorso esterno in associazione mafiosa. In particolare all’imprenditore si contestava di essere in rapporti con la cosca Piromalli di Gioia Tauro. I beni di cui il Tribunale ha disposto la restituzione consistono nell’intero patrimonio aziendale di quattro imprese e nelle quote di due società di capitali, 85 unità immobiliari, 42 rapporti finanziari personali e aziendali e denaro contante per 700 mila euro. Revocata anche la confisca del parco commerciale “Annunziata” di Gioia Tauro, uno dei più grandi della Calabria. Gli avvocati Armando Veneto, Giuseppe Macino e Vincenzo Maiello, difensori di Annunziata, hanno espresso “profonda soddisfazione” per la revoca della confisca dei beni. “Si tratta di una decisione – affermano i legali – con cui si prende atto di quanto già affermato dalla Corte di appello di Reggio Calabria a conclusione del processo penale in cui Annunziata era stato assolto dall’infamante accusa di partecipazione alla ‘ndrangheta, con l’accertamento non soltanto della sua totale estraneità a contesti malavitosi ma anche della sua condizione di essere stato piuttosto vittima della ‘ndrangheta. La soddisfazione per il risultato raggiunto non può però annullare le sofferenze, le amarezze e i danni economici ed imprenditoriali che si sono accompagnati ad accuse tanto gravi quanto infondate, per le quali Annunziata ed i suoi familiari hanno dovuto lottare per 10 anni”. (Ansa)

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