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inchiesta “Twistlock”

Le auto cariche di cocaina, la Mercedes e i telefonini messi a disposizione dai clan. «Porto quintali fino in Sicilia»

Dalla Calabria alle piazze di spaccio in tutta Italia. I timori per eventuali indagini: «Sono andato a fare la bonifica della macchina»

Pubblicato il: 04/04/2025 – 10:52
Le auto cariche di cocaina, la Mercedes e i telefonini messi a disposizione dai clan. «Porto quintali fino in Sicilia»

ROMA La droga occultata in un doppiofondo in grado di contenere fino a trenta panetti di cocaina, ciascuno di un chilo, per un totale di 30 chili di sostanza stupefacente che poteva, quindi, essere nascosta nell’auto fornita dall’organizzazione criminale. L’auto, in un caso in particolare, è una Mercedes il cui doppiofondo era accessibile dal bracciolo presente tra i sedili posteriori. Per comunicare, inoltre, era stato fornito un telefono dedicato. Erano gli “strumenti” messi a disposizione dall’organizzazione criminale finita al centro dell’inchiesta “Twistlock”. Il trasporto della droga avveniva in tutta Italia. L’inchiesta della Polizia, con il coordinamento della Dda di Brescia, ha portato a 45 misure cautelari, e riguarda due associazioni per delinquere finalizzate al traffico di sostanze stupefacenti importate dal Sudamerica, dal Marocco e dall’Olanda e distribuite dalla provincia di Brescia su tutto il territorio nazionale. 

I rapporti con le organizzazioni mafiose

La seconda organizzazione è caratterizzata da forti rapporti con esponenti delle organizzazioni mafiose ‘ndrangheta, Cosa Nostra, Camorra, Stidda e Sacra Corona Unita. Le indagini svolte hanno evidenziato come al vertice del gruppo ci fosse Francesco Giorgi. L’organizzazione faceva parte di “una più strutturata e articolata associazione per delinquere, senza una stabile base operativa, in grado di distribuire stupefacente di tipo cocaina sull’intero territorio nazionale in favore di soggetti di elevata caratura criminale contigui a storiche organizzazioni criminali”. L’organizzazione avrebbe operato nelle Province di Brescia, Roma, Reggio Calabria e Napoli, dove erano domiciliati i principali referenti e partecipi al sodalizio, i quali, ciascuno con un ruolo ben definito, sarebbero stati in grado di soddisfare le richieste di stupefacente provenienti soprattutto dalla Campania, dalla Puglia e dalla Sicilia.

LEGGI ANCHE: La cocaina dal Sudamerica in Italia attraverso Giorgi e Nirta: l’arrivo a Brescia e la distribuzione capillare fino alla Sicilia

I corrieri

Le indagini hanno consentito di individuare anche soggetti incaricati del trasporto dello stupefacente, identificati in Pietro Muccini (cl. ’58), Antonio Santuoso (cl. ’88) e Aldi Rustani (cl. ’97), i quali dopo essersi riforniti dello stupefacente, lo trasportavano nella Provincia di Brescia, dove veniva occultato nei luoghi previamente individuati da Francesco Giorgi. Successivamente, sempre loro recuperavano la sostanza nella Provincia di Brescia per poi effettuare una capillare distribuzione in favore degli abituali clienti sparsi su tutto il territorio nazionale. Corrieri che erano in contatto anche con altri soggetti di origine calabrese, soprannominati “Colosseo”, “ Vaticano” e “Benzemà”, identificati in Antonio Pizzata, Antonio Pipicella e Antonio Callipari.

L’auto con doppi fondi per nascondere la cocaina

Per il trasporto della cocaina i corrieri era stati dotati di tutto, a partire dalle auto munite di sofisticati “doppifondi”, mentre tramite sistemi criptati di messaggistica, venivano impartiti ordini e chiare direttive sui luoghi in cui reperire o consegnare partite di cocaina o somme di denaro provento dei traffici delittuosi. «Io gli sposto i quintali… lì dentro c’entrano 30 Kg a volta (…) io porto i quintali fino a Sanremo, alla Sicilia, a Salerno, tutta Italia…».
A parlare, raccontando tutto a un suo parente, è proprio uno dei corrieri, Pietro Muccini. E dai racconti emerge anche la paura per eventuali indagini: «Pensa che organizzazione questi…’ndrangheta…calabresi… un telefono così tutti ce l’hanno quelli che sono dell’organizzazione… ieri sono andato a fare la bonifica della macchina….me la smontano tutta e me la rimontano per vedere se c’è qualche microspia, una volta a settimana». (m.r.)

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