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il verbale

‘Ndrangheta, le dichiarazioni “scottanti” dell’ex broker Pasquino. «Avvocati e magistrati ci rivelavano le notizie»

L’esponente della “nuova generazione” del locale di Volpiano ha fatto nomi e cognomi davanti ai pm della Dda di Catanzaro e di Torino

Pubblicato il: 05/04/2025 – 6:34
di Giorgio Curcio
‘Ndrangheta, le dichiarazioni “scottanti” dell’ex broker Pasquino. «Avvocati e magistrati ci rivelavano le notizie»

LAMEZIA TERME «Io e il mio gruppo avevamo alcuni avvocati che ci comunicavano notizie provenienti dalla magistratura». È la mattina del 24 maggio del 2024 quando a Roma, a Rebibbia, davanti ai pm della Dda di Catanzaro, Antonio De Bernardo e Francesco Pelosi e Mario Bandoni della Distrettuale antimafia di Torino si presenta Vincenzo Pasquino, re del narcotraffico internazionale ormai senza corona e pronto a raccontare tutto ciò che sa perché, come ha più volte spiegato, «temeva che qualcuno potesse ucciderlo, anche per pochi soldi, in Brasile». Il Paese che lo ha tenuto in custodia per tre anni, dal 2021, anno in cui fu arrestato in un residence di Joao Pessoa dalla polizia federale del Paese sudamericano e dai carabinieri del Ros, dopo un periodo di latitanza, mentre era in compagnia del boss della ‘ndrangheta e narcotrafficante Rocco Morabito, prima dell’estradizione in Italia. E quelle di Pasquino sono dichiarazioni “di fuoco” contenute in un verbale acquisito nell’inchiesta “Factotum” della Dda di Torino che, nei giorni scorsi, ha chiuso le indagini.  

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Avvocati, magistrati e “servizi”

Membro di spicco della ‘ndrangheta calabrese e inserito a pieno titolo ai vertici del locale di ‘ndrangheta di Volpiano, in Piemonte, collaboratore di giustizia da poco più di un anno, Pasquino ha delineato quello che, secondo lui, era un vero e proprio «sistema per conoscere in anticipo informazioni investigative» evidentemente riservate. In particolare, il narcobroker ha puntato il dito contro due avvocati. «Uno di loro è Staiano, l’altro invece è Bertolino del Foro di Torino». Come si evince ancora dai verbali resi da Pasquino davanti ai pm delle due Dda, «sono stati loro a darci le notizie delle indagini».
E ancora: «Quando si pentì Belnome, che si era accusato dell’omicidio di Carmelo Novella», Pasquino racconta che sarebbe stato «Staiano ad avvisare i Vitale che stava (Belnome ndr) parlando anche di noi di Torino». Pasquino, parlando coi pm, insiste sul legale torinese che avrebbe avuto rapporti “stretti” con un giudice. «Avevano affari per i viaggi al Lourdes con (…) e la moglie che organizzavano i pellegrinaggi. Anche le microspie a casa le trovai grazie a lui».
L’ex narcotrafficante cita anche «l’avvocato di Locri, alto e magro, pure quello ci diceva le cose» e che «aveva un occhio di riguardo per Platì». Avvocati e magistrati, ma anche un appartenente all’Arma. Pasquino cita tutti. «Patrick Assisi mi aveva detto che i platioti avevano i rapporti con Delfino, inteso l’appartenente all’Arma che gli avrebbe lasciato i rapporti con i servizi. Ed inoltre anche tramite l’avvocato di Locri so che aveva i rapporti con i servizi».
E rincara la dose davanti ai pm della Dda di Catanzaro: «Molti precedenti collaboratori non le hanno toccate queste persone, proprio perché sapevano che avevano paura del fatto che avevano dietro i servizi segreti…».  

Vincenzo Pasquino Rocco morabito ndrangheta
Rocco Morabito e Vincenzo Pasquino

Credibilità “in bilico”

Dichiarazioni che scottano e protette, finora, sotto l’ombra degli “omissis”. Il peso delle affermazioni di Pasquino, in ogni caso, andrà valutato rispetto ad una credibilità ancora tutta da guadagnare. Coinvolto nel processo “Eureka” e arrestato anche nell’inchiesta “Samba” della Dda di Torino – la cui posizione è stata riunita – i difensori hanno contestato diverse dichiarazioni rese proprio dal collaboratore di giustizia. A cominciare dai rapporti con gli Assisi che il pentito dice – nei verbali – di aver «interrotto per accordarsi con il PCC brasiliano». Rapporti che i pm della Dda di Torino prima e il gip dopo, avevano invece definito «indissolubili» grazie ad una serie di elementi investigativi emersi sui rapporti tra Pasquino, i “Platioti” e gli Assisi. Lo stesso Pasquino in alcuni verbali – ed è questa un’altra contestazione degli avvocati – racconta della scarsa fiducia degli Assisi rispetto ai Platioti per l’esfiltrazione di un carico di 200kg di cocaina dal porto di Gioia Tauro, in altri, invece, racconta «di essere andato in Brasile per aiutare Antonio Agresta» per la rotta transatlantica, «grazie all’“uscita” a Gioia Tauro per il tramite di Rosario Grasso» e «di essere andato in Brasile per fornire aiuto materiale agli Assisi dopo l’arresto di Michael». (g.curcio@corrierecal.it)

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