COSENZA Un cacciatore cosentino può ritornare a praticare il proprio hobby. Lo ha deciso il Consiglio che ha accolto l’appello proposto dal cosentino – G. G. – difeso dagli avvocati Achille ed Enrico Morcavallo, riformando integralmente la sentenza del Tar Calabria sezione I. I giudici di palazzo Spada, nell’accoglimento dell’appello, evidenziano un principio fondamentale concernente la valutazione del soggetto richiedente in relazione alla concessione e/o revoca del porto d’armi. Viene infatti statuito che la revoca e/o il diniego delle licenze di polizia, devono essere preceduti da una certosina valutazione dei fatti e da un congruo giudizio prognostico del soggetto richiedente. Nel caso di specie, non risultava essere stata compiuta, dalla Questura procedente, una certosina e puntuale istruttoria. Al sig. G.G. veniva contestato la circostanza secondo cui lo stesso era stato querelato, senza però mai aver subito un vero e proprio processo penale. Di conseguenza la responsabilità non risulta essere stata mai accertata e dunque, le querele risultano essere prive di qualsiasi tipo di fondamento giuridico e fattuale. Pe tali motivazioni, il Consiglio di Stato pone fine alla vicenda iniziata nel 2019, con il decreto di diniego del porto d’armi, emesso dal questore di Cosenza, accogliendo l’appello e riformando la sentenza del Tar. Soddisfatti i legali Achille ed Enrico Morcavallo: «Si tratta – osservano – di una sentenza innovativa che pone un limite alla discrezionalità amministrativa che non deve essere mai confusa, per come statuito in arbitrarietà».
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