LAMEZIA TERME Nelle ultime ore il presidente della Regione Roberto Occhiuto ha promulgato le leggi che hanno istituito le due nuove società in house della Cittadella, la “ReDigit” che si occuperà del digitale e dell’informatica, l’Arec, l’Agenzia per l’energia, leggi approvate dall’ultimo Consiglio regionale. La promulgazione è l’ultimo tassello di una stagione di riforme della macchina amministrativa regionale che ha caratterizzato questa legislatura fin dall’inizio, con un ritmo molto sostenuto soprattutto nei primi due anni. Sicuramente ci sono anche motivazioni – ed esigenze – politiche dietro questo disegno di ridisegnare in modo molto profondo il sottogoverno della Regione, in passato spesso al centro dell’attenzione, non solo mediatica, per sprechi e sperperi di vario genere. Ma in generale, al di là del merito delle scelte adottate dal governatore e dalla sua maggioranza, alla base di questa “rivoluzione” della galassia degli enti para e sub regionali c’è anche l’obiettivo di efficientare la macchina burocratica della Cittadella attraverso mission più puntuali dei vari soggetti che fanno parte del cosiddetto “gruppo di amministrazione pubblica” della Regione. Qualche “carrozzone” è sparito o è in via di sparizione (la Fondazione “Terina”, per citarne una), qualche soggetto è stato trasformato per diventare più efficiente, qualche società è stata rimodulata, qualche azienda o agenzia è stata creata ex novo: questo è avvenuto dalla fine del 2021 fino ad oggi.
Dai trasporti alle infrastrutture, dalle politiche per il lavoro alla sanità per arrivare all’agricoltura e ora alle nuove frontiere del digitale e dell’energia, due settori strategici in prospettiva futura: oggi la Regione presenta una veste molto diversa di quella che aveva fino all’ottobre 2021, una veste che ha rivisitato i compiti delle varie aziende, agenzie, società partecipate che rientrano nel “portafoglio” della Regione e ha ammantato organismi invece creati ex novo, nel contesto di un robusto processo di razionalizzazione e rivisitazione. Andando a ritroso nel tempo, si registra come Fincalabra, la finanziaria regionale sempre più baricentrica nel sistema Regione, è diventata il braccio operativo per il salvataggio e il rilancio di importanti società: come la Sacal, forse il primo dossier aperto da Occhiuto, che ha spinto per far tornare la società aeroportuale sotto il controllo pubblico dopo che la società era finita in mano privata. Si registrano poi il rilancio con una nuova e più strategica missione della Calabria Film Commission, che adesso opera anche come agenzia per la promozione turistica, e il rilancio della società Terme Sibarite. Profondamento cambiato poi l’intero settore ambientale nei suoi vari segmenti, attraverso la nascita dell’Arrical, l’Authority regionale per l’acqua e i rifiuti che ha soppiantato l’inefficiente Aic diventando ente di ambito di regolazione dei due settori e ora incanalata in un binario di maggiore certezza dopo la fase commissariale e l’insediamento degli organi dirigenti (anche se non mancano le critiche politiche dall’opposizione e da parte di numerosi sindaci all’azione e alla gestione dell’Arrical): nel segmento idrico, che oggi comprende anche la depurazione, c’è poi la “nuova vita” della Sorical la società di gestione delle acque calabresi a cui è stata affidato il servizio idrico integrato in Calabria e diventata ormai definitivamente pubblica. E ancora, la riforma della sanità, con la creazione del nuovo ente di governance Azienda Zero, chiamata ad accentrare le funzioni amministrative del settore e ora a regime quasi pieno dopo uno start non facile. Poi, si registra la soppressione dell’Azienda Calabria Lavoro con la creazione dell’Agenzia Arpal che dovrà essere il perno delle politiche attive in tema di occupazione. Ma ci sono stati anche “strappi” fortissimi e anche burrascosi rispetto al passato com’è avvenuto con quella che in tanti definiscono la “madre di tutte le riforme”, la soppressione degli 11 Consorzi di bonifica per fare posto a un unico ente regionale. O come è avvenuto nel campo delle politiche industriali, con la definitiva archiviazione del fallimentare Corap sostituito dalla nuova Agenzia regionale per le aree industriali e l’attrazione degli investimenti. Inoltre, la Regione Calabria ha rimesso piede (e una quota di partecipazione) nella Società Stretto di Messina in vista della costruzione del Ponte per effetto della decisione del governo di sospendere la liquidazione di una Spa che non sempre ha brillato per efficienza e trasparenza. E adesso la ReDigit per il digitale e l’Agenzia per l’energia.
Insomma, quasi una “nuova” Regione, la cui azione si potrà giudicare solo con il tempo, perché non in tutti i casi le scelte si sono rivelate subito produttive, scontando – com’era del resto prevedibile – qualche difficoltà in partenza, basti pensare agli avvii complicati di Azienda Zero (anche per la prematura scomparsa del primo commissario, Giuseppe Profiti, proprio nel momento di svolta dell’azienda) e Arrical in particolare. E ovviamente si tratta di capire se sulle esigenze di efficientamento della macchina regionale non prevarranno le esigenze “politiche” (ed elettorali) che hanno ispirato alcune di queste riforme (come anticipato dal Corriere della Calabria, giusto per fare due esempi la ReDigit è stata proposta da Fratelli d’Italia e l’Arec da Azione, per non parlare di alcune nomine ai vertici legate ai partiti della maggioranza di centrodestra). L’impressione è che comunque la riforma del sottogoverno dovrebbe essere conclusa: nei mesi scorsi si era balenata l’ipotesi di una trasformazione anche di Calabria Verde in ente pubblico economico ma questo progetto sembra essersi per il momento bloccato. Si vedrà. (a. cant.)
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