LAMEZIA TERME Raccogliere prove artefatte con l’obiettivo di essere scagionato dall’accusa, e la condanna, per omicidio. Coinvolgere insomma un altro soggetto che avrebbe reso dichiarazioni favorevoli. Era questo il piano studiato a tavolino da Pasquale Manfredi (cl. ’77), condannato per l’assassinio di Pasquale Tipaldi, avvenuto il 24 dicembre 2004 a Isola Capo Rizzuto, all’interno della sua azienda agricola. Un assassinio, quello di Tipaldi legato per vincoli parentali agli Arena ceppo “Chitarra”, inquadrato all’epoca nell’ambito della faida esplosa tra gli Arena e i Nicoscia. Una risposta sanguinaria dei Manfredi – confederati ai Nicoscia – per l’omicidio precedente di Mario Manfredi consumatosi solo 21 giorni prima. Nel 2012 la Corte d’Appello di Catanzaro aveva condannato all’ergastolo Manfredi, con sentenza diventata definitiva nel 2023.
Il tentativo, quindi, di Manfredi di “ribaltare” la sentenza è per gli inquirenti del tutto velleitario. La ricostruzione dell’episodio è stata effettuata nel corso dell’indagine della Dda di Catanzaro culminata con l’arresto di 17 soggetti nel corso dell’operazione “Folgore-Blizzard” su ordine del gip Anna Roccia.
C’è in particolare un dialogo, risalente al 28 maggio 2023, in cui proprio Manfredi spiegava ai familiari di aver conosciuto nel carcere di Siano un uomo, cognato di Mario Saverio Tipaldi ovvero il fratello della vittima dell’agguato avvenuto nel 2004. Quest’ultimo, per come raccontato, si sarebbe reso addirittura disponibile a «rendere dichiarazioni favorevoli», mettendosi insomma a disposizione per scagionare Manfredi. Come? Raccontato agli inquirenti che l’omicidio di suo fratello, in realtà, non era maturato nell’ambito dello scontro tra gli Arena e i Nicoscia, ma il risultato di “questioni interne” alla famiglia di appartenenza e che, dunque, «i Manfredi erano del tutto estranei».
In buona sostanza, il fratello della vittima avrebbe «scagionato un innocente» dopo vent’anni, prevedendo anche una giustificazione per questo notevole ritardo. Tipaldi, infatti, avrebbe spiegato agli inquirenti di «essersi ravveduto tardivamente poiché temeva ritorsioni». Inoltre, il piano ordito prevedeva di sostenere, per avvalorare la tesi, che all’omicidio di Mario Manfredi, avvenuto tre settimane prima rispetto a quello di Tipaldi, era presente anche Pasquale Tipaldi. L’obiettivo era quello di far passare quest’ultimo omicidio come «la conseguenza di una relazione extraconiugale» tra “Micheleddu culu musciu” e la moglie e la figlia di Mario Salvatore Tipaldi.
Ma non è tutto: Mario Salvatore Tipaldi avrebbe dovuto dichiarare che, appresa la notizia della relazione extraconiugale si era rivolto a Pasquale Tipaldi per eliminare “Micheleddu culu musciu”. Fabrizio Arena, invece, avrebbe negato l’assenso all’omicidio e così, secondo il piano architettato, le lamentele di Tipaldi avevano fatto maturare, nell’ambito dello stesso entourage familiare, la decisione di eliminarlo. Secondo il piano orchestrato, a questo punto l’autore dell’omicidio sarebbe stato individuato in Giuseppe Arena (cl. ’62), già deceduto. (g.curcio@corrierecal.it)
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