Due pareggi amari nell’ultimo fine settimana per Cosenza e Catanzaro, con vittorie sfumate a tempo scaduto. Il Catanzaro contro il Bari ha giocato bene ma ha anche sbagliato tanto, così come il Cosenza a Frosinone, con l’aggiunta di errori arbitrali decisivi.
Sulla vittoria immeritatamente sfumata del Cosenza in quel di Frosinone fuori tempo massimo, si potrebbero aprire una serie di discorsi che nulla aggiungerebbero all’infausto dibattito sul calcio cosentino. Il 2-2 finale, oltre ad essere il film dell’intera stagione rossoblù, si riprende con gli interessi tutta la fortuna – scaduta – e gli episodi favorevoli (ricordate il gol vittoria di Brescianini al 93′ proprio a Frosinone nel marzo 2023?) di cui hanno beneficiato le squadre allestite alla meno peggio dalla società silana in questi ultimi sette anni di B.
Un pareggio beffardo e ingiusto che sa di sconfitta e che, anche senza matematica, abbatte mentalmente i Lupi, sempre più vicini alla C.
Alvini e i suoi ragazzi, di fronte a oltre 500 generosi tifosi giunti allo “Stirpe” nonostante dolore e provocazioni subite a volontà, ci hanno provato con il cuore e con tutte le forze a loro disposizione e da questo punto di vista non gli si può imputare nulla, neanche gli errori tecnici clamorosi (vedi Artistico davanti alla porta avversaria) che avrebbero cambiato di certo l’esito finale del confronto. Ma ormai ciò che resta è quell’ultimo posto in classifica, stabile e coerente con quanto fatto fin qui, sia sul campo che nelle stanze dei bottoni.
Il guaio è che al momento, più che la retrocessione del Cosenza, a spaventare è il futuro e la distanza abissale tra la città e una proprietà sorda, cieca e indifferente rispetto a ciò che la circonda. Ieri, l’imprenditore Alfredo Citrigno, snobbato da Guarascio nelle scorse settimane, è tornato alla carica chiedendo pubblicamente al club di fare un passo indietro. Difficilmente verrà ascoltato.
Crema: mentre il mondo è nel panico totale per i dazi imposti dagli Usa e per una terza guerra mondiale che non sembra così lontana, risalta il buonumore del Cosenza calcio, ormai prossimo alla retrocessione e a chissà quale altro inferno. L’entusiasmo con cui la società più improvvisata e contestata del momento in Italia, venerdì scorso ha annunciato sui suoi profili social l’apertura (o spostamento) del suo Store da via Arabia a corso Mazzini – naturalmente senza permettere ai tifosi di lasciare alcun commento – induce a pensare che oltre a questa dimensione terrena, ce ne sia un’altra visibile soltanto al duo Guarascio-Scalise. Per la serie “Stanno tutti bene”, film del 1990 di Giuseppe Tornatore in cui l’anziano Matteo Scuro (interpretato da Marcello Mastroianni), dopo un viaggio doloroso in giro per l’Italia, giunto nel cimitero del suo paese in Sicilia, racconta alla moglie defunta una realtà familiare perfetta, che ovviamente non esiste. Solo che lui lo fa romanticamente, per non farla soffrire, mentre il patron del Cosenza Eugenio Guarascio è un giocherellone a cui piace, prosaicamente, prendersi gioco della passione del suo popolo. Complimentoni.
Amarezza: Nicola Belmonte, giovane promessa della panchina, patrimonio da tutelare, “promosso”, perché non costava niente, in prima squadra e bruciato dopo appena quattro gare, mentre al suo posto in Primavera arrivava Franceschini. Anche questo è uno dei marchi di fabbrica dell’era Guarascio. Ogni volta che qualcosa di buono è venuto fuori dal nulla o dal caso, si è riusciti ad annientarlo sul nascere, non gli è stato permesso di mettere radici, di estendere rami, di far fiorire le sue foglie.
Un altro esempio? La compattezza di squadra e i sorrisi dello scorso campionato dopo un’annata sofferta. Quel finale in crescendo, quella salvezza brillante, quelle bandiere sventolanti sotto il sole di maggio, quell’orgoglio ritrovato, sono stati cancellati in un attimo di vanità: mando via tutti e ricomincio da tre (Ursino, Delvecchio e Alvini), ancora da zero, soprattutto da me, dal finto riscatto di Tutino, dalla mia giacca gialla, dalla presunzione di poter affidare il destino alla fortuna che mi ritrovo e agli spaventati signor sì dei miei sottoposti. La distruzione di tutto sul nascere, ogni estate, ogni stagione, come 14 anni fa, come oggi e chissà per quanto altro tempo ancora.
È una fase di torneo strana e delicata per il Catanzaro di Fabio Caserta che dopo il derby stravinto contro il Cosenza, sembra aver perso un po’ di quelle sicurezze che dall’inizio del 2025 l’avevano portato in alto, tenendo il passo della capolista Sassuolo. Dopo aver conquistato la salvezza matematica, le Aquile hanno leggermente mollano la presa, almeno per quanto riguarda l’aspetto mentale, perché nel gioco offensivo le qualità continuano a vedersi. Nella sfida folle del Ceravolo, i giallorossi hanno messo in mostra in un colpo solo pregi e difetti: bene nel palleggio e nel possesso palla, male nella gestione dei due vantaggi.
Difficile capire se l’affanno di Iemmello e soci di fronte alla reazione del Bari (che, comunque, va detto, è in piena lotta per un posto nei playoff e quindi estremamente motivato) sia dovuto al famoso appagamento temuto da Caserta o da altri fattori. Resta il fatto che, dopo il ko di Modena, si è persa un’occasione d’oro di mantenere alte le possibilità di aggancio al quarto posto in classifica. Un vero peccato.
Crema: l’ennesima prodezza di capitan Pietro Iemmello (gol da lontanissimo sotto l’incrocio dei pali) vale da solo il prezzo del biglietto e in parte toglie l’amarezza per il risultato finale della partita contro il Bari. Un attaccante così poche squadre in B possono permetterselo e in ottica playoff – che il Catanzaro non deve assolutamente farsi sfuggire – potrebbe far saltare il banco. Insieme, ovviamente, alla tifoseria, anche ieri trascinante e vicina alla squadra a fine gara, nonostante la delusione per la vittoria sfumata sul più bello.
Amarezza: il pari del Bari nel recupero fa doppiamente male, perché oltre a lasciare per strada due punti che parevano già conquistati, fa scivolare il Catanzaro al sesto posto in classifica, scavalcato dalla sorpresa Juve Stabia. Il distacco dalla Cremonese, quarta, è di cinque punti, mentre il vantaggio dalla nona posizione (la prima che escluderebbe i playoff) è di sei. Rassicurante ma non troppo, soprattutto dopo gli ultimi due deludenti risultati con qualche distrazione di troppo in fase difensiva. (f.veltri@corrierecal.it)
Il Corriere della Calabria è anche su Whatsapp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato
Senza le barriere digitali che impediscono la fruizione libera di notizie, inchieste e approfondimenti. Se approvi il giornalismo senza padroni, abituato a dire la verità, la tua donazione è un aiuto concreto per sostenere le nostre battaglie e quelle dei calabresi.
La tua è una donazione che farà notizia. Grazie
x
x