REGGIO CALABRIA Prima una richiesta di mille euro, fino ad arrivare a un tentativo di estorsione pari a 18mila euro come percentuale per la realizzazione del Teatro di Moschetta di Locri. Vittima del clan Cordì un imprenditore, che – secondo quanto emerso dalle risultanze dell’inchiesta “Riscatto – Mille e una notte” – sarebbe stato minacciato e perseguitato. I particolari emergono nelle motivazioni della sentenza in appello. Nel documento i giudici sottolineano che a seguito dell’arresto di Bruno Zucco nell’ambito dell’operazione “Mandamento Jonico” avvenuto nell’estate del 2017, a proseguire con l’attività estorsiva ai danni dello stesso imprenditore sarebbero stati Gerardo Zucco e Domenico Cordì.
È del 2019 l’indagine della Dda di Reggio Calabria – l’operazione Riscatto – che ha fatto emergere episodi delittuosi di tipo estorsivo da parte di esponenti della ‘ndrangheta legati alla cosca Cordì di Locri ai danni di un imprenditore edile affidatario di alcuni lavori banditi dal Comune, ma anche di appalti privati. Tra questi, oltre alla ristrutturazione di un edificio scolastico e i lavori a Palazzo Nieddu Del Rio, anche la costruzione del teatro situato nella zona di Moschetta, con richieste estorsive che potevano arrivare anche ai 18mila euro.
L’avvio degli atti intimidatori avviene a partire dall’agosto del 2017, subito dopo l’arresto di Bruno Zucco. La notte stessa dell’attivazione di un silos appositamente realizzato dall’imprenditore – ricostruiscono i giudici – al fine di produrre in il calcestruzzo che gli necessitava, subiva un danneggiamento che ne aveva causato l’intero allagamento: qualcuno si era introdotto nottetempo e, aprendo i rubinetti della cisterna, aveva fatto allagare l’impianto. «Si trattava soltanto del primo di tanti atti intimidatori», che diventano via via sempre più aggressivi.
«C’è un’ambasciata da parte di una persona che è in carcere e si è informato sull’andamento dei lavori». Nel novembre del 2017 un uomo, cugino di Gerardo Zucco, si presenta pronunciando questa frase a un dipendente dell’imprenditore. A seguire saranno diversi i tentativi da parte di esponenti del clan Cordì di avvicinare l’imprenditore. A casa, sul posto di lavoro e nei luoghi da lui frequentati. Fino a che Gerardo Zucco e Domenico Cordì erano riusciti a intercettare l’auto su cui egli si trovava e, una volta affiancatolo, il primo dei due – visibilmente alterato – insisteva nel reiterare la richiesta di un incontro, lamentandosi del fatto che non aveva mai concesso loro in colloquio e aggiungendo anche la seguente frase: «Ma ci hai visto o fai finta che non ci vedi?… tu hai sempre appuntamenti…, quando ci vediamo?, mi sembra che ultimamente tutti ve la portate male… e mannaia mi prendi in giro, manco un appuntamento».
Nel luglio 2018, durante l’incontro in un bar, Gerardo Zucco chiede esplicitamente all’imprenditore «delucidazioni su come mettersi d’accordo in relazione ai lavori del Teatro». Un accordo con pregressi riconducibili al cugino Bruno, di cui Zucco era al corrente: il riferimento era alla somma di 18mila euro che pretendeva di ricevere dall’imprenditore in tre rate da 6mila. Si riferiva «all’importo del 3% del valore dell’appalto che, infatti, originariamente ammontava ad euro 600.000 (quindi perfettamente corrispondente alla cifra richiesta)». Zucco «con ogni evidenza, non era al corrente della recente variazione apportata ai lavori, la quale aveva fatto accrescere il valore dell’appalto sino a 900.000, ma era comunque a conoscenza diretta della pregressa somma richiesta a titolo estorsivo dal cugino Bruno, nell’interesse dei Cordì». Ma l’imprenditore non aveva ceduto alle richieste del clan, da qui la minaccia esplicita: «Va bene, vedi tu come la vuoi sistemare, anche perché io non sono solo e (dietro di me) ci sono gli altri». (m.ripolo@corrierecal.it)
Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato
Senza le barriere digitali che impediscono la fruizione libera di notizie, inchieste e approfondimenti. Se approvi il giornalismo senza padroni, abituato a dire la verità, la tua donazione è un aiuto concreto per sostenere le nostre battaglie e quelle dei calabresi.
La tua è una donazione che farà notizia. Grazie
x
x