VERONA Il vino dealcolato è una bevanda che nasce dalla rimozione parziale o totale dell’alcol dal vino tradizionale, mantenendone il profilo aromatico e gustativo. Questo processo avviene attraverso tecnologie avanzate, come l’osmosi inversa o l’evaporazione sotto vuoto, che permettono di preservare le caratteristiche organolettiche del vino. Il mercato è in crescita, ma quali sono le insidie? E quali le opportunità?
«Certamente dobbiamo guardare, con attenzione, a questo segmento di mercato. Da una parte, dobbiamo salvaguardare quel grande patrimonio che è il vino, nelle sue denominazioni, nelle sue grandi e straordinarie tipicità. Dall’altro certamente c’è un mercato in evoluzione che non possiamo lasciare ad altri. Già oggi i tedeschi sono molto forti». E’ il commento del presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, sul vino dealcolato: al centro di un convegno organizzato nel padiglione D di Confagricoltura a Vinitaly 2025. «C’è tutto un mercato importante legato ovviamente alla religione musulmana e credo che ci siano spazi per tutti. Il mondo è grande e sarà necessario ovviamente presidiare tutti i mercati», aggiunge Giansanti.
Gli fa eco Alberto Statti, presidente di Confagricoltura Calabria e componente della Giunta della Confederazione Generale dell’Agricoltura Italiana. «Il vino dealcolato è un segmento nuovo rispetto al quale bisogna prestare massima attenzione, bisogna avere un approccio professionale, non è un ripiego ma una nuova possibilità e come tale va accolta e analizzata. Può aprire a nuovi segmenti di mercato. Confagricoltura sta seguendo con molta attenzione l’evoluzione del settore perché può rappresentare un importante business del futuro. L’imposizione dei dazi sicuramente porterà ad un’ulteriore riflessione rispetto all’apertura di nuove possibilità, le imprese saranno evidentemente stimolate a ricercare quei mercati che in passato avevano trascurato». (f.b.)
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