CROTONE Chiesta l’archiviazione da parte del pm Alessandro Rho per Giuseppe Sortino, accusato di aver ucciso volontariamente il pizzaiolo e tiktoker Francesco Chimirri. I fatti si riferiscono a quanto avvenuto nel pomeriggio del 7 ottobre in località Lampanaro. Secondo la ricostruzione, il viceispettore della Polizia sarebbe stato raggiunto da «colpi frequenti e intensi, diretti per lo più contro la testa della vittima senza soluzione di continuità, per circa un minuto, con selvaggia pervicacia e senza alcun segno di resipiscenza», prima da due e poi da cinque assalitori con «singolare sinergia e brutalità». A dicembre, proprio per queste accuse, i Carabinieri avevano arrestato quattro persone: Domenico Chimirri (cl. ’06); Domenico Chimirri (cl. ’57) figlio e padre della vittima; Antonio Chimirri (cl. ’83) e Mario Chimirri (cl. ’88), fratelli del pizzaiolo.
Nella ricostruzione accusatoria, infatti, è escluso «il perseguimento da parte degli indagati di scopi alternativi all’uccidere», annota il gip, soltanto così gli inquirenti spiegano «l’ossessivo ripetersi dello schema gatto-topo l’agente Sortino, reiteratamente ed a gran voce qualificatasi come appartenente alla Polizia, ha tentato di darsi alla fuga, di ripararsi e di sottrarsi – anche implorando – ai colpi dei suoi aguzzini».
Per gli inquirenti, e come riportato dal gip nell’ordinanza, tutti gli indagati hanno aderito al «dolo omicidiario» del branco. A maggior ragione, l’intervento di Domenico Chimirri (cl. ’57) insieme ad Antonio e Mario Chimirri che fino ad un certo punto avevano assistito alla prima fase dell’aggressione del poliziotto, avrebbe determinato «una netta recrudescenza dell’azione offensiva iniziata da Francesco Chimirri insieme al figlio», annota ancora il gip. Ad aggravare il quadro accusatorio, inoltre, è l’azione delittuosa «rivolta ai danni di un poliziotto nell’esercizio delle sue funzioni» e «indubbiamente contraddistinta da motivi futili», anche alla luce della pacatezza con la quale lo stesso agente Sortino si era avvicinato ai due Chimirri, entrambi a bordo della Dacia Duster che, precedentemente, sulla SS106 aveva commesso una serie di infrazioni «ponendo in essere una guida pericolosa».
Per queste ragioni per il pm, quella di Sortino è stata una «necessitata reazione violenta ad una parimenti violenta azione» della vittima e dei suoi familiari. Secondo Rho, l’approccio di Sortino con i Chimirri «è stato forse poco professionale» ma «certamente pacato e non aggressivo». (redazione@corrierecal.it)
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