All’improvviso scoprimmo che si doveva pagar dazio sull’economia. Restiamo distanti da quello che accade nel mondo nella Calabria immersa in questa tempesta.
Eppure oltre un secolo fa nelle nostre contrade si pagava anche il dazio interno. In questi giorni di grande attualità dei dazi di mister Trump mi sono ritornate in mente le pagine di George Gissing, un signore inglese dello Yorkshire, autore del mirabile “Sulle rive dello Jonio”, tra i più autorevoli libri scritti dai viaggiatori stranieri al Sud tra ‘700 e ‘900.
Gissing nel suo tour del 1897 del suo arrivo a Cosenza trasferirà, nel suo celebre diario di viaggio, del personale disprezzo verso l’occhiuto agente del dazio il quale scambia i libri dell’intellettuale straniero per merci in vendita da tassare. Il romanziere ci ha tramandato: “La faccenda del dazio è spregevole e ridicola; non conosco spettacolo più degradante di quella di ufficiali in uniforme che frugano i miseri fagottini di contadine mezze morte di fame”, e si chiedeva lo scrittore “nessuno avrà mai confrontato le spese con i risultati?”. Materiale utile per postare oggi un tweet a Trump.
Ma quel vituperato dazio era argomento scottante se uno dei nomi più illustri cosentini di tutti i tempi lo aveva posto con determinazione, in preparazione delle elezioni del 1900, in testa alle rivendicazioni programmatiche del suo schieramento. Pasquale Rossi, medico che aveva aperto un ambulatorio sociale per i proletari della città e apostolo del socialismo ricordato oggi da una via posta all’ingresso della città, è stato un favoloso intellettuale cosentino letto da contemporaneo in tutta Europa per il suo saggio “L’animo della folla. Appunti di psicologia collettiva” ma era anche noto come direttore della rivista “Archivio di psicologia collettiva e scienze affini”.
Rossi poneva una questione di classe al circolo elettorale socialista alleato con i repubblicani chiedendo l’abolizione del dazio che colpiva i generi primari della popolazione cosentina. Tra l’altro su quelle 364501 lire dei dazi cosentine gravano anche le frodi che in quel tempo costrinsero più volte ad istituire delle Commissioni d’inchiesta di sindaci e commissari prefettizi.
Ma tornando al presente, in Calabria la questione dei dazi riguarda molto il nostro agroalimentare che esporta il 34% della sua produzione. La politica di ogni colore pensa a poltrone e sgabelli ma sembra aspettare quello che accade. Olio, pasta, fichi lavorati al cioccolato resisteranno al nuovo che avanza nel ricco mercato americano oppure siamo pronti a dirottare su altri mercati esteri questo nostro tesoretto? Si continua a stappare di qua e di là ma qualcuno ci dovrà pur pensare.
La vicenda dei dazi ha anche impedito, obtorto collo, la venuta del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che avrebbe dovuto inaugurare la nuova caserma a Limbadi in un bene sequestrato alla ‘ndrangheta. A noi, che amiamo la fantapolitica, sarebbe piaciuto che la riunione di contrasto al dazio fosse avvenuta a Limbadi per dare un segnale al Mezzogiorno, ma questa è, appunto, solo fantapolitica.
Registriamo che una visita della presidente del Consiglio era già avvenuta in Calabria in conseguenza del disastro di Cutro con la riunione del Governo per dare una risposta all’emergenza degli sbarchi, perché qui da noi i governi si riuniscono solo per le emergenze. Giorgia Meloni è venuta però anche a Gioia Tauro nel 2024 per firmare l’accordo di Coesione al porto, altra punta di diamante della nostra economia. Nei dibattiti lunari locali su questa nodale infrastruttura si dedicano molte parole al rapporti burrascosi tra il sindaco di Gioia Tauro e il presidente dell’autorità portuale, Agostinelli, nessuno si spinge a capire se la tempesta trumpiana possa avere effetti sul movimento merci di uno dei più importanti porti mediterranei che deve i suoi trionfi alla globalizzazione.
Abbiamo schivato la concorrenza sleale delle tasse ecologiche e della guerra sul mar Rosso e Gioia Tauro nel 2024 ha registrato il massimo storico di movimento container. E pensare che qualche mese fa c’era chi si accalorava per proporre alla Regione Calabria una legge d’indirizzo per il Parlamento italiano per proporre dazi aggiuntivi per i container in arrivo a Gioia Tauro da fuori Europa.
Il presidente della Calabria, Roberto Occhiuto, intervenendo al Consiglio nazionale di Forza Italia sulla questione dazi si è richiamato alla lezione liberale di Berlusconi da sempre favorevole al libero scambio ma soprattutto ha anche lanciato la proposta di far finanziare le infrastrutture fuori dal Patto di stabilità europeo. Lo faranno per le armi. Molto meglio poterlo superare, il Patto, per livellare i divari che i dazi di Trump rischiano di allargare. (redazione@corrierecal.it)
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