LAMEZIA TERME Cinque ore di dibattito, cinque ore di un fiume di parole che probabilmente non lasceranno nessuna traccia. Com’era prevedibile, il Consiglio regionale monotematico sulla sanità si è trasformato nella solita liturgia abbastanza improduttiva a cui già in passato si è più volte assistito. Qualche punto fermo è emerso, al fondo di un confronto che ovviamente ha avuto come baricentro l’informativa e poi le conclusioni del presidente della Regione, e commissario della sanità, Roberto Occhiuto, ancora una volta abile nell’uscire sostanzialmente da vincitore da un contesto teoricamente “scomodo”. Primo punto fermo: salve sorprese sempre possibili, alla luce della “normalizzazione” contabile e dei passi avanti nei Lea, in un futuro più o meno prossimo la Calabria uscirà da un commissariamento il cui fallimento in effetti trova tutti d’accordo, a destra come a sinistra (anche perché tutti, a vario titolo, in passato, in qualche modo hanno avallato il commissariamento). Sull’uscita dal piano di rientro, che è in realtà il vero “fardello”, la partita sembra un po’ più lunga e complicata. Del resto, lo stesso Occhiuto ha più volte sottolineato nel corso della seduta che ancora da fare c’è tanto. Secondo punto fermo: la grande sfida di Occhiuto è chiaramente quella relativa alla realizzazione dei tre grandi ospedali, quelli concepiti nel 2007 ma rimasti sostanzialmente fermi fino a qualche anno fa, la sfida che ha indotto Occhiuto a rompere gli indugi e a sollecitare l’ulteriore commissariamento da parte del governo nazionale.
La lettura di una “bocciatura” da parte di Roma francamente è sbagliata: in termini molto pragmatici Occhiuto ha spiegato il perché della richiesta di poteri straordinari, e cioè la possibilità di fare a esempio una variante progettuale in tempi umanamente accettabili e non in un anno e mezzo come è avvenuto per l’ospedale della Sibaritide. Nelle parole di Occhiuto anche un implicito cronoprogramma: entro la fine della legislatura Sibaritide (in effetti in fase avanzata per quanto riguarda l’andamento dei lavori) e Vibo Valentia (qui si è ancora indietro ma domani potrebbe emergere qualche novità da un incontro convocato per domani nella Prefettura vibonese) mentre l’iter per quello della Piana di Gioia Tauro è ancora embrione ma potrebbe avere un beneficio dalla procedura commissariale. Per il resto, dai tanti “flash” lanciati da Occhiuto in aula è emerso un quadro complessivo di numerose azioni in itinere che hanno bisogno di una macchina amministrativa e organizzativa ancora da. In ogni caso, tanti spunti e tanti temi da approfondire e che però il dibattito in Consiglio regionale ha fatto finire in un “calderone” indistinto e condizionato dagli steccati di partito, anche per responsabilità dell’opposizione di centrosinistra e dello stesso Pd, che più di tutti aveva sollecitato la seduta ad hoc sulla sanità. Dalla minoranza riflessioni anche interessanti e tante critiche alcune anche pertinenti ma anche parecchia disorganicità, con interventi che hanno denotato la mancanza di una linea unitaria sul tema della sanità (mancanza resa plasticamente anche oggi, nel “day after”): sono diversi gli analisti che rimarcano come quella di ieri al tirar delle somme sia stata un’occasione sprecata in generale dal Consiglio regionale e in particolare dal Pd e dal centrosinistra. E diversi gli analisti che si aspettavano dall’opposizione la presentazione di un documento “nero su bianco” con le proposte sulle quali sfidare Occhiuto. O anche una “alleanza” dell’intera politica calabrese, al di là degli schieramenti, sul futuro del settore più importante di tutti. Alla fine invece solo un fiume di parole. E un fiume, per definizione, è sempre destinato a passare… (a. cant.)
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