RENDE Non pronuncia mai la parola sinistra, neanche con centro davanti. Eppure Giovanni Bilotti, ingegnere con un lungo impegno nell’associazionismo e nel volontariato, è il candidato indicato dal Pd: ma rivendica a più riprese una forte connotazione civica, e chiama a raccolta chiunque voglia rispondere alla chiamata; da campo largo a campo trasversale – nel senso non degenere del termine – il passo è breve e da quanto si capisce, Bilotti non esclude assolutamente supporto e contributi dal centrodestra, tanto più che le categorie partitiche già vacillanti da anni lo sono ancora di più in una partita locale come quella delle amministrative.
Con GenerAzione e una squadra di trentenni che lo supporta, Bilotti sta cercando da qualche giorno di proporre la sua idea di ascolto e apertura, declinando pratiche “di sinistra” (partecipazione, beni comuni) in una campagna che però volutamente prende le distanze dal lessico stesso della politica che pure a Rende troverà anche stavolta terreno fertile. Dopo il decennio di Manna sarà un’occasione per certificare se è vero il “disfacimento dei partiti” sperimentato nel laboratorio rendese, di certo chi ha puntato su Bilotti ha messo anche questo in conto.
Lei è un nome nuovo dell’agone politico, come commenta l’inizio di questa sua nuova avventura elettorale?
«Vivo questa esperienza con grande entusiasmo e con una profonda gratitudine. È un onore poter mettere la mia energia e il mio impegno a disposizione della città in cui vivo e ho deciso di crescere i miei figli. So di essere un nome nuovo per l’agone politico, ma sento forte la spinta di tante persone che in questi mesi hanno espresso un bisogno chiaro: voltare pagina, davvero. In tanti mi dicono che rivedono nella mia candidatura una ventata di novità autentica, che non nasce da strategie di facciata o da slogan vuoti, ma da un percorso reale, collettivo, che viene dal basso. E questa è forse la cosa più bella di questa avventura: la nascita di GenerAzione, un movimento civico spontaneo, nato tra le maglie vive della società civile rendese. Un’esperienza che sta unendo persone diverse, con storie diverse, ma con una visione comune: ricostruire, insieme, un’idea nuova di città. Questo inizio mi riempie di fiducia. Perché vedo che attorno a noi sta crescendo qualcosa che Rende aspettava da tempo: una politica che ascolta, che costruisce, che coinvolge davvero tutti, scevra da personalismi».
Se dovesse individuare tre priorità del suo programma, cosa indicherebbe?
«La prima priorità è restituire centralità ai quartieri e alle contrade superando il concetto di periferia. Questo comporta il decentramento dei servizi essenziali, con sportelli ad hoc, micro-hub di comunità, trasporti dedicati, e spazi verdi attrezzati per vivere meglio ogni giorno, ovunque si abiti. La seconda riguarda l’avvio di un’ampia strategia di sviluppo economico: vogliamo rilanciare il Parco Industriale, che è una risorsa essenziale del territorio collegarlo come asse strategico e di sviluppo all’Università della Calabria. Rilanciare poi la parte storica della città attraverso incubatori, start-up, ospitalità diffusa e laboratori culturali con un piano di riqualificazione che coinvolga associazioni, imprese culturali e nuove attività. Connettività, mobilità e nuove imprese: è questo l’asse su cui Rende può tornare a generare lavoro e opportunità. La terza priorità è la modernizzazione delle politiche sociali. Vogliamo costruire una città che si prende cura delle persone: con nidi accessibili, progetti di autonomia per le persone con disabilità, programmi per la terza età, un Hub del Terzo Settore che portino Rende ad essere città inclusiva che non lascia indietro nessuno e che mette al centro diritti, prossimità e partecipazione. Non c’è sviluppo, non c’è coesione, non c’è futuro, se non si riparte da qui».
Come giudica il niet alla sua candidatura arrivato da alcuni settori del centrosinistra?
«Dico: dialoghiamo! Siamo realmente aperti al confronto con tutti perché siamo inclusivi e non certo respingenti. Venendo dal mondo del Terzo Settore e dell’associazionismo noi siamo abituati a lavorare su progetti. Abbiamo messo sul tavolo un progetto civico, una visione di rinnovamento di Rende aprendo a tutte quelle forze, civiche e politiche che intendono aderirvi».
Cosa risponde a chi le “imputa” di avere una sponda sia presso l’entourage di Marcello Manna che di Pierluigi Caputo, cui la lega una lunga amicizia?
«Non ho mai nascosto di avere un’amicizia di lunga data con l’on. Pierluigi Caputo, così come ho rapporti umani con tante persone che fanno parte della vita pubblica di questo territorio. Ma una cosa sono i rapporti personali, altra cosa sono le scelte politiche. Le relazioni umane fanno parte della vita, ma non possono essere strumentalizzate per mettere in discussione un percorso che è nato in modo trasparente e totalmente autonomo. Per quanto riguarda Marcello Manna, c’è stata in passato una collaborazione istituzionale, come ce ne sono state tante altre con amministrazioni di ogni colore politico, in tutta la provincia. Ma collaborare da cittadino attivo non significa essere espressione di qualcuno. La mia storia parla chiaro: arrivo da un impegno vero, concreto, nel sociale e nella società civile. E lì resto. Per cui prendo le distanze da quel modo di fare la politica attraverso gossip e personalismi. Dobbiamo rimettere al centro i cittadini. La mia candidatura nasce fuori dai giochi di potere e lontano da logiche di spartizione. È frutto di un movimento civico spontaneo, GenerAzione, che è l’espressione vera di una voglia di cambiamento che parte dal basso, dalla società civile rendese. Quello che stiamo costruendo è un progetto collettivo, aperto, fatto di idee, partecipazione e voglia di cambiamento. E lo vogliamo costruire insieme a chiunque creda in un futuro diverso per Rende, partendo dai contenuti e da un programma che stiamo scrivendo insieme ai cittadini. Le porte sono aperte a tutte le forze che condividono questa visione».
Lei proviene dal mondo delle associazioni e del volontariato, che spazio crede che questi temi potranno avere in campagna elettorale e in una eventuale sindacatura, nel caso vincesse?
«Il mondo dell’associazionismo e del volontariato è uno dei pilastri della nostra società civile. È un alleato imprescindibile per qualsiasi Comune che voglia davvero avere un rapporto diretto con i cittadini e rispondere concretamente ai loro bisogni. Per questo, nella nostra visione, il Comune deve aprirsi e diventare una casa anche per il Terzo Settore: vogliamo istituire un vero e proprio Hub del Terzo Settore all’interno della casa comunale. Un luogo fisico e simbolico dove le istanze delle associazioni, dei cittadini attivi , delle realtà territoriali possano confluire, essere ascoltate, e diventare fonte di co-progettazione. A Rende il mondo delle associazioni è già protagonista in tante battaglie e in tante esperienze virtuose. Pensiamo alla gestione dei beni comuni, alle consulte. Su questi temi vogliamo attivare percorsi concreti di partecipazione attiva, in cui l’amministrazione comunale lavora fianco a fianco con chi ama e vive il territorio. Rende può rinascere solo con un approccio partecipativo. E il mondo dell’associazionismo, del civismo deve essere al centro di questo percorso».
Sempre in caso di vittoria, ha già un’idea di massima della sua squadra?
«Al momento ci stiamo concentrando nel formare una coalizione che converga attorno un programma fattivo. Per realizzarlo sono necessarie competenze specifiche, settoriali, capaci di tradurre in azioni amministrative i punti di programma e per farlo è necessaria competenza, conoscenza del digitale e del sistema di programmazione dei fondi europei, nazionali e regionali che sono la vera fonte di crescita del territorio. Il nostro obiettivo è cercare la massima competenza in ogni settore». (e.furia@corrierecal.it)
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