Ferryboat entrò in modo del tutto inusuale senza bussare e tutto trafelato nello studio di Don Bastiano Pantisano, nella sua elegante casa di “Schiavo”, contrada di Ardore Marina in Provincia di Reggio Calabria.
“Don Bastiano, mi schiusi la gitazione – disse l’uomo di fiducia del Capobastone – ma gli uomini della nostra amica russa Maria Vladimirovna Zakharova, mi hanno appena ‘nformato che c’è un piricolo grande sulle nostri testi!”. “Ah sì? E quali sarebbi?” Rispose il Boss senza scomporsi e sorvolando sull’entrata poco ortodossa del suo vice.
“Pari certo e certissimo che un Viciquistori della DIA, stia ‘ndagando con successo e in incognito sulle spidizioni di missili “Hwasong-11 (KN-23)” che stiamo facendo settimanalmenti alla Russia, che li lancia in Ucraina, dato che cuelli della Corea del Nord sono cuasi esauriti. Inveci voi, con la vostra solita priviggenza ne avivati comprati a prezzo ribassato cuasi 2.000, cuando se ne producivano a dicini di migliara”. Specificò Ferryboat.
“E chi sarebbi cuesto Viciquistori? E chi ne sa del traffichio?” Chiese ancora Don Pantisano. “Si fa chiamari Menenio Ingrippa, ma il suo vero nomi è Tolomeo Vibrante, ed allogiava all’ “Hotel President”, fra Locri e Siderno, ma io e Nacatola ieri sera l’abbiamo acchiappato, ed ora è ligato e chiusio con catene nel vostro garagio. C’è però un problema sirio chi lo riguarda e riguarda pure a voi”. Continuò Ferryboat, ansimando per i suoi 146 chili di peso.
“Anoressichio, non tenermi sulla spina e dimmi subbito cual è il problema chi mi ricuarda e cosa c’entro!”. Intimò feroce il Capo ‘ndrina. “Non ho cuasi il coraggio di dirvelo, Don. Ma Tolomeo Vibrante è figlio di una nipote della vostra governante, donna Seconda Anassimandro, che mi ha prigato di dargli perlomeno una scians per potersi salvari”.
“Come faccio a negari una simili richiesta alla mia fideli donna Seconda, chi per me è come una figghia?” Affermò Don Bastiano. E dopo qualche minuto di riflessione disse ancora: “Portatemelo qui e io capirò cual è la situazione e cosa si può fare”. Detto fatto. Dopo pochi minuti Ferryboat tornò nello studio del Don insieme a Nacatola, accompagnati dall’ agente della DIA, legato con corde, catene e fil di ferro.
“Accussì tu saresti il pericoloso Viciquistori Tolomeo Vibrante -disse il capobastone- che indaca sui nostri trasferimenti di ‘nduja piccanti dal Porto di Gioia Tauro a cuello di Novorossijsk in Russia? E, di grazia, ti dispiaci si guardo nella borsa chi ha in mano Nacatola e chi ti ‘ppartiene, dovi mi dicono ci siano le bolle false di ‘ccompagnamento delle nostri spedizioni chi, non so comi, tu sei riuscito ad aviri?”.
Naturalmente il superpoliziotto, imbavagliato anche con mezzo metro di nastro adesivo, non poté fare obiezioni ed il Capobastone esaminò con la massima attenzione la documentazione del Vicequestore. “Compari uomini d’onori -disse il Don ai suoi-, cueste carte sono ‘splosive e potrebbero farci finiri a Ribibbia per trint’anni ciascuno. Pirciò bisogna trovari una soluzioni ‘mmediata. Come prima cosa brusciamo tutta chista carta igienica compromittenti e, in secundis, per accontentare donna Anassimandro, diamo a cuesto signori una scians per potersi sarvari la vita”.
“Facciamo accussì: se è un Vicicuestori devi aviri per forza stutiato -continuò il Boss-, e se mi dà prova di sufficienti cultura e ‘ntelligenza, io lo libero, a condizioni chi abbandoni l’indagini e non si faccia mai più vederi!. Accussi se si sarva, la mia cara govirnanti è accontentata”.
“Cominciamo subito – continuo Don Pantisano -: ora ti farò un esami sottoponentoti dei ‘ndovinelli culturali e di logicha, e se ci tieni alla vita cerca di rispondere giusto. Vetiamo come te la cavi in Giografia: Ha città, ma non ha casi, foresti ma non arbori, ha acqua ma non pisci. Cos’esti?”.
“Ma è chiaro – rispose il Vicequestore, ormai senza bavaglio -: una mappa!”
“Risposta esatta -grugnì il Boss -. E ora continuiamo: cosa ha un collo, ma non ha testa ed ha volume ma non ha un corpo?”
“Mi lasci pensare un attimo. Mm… Ora ci sono: è una bottiglia!”
“Anchi stavolta hai ‘ndovinato – disse deluso il Capobastone -. Non so comi, ma hai ‘ndovinato. Vediamo se sai darmi cuest’altra risposta: cosa è sempri davanti a te, ma mon poti esseri visto?”
“Questa la so – Esclamò Tolomeo Vibrante -! Il futuro!”
“Più che ‘ntelligenza, mi pari culo – disse sempre più innervosito il Capo ‘ndrina -! Vediamo se sai pure cuest’altra: più ce n’è, meno pesano. Cosa sono?”
Dopo un minuto di riflessione, il Vicequestore rispose incerto: “i buchi?”.
“E chi cazzo – esclamo deluso Don Bastiano -! Tu ciai più culu ca capilli in testa. Non so comi, ma hai indovinato pure stavorta! Passiamo a un’altra: cosa poti riempiri un’intera stanza, ma non occupa spazio? Vediamo se cuesta la sai”.
Tolomeo stavolta nemmeno riflette e rispose all’istante: “la luce”!
“Ora, pezzo di gran fituso, mi stai facendo davvero ‘ncazzari – esclamò con ulteriore ferocia Don Pantisano -! Adesso ti faccio l’ultimo esami: se lo passi sei sarvo!”.
E cosi dicendo, tirò fuori dal cassetto una piccola bottiglietta, piena per metà di granelli bianchi trasparenti. “Cuesta è una mia ‘nvenzioni chi voli rappresentari l’esistenza umana – disse con orgoglio filosofico il Boss -! La bottiglina chi vedi è piena di due cosi: granelli di sali e granelli di zucchero”.
“I primi – continuò – rapprisentano il caso che potribbi dominari la vita degli uomini, mentri i secondi all’opposto vogliono significare il destino, che potrebbi inveci essiri lui il signori dei nostri accadimenti”. E dicendo questo, pose un cucchiaio accanto alla bottiglia e disse ancora: “Ora tocca a tia. Versa il contenuto sul tavolo e fai due mucchietti di sali e di zucchiro. Se indovini a distinguerli tutti sei sarvo, perchì sia il caso chi il distino così hanno voluto. Ma si sbagli solo di un granello, sai cuello chi ti capitirà! E ora vai”.
Il Vicequestore rimase di sasso, in quanto non si aspettava questa prova per lui impossibile e cominciò a tremare balbettando e dicendo “Ma si-gnor Panti-sano: una co-sa simi-le non è pos-sibile. Io non ci rie-sco…!”.
“Perchì sei un choglione! Secondo tia perchì ho messo un cucchiaro vicino alla bottiglietta? Se tu virsassi il suo contenuto sul cucchiaro e lo riscaldassi con l’accindino chi tieni in tasca, ti ‘ccorgeresti che il sale non subirà cambiamenti, mentri lo zucchero comincerà a caramellarsi diventando marroni. Perciò la stupitità del caso ha deciso che hai sbagliato, mentre la certezza del fato ha decretato il tuo futuro. Perciò Ferryboat, fai ciò che è scritto nel suo destino. Sparagli!”.
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